Antonello Venditti con le sue canzoni ci accompagna in un universo conosciuto, fatto di vita vissuta, di amori autentici, che ritroviamo nel nuovo album Tortuga.
Ci sono canzoni che conosci a memoria, anche se non ascolti mai. Sono poche, pochissime, sono i capolavori diventati la voce di una storia iniziata e mai finita. Sono quei brani nati prima di te, che quando per caso spuntano alla radio canti insieme a tuo padre che per quei tre – quattro minuti torna un ragazzo con una chitarra in mano, la sigaretta in bocca e i capelli gonfi in pieno stile seventies. Da piccola cantavo Roma Capoccia e la Capitale non l’avevo neanche mai vista, Amici mai era la canzone con la quale prendevo in giro il mio migliore amico che non aveva il coraggio di provarci con la tizia di turno e Notte prima degli Esami era, come per tutti, il sottofondo del mio studio matto e disperatissimo prima della Maturità. E non me ne fregava niente se era stata scritta più di vent’anni prima, parlava di me, del mio oggi e delle mie paturnie. E chi se ne fregava pure se non mi chiamavo Claudia, lei ero io, in pieno egocentrismo adolescenziale. Da quarant’anni Antonello Venditti, nelle sue canzoni, canta l’amore. Per le sue donne, per la sua città, per la sua squadra, per una vita a volte difficile, ma sempre colma di sentimento. E in questo frangente Tortuga, il nuovo album di inediti, uscito lo scorso 21 aprile, non è da meno. Anzi, nonostante i cambiamenti, la maturità, la diversità, questo disco si situa in un orizzonte di continuità con la sua opera precedente. A quattro anni di distanza da Unica, pubblicazione di inediti del 2011, il cantautore romano regala ai suoi fan un lavoro in cui essi possano riconoscerlo, ritrovarlo e riascoltare quello stile che lo caratterizza da sempre. Nove canzoni inedite che non mirano a sorprendere il pubblico, ma a coccolarlo con quella musicalità e con quei testi che tutti riconoscono dalla prima nota. Al centro della musica di Antonello Venditti, come da tradizione, c’è proprio il testo. Parole in sequenza che raccontano storie di vita vissuta, storie in cui attraverso la sincerità e l’onestà di un uomo si arriva alla poeticità del vissuto vero.
Cosa avevi in mente, primo singolo tratto dall’album, rappresenta il sunto di quanto appena detto. Lo stile Venditti c’è tutto, condito da un tocco di modernità e da un pizzico di novità inserita grazie alla produzione di Alessandro Canini che ha preso il posto di Alessandro Colombini dopo la fine di un’unione artistica durata più di trent’anni (da Sotto la pioggia a Unica). Il pubblico l’ha rivisto, l’ha riconosciuto e l’ha premiato con settimane di primo posto nella classifica dei singoli più venduti, confermando che il cantautorato italiano, pur carente di nuove leve, esiste ancora grazie ai suoi creatori che continuano a regalarci perle di pregiata fattura. Non so dirti quando, Tienimi dentro te e L’ultimo giorno rubato sono tre canzoni dedicate a un amore finito, che descrivono la sofferenza con grazia e delicatezza, che mostrano la strada per ritrovare sé stessi senza voler davvero fornire una soluzione (“Quanti giorni mi hai rubato senza che me ne accorgessi/quanti ne hai restituiti dopo averli fatti a pezzi./Non ha più significato il nome che ti ho dato/ricomincio dall’ultimo giorno rubato”). Anche Nel mio cielo infinito di canzoni è un brano d’amore, ma stavolta al centro di tutto non c’è una donna, c’è la musica, c’è quel posto in cui un’artista si rinchiude, crea e nel quale il mondo non può entrare. Un “labirinto” dove Venditti si isola involontariamente, ma al quale non riesce a rinunciare. (la musica e parole solo mie/ che mi prendono e mi portano su dove tu non arrivi qui/ nel mio infinito mondo di emozioni/ dove non riesco mai a portare te). Subito dopo troviamo I ragazzi del Tortuga e qui il passato torna prepotente non solo per il cantautore romano che rivede la sua gioventù, ma anche per chi lo ascolta. E’ forse il brano che ricorda di più il Venditti del passato e le sonorità che lo accompagnano da quarant’anni. Nel complesso Tortuga è un album che non delude chi lo ascolta, e non può farlo proprio perché chi lo compra trova esattamente quello che cerca: il pop d’autore tipico di Antonello Venditti che ricorda ieri, ma rimane incollato all’oggi e lo descrive con canzoni che si adattano perfettamente a ciò che viviamo, ai suoi suoni e ai suoi sapori. Sì il cantautorato italiano c’è ancora, resiste e non ci abbandona.
Voto: [usr 3]
Vittoria Patanè