Questo articolo non è un necrologio perché so che le smancerie (come le chiamavi tu) non ti sono mai piaciute, è piuttosto il ricordo di un amico prezioso, di quelli che si incontrano una sola volta nella vita nonostante la cospicua differenza d’età.
Si dice che chi trovi un amico trovi un tesoro e, per me, fu proprio così in quel 2005, quando da neolaureata, piena di aspettative e di sogni, ti dissi cosa mi sarebbe piaciuto fare da grande. Tu mi guardasti e mi rispondesti senza mezzi termini: “Puoi riuscirci ma sarà dura. Ragazza, c’è molto da fare a Grottaminarda, in Irpinia, nel nostro Mezzogiorno”. Mi insegnasti a credere in me ma anche a dubitare degli esseri umani. Capii che noi, gente ribelle e anticonformista, non potevamo essere dei profeti in patria. Capii che mi sarei sempre sentita una straniera nella mia terra e con estremo coraggio fondai Cultura & Culture.
Tu, a settant’anni e oltre avevi già un blog, io a ventiquattro non sapevo nulla di blogging. Sei sempre stato un visionario che si è battuto in solitudine per Grottaminarda, la sua città, scrivendo articoli e proponendo nel corso dei decenni iniziative che pochi si sono sforzati di capire, perché tu eri già oltre. La tua mente brillante era oltre.
Noi parlavamo di giornalismo partecipativo e molti ci guardavano come degli alieni, oggi quegli stessi individui fanno i fanatici sul web. Sulla tua rubrica, Il terrone che non ci sta, hai lasciato un insegnamento che divulgherò e custodirò gelosamente.
Poi purtroppo per alcuni anni ci siamo persi di vista e non ho fatto in tempo neanche a darti l’ultimo saluto. Sei stato più di un padre perché con l’esempio mi hai spronata più volte quando, dopo l’ennesima delusione professionale in un territorio che prende e dà poco, accorrevo da te inerte e disperata. Tu mi invitavi a non darmi per vinta. Mai. E così ho fatto.
In questi ultimi giorni ho riflettuto molto sul destino di Cultura & Culture ma ancora una volta tu mi stai dando la forza di perseverare e di far brillare questo progetto, sempre di più, credendoci ancora.
Ti voglio bene caro Nunziante Minichiello; ovunque tu sia so che mi farai da guida come negli anni del mio post laurea. Ad maiora semper zio. Oggi sono un po’ più sola. (Maria Ianniciello)