Doveva essere una festa, invece è stata una tragedia. La Maratona di Boston non è solo un evento sportivo ma è anche l’incontro di culture che, attraverso la corsa, si riuniscono in nome dello sport. La maratona era iniziata alle 10 (le 17 in Italia), alle 12.10 locali i vincitori avevano tagliato la linea del traguardo. Poi, alle 15 (22 in Italia) la prima esplosione sul lato Nord di Boylston Street. Dopo 10 minuti, a circa 160 metri di distanza, scoppia il secondo ordigno ed è il caos. La gente corre senza sosta, senza sapere dove andare, in preda al panico. Boston si trasforma nel giro di poche ore in una città spettrale e l’incubo dell’11 settembre ritorna nei sogni degli americani. Corpi mutilati, gente senza gambe, sangue, urla. Tra i decessi anche quello di un bambino di otto anni e molti gli italiani presenti, tra i quali però sembra non ci siano morti né feriti.
Alle 18.15, ora locale, il presidente degli Stati Uniti, parla alla Nazione: «L’America troverà i colpevoli e li costringerà a rispondere delle loro responsabilità», dice con voce ferma: «Non temete, li troveremo, qualunque individuo sia stato, qualsiasi gruppo, andremo fino in fondo, scopriremo chi c’è dietro e perché lo ha fatto. Il responsabile subirà tutto il peso di questo – precisa -. Abbiamo aumentato la sicurezza attorno agli Stati Uniti come necessario in caso di esplosioni. In un giorno così non siamo né democratici né repubblicani». Si appella all’unità Barack Obama, come sempre accaduto in ogni tragedia, come è nella tradizione di un Paese che di fronte all’emergenza ha sempre dimostrato responsabilità e unità. Barack Obama, il presidente che fece uccidere Bin Laden, si mostra cauto. Non accenna mai al terrorismo. E forse perché le piste sono diverse. Oltre a quella di Al Qaeda s’indaga sui “suprematisti” bianchi. Molti sono gli indizi anche in tal senso, tra i quali uno prevale su tutti: la maratona di Boston era dedicata alle vittime di Newtown, in Connecticut. L’Fbi non può dunque sottovalutare le polemiche sull’uso delle armi e la campagna di chi ne difende la vendita libera. Ma perché Boston? Boston, oltre a essere la location di un evento sportivo come la Maratona, è anche la città simbolo dell’indipendenza dagli inglesi ed è il luogo d’origine della dinastia dei Kennedy.
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Carla Cesinali