Barbara De Rossi, attrice di grande intensità e volto noto anche in televisione grazie alle tante fiction e film, nonché per la conduzione di Amore Criminale su Rai3, sta per tornare in teatro, dopo tanti anni, con un ruolo impegnativo e di grande profondità introspettiva: Medea, nella versione del drammaturgo francese Anouilh, diretta dal regista Francesco Branchetti. Il debutto, in prima nazionale, avverrà il 9 luglio nel suggestivo Teatro Romano di Ostia Antica. L’abbiamo raggiunta al telefono in una pausa delle prove. Medea, l’amore e le sue derive, le donne, il cinema e il teatro.
Barbara De Rossi, un ritorno in teatro in grande stile, con un personaggio dalla forza inaudita! Cosa l’ha convinta a interpretare Medea?
Ma guardi, mi ha convinta innanzitutto l’incontro che ho avuto con Francesco Branchetti, che è un regista molto bravo, che ha un modo di affrontare i suoi spettacoli in maniera del tutto unica, originale, ed è una persona molto particolare, preparata. Un regista che mi ha parlato in un certo modo, mi ha proposto questo testo, e il personaggio è talmente ricco, talmente profondo, straziato, dilaniato, che diventa una prova d’attrice molto grande, davvero impegnativa.
Le mette un po’ paura interpretare un personaggio di così grande spessore?
No, paura no. Mi impegna tantissimo, questo sì. L’impegno nel trovare tutto ciò che Medea vive in questa tragedia. Io la trovo estremamente moderna. Anouilh ha scritto questo testo (nel 1947 – ndr) che appartiene alla storia di oggi, al dilaniamento che può avere una donna per il suo uomo. Un amore totale, pieno. Medea è una donna piena, occupata interamente da Giasone e vive un amore così ferocemente totale che fa di tutto per quest’uomo affinché raggiunga il potere, e che trasforma lei stessa, che era una fanciulla della Colchide. Il suo è un amore spaventoso, fa paura Medea! Giasone rinuncerà a lei perché lei è troppo!
A proposito di attualità, alla quale Lei ha accennato, in questi ultimi anni la figura di Medea in teatro ha avuto più di un’attenzione, quasi un rilancio. Crede che questo sia un fatto legato al brutto momento storico che stiamo vivendo, soprattutto in riferimento al mondo femminile?
Ma sì, perché in qualche modo Medea è l’oscura generosità di donne che si danno senza riserve. Molte di quelle che vengono maltrattate e uccise sono donne che danno, che riescono a dare aldilà di qualsiasi immaginazione, anche a dispetto della logica. Quindi delle similarità ci sono, eccome. Credo che la modernità di questo testo sia anche in questo.
La sua conduzione del programma “Amore criminale”, in qualche modo, l’ha aiutata nello scegliere un personaggio così tormentato? E cosa le hanno insegnato storie come quelle che Lei ha fatto conoscere al pubblico televisivo?
Che mi abbiano portato direttamente verso questo testo, no. Però io, per quello che posso aver vissuto in questi tre anni di conduzione di Amore criminale, nell’essere in contatto col dolore di tante persone, ho riconosciuto in queste donne un comune denominatore. Loro, aldilà del ceto sociale che è ininfluente, donne che vivono questo tipo di situazioni, amori sbagliati, sono in realtà donne che cercano l’amore assoluto, cercano l’uomo della vita, il Principe azzurro. Sono donne generose, che sanno amare aldilà di qualsiasi “aspetto” abbia il loro uomo. Oh, naturalmente io porto avanti tutto questo nel disegno quasi supremo di poter dare delle indicazioni a queste persone coinvolte in vicende così dolorose, e ho cercato in qualche modo di trovare una delicatezza e un rispetto nei loro confronti, per le loro storie che si somigliano tutte. Non posso pensare che siano delle donne che non stanno bene. A stare male sono gli altri. Amare qualcuno, anche in maniera sbagliata, è pur sempre amore. Non sono loro a essere sbagliate. Sono donne che vanno protette e va insegnato loro a dare di meno. Sì, proprio così, a dare di meno.
Tornando allo spettacolo che state preparando, la Medea nel testo di Anouilh ha delle caratteristiche ben diverse dalle altre versioni. Cosa l’ha colpita di più nella drammaturgia dell’autore francese?
Sì, vero, è una Medea più cupa, più tragica! La cosa che mi ha colpita maggiormente è l’annichilimento interiore e fisico senza il suo Giasone. Lei non è nulla senza il suo uomo, è come se la vita la abbandonasse. Medea viene lasciata per il potere ma anche perché lei stessa è troppo per Giasone. Quante volte sentiamo dire da qualcuno “ti lascio perché mi ami troppo”? Succede spesso, di non reggere il peso dell’amore. C’è tutta la parte in cui lei viene lasciata che nello spettacolo è potentissima…ho dovuto fare un grande lavoro fisico, perché nella direzione di Branchetti c’è una grande attenzione a tutto ciò che comporta l’abbrutimento fisico di una donna che viene abbandonata, c’è attenzione all’espressione dell’annichilimento fisico causato dall’abbandono.
L’abbiamo vista molto in tv, anche in diverse fiction. C’è qualcosa in vista anche nel cinema?
Sì, a settembre sarà in uscita un film il cui titolo è “Dirsi addio”, che se vogliamo è un modo nuovo di mettere su un prodotto per le sale, in quanto è un film che contiene 6 corti d’autore, e io sono protagonista in uno di questi, che trattano tutti il tema dell’addio. Un film di un’ora e mezza con la colonna sonora di Nathalie, (Giannitrapani – X Factor – ndr) con la canzone L’anamour. Poi in uscita c’è anche L’onore e il rispetto per Mediaset, a settembre, e poi tornerò con Amore Criminale a fine agosto per otto o nove puntate.
Dopo tanti anni dal suo debutto in teatro, cosa le dà questo rispetto alla tv o al cinema e che Barbara De Rossi ha riscoperto grazie alla magia del palcoscenico?
Ma io amo il mio lavoro, l’ho sempre amato. Questo è il mio lavoro! Diciamo che il teatro si traduce con un lavoro sul personaggio molto, ma molto approfondito, molto potente, fortissimo. In questo, devo dire che il rapporto con Francesco (Branchetti – ndr) è veramente totale. Io mi sono affidata a lui e stiamo facendo veramente un buon lavoro, credo. Il teatro è la profondità con cui si va dentro. E’ tutto immediato, anche l’emotività che si mette nel teatro è tutt’altra cosa! E’ proprio un mezzo diverso. Il lavoro che si fa su ciascuna parola, su qualsiasi sfumatura di sentimento, è tutto molto accurato. E poi il pubblico! Non è un obiettivo, ma tanta gente che ti guarda, ed è un’emozione diversa!
Il Saluto di Barbara De Rossi ai lettori di Cultura & Culture
Paolo Leone