Come facciano le donne a destreggiarsi tra casa e lavoro, tra gli impegni professionali e la gestione dei figli è ancora un mistero ma, si sa, alla fine le mamme riescono sempre in tutto. Lo stress accumulato, tuttavia, rischia di far esplodere le donne, sempre più costrette a scegliere tra la carriera e la famiglia, scelta altamente penalizzante per le lavoratrici e la società. Per venire incontro alle tante madri e combattere il fenomeno dell’abbandono del posto di lavoro dopo la nascita del primo figlio, il ministro del Welfare Elsa Fornero, madre e lavoratrice, si allinea a quanto già avviene nel resto d’Europa e prevede un contributo economico per aiutare le neomamme a rientrare a lavoro dopo il periodo di maternità. La formula per gli aiuti è contenuta nei 10 articoli preparati dal ministro Fornero e arrivati ieri all’ufficio legislativo del ministero dell’Economia.
La proposta prevede di stanziare un bonus di 300 euro mensili per un massimo di sei mesi per baby sitter e asili nido. I contributi potranno essere utilizzati a partire dal 2013 dalle madri lavoratrici nel primo anno di vita del bambino. La somma verrà erogata direttamente dallo Stato se si tratterà di pagare l’asilo nido oppure sotto forma di voucher, i buoni per i lavori occasionali, se i genitori sceglieranno di affidarsi a una baby sitter.
Un sistema nuovo per l’Italia, che cerca di mettersi al passo con i tempi e adeguarsi al resto d’Europa, ma decisamente poco efficace se si guarda alla realtà del nostro Paese. La formula del Governo prevede 20 milioni di euro l’anno per tre anni ma, se tutte le donne chiedessero il contributo massimo, 1.800 euro all’anno, i fondi basterebbero appena per 11 mila madri lavoratrici. Niente, se si considera che in Italia ogni anno nascono circa mezzo milione di bambini. A questo punto, si dovrà procedere a una selezione spietata. Le domande andranno presentate in un unico giorno per via telematica. I criteri di valutazione saranno il valore più basso per l’Isee e, a parità di reddito, la velocità di presentazione del modulo.
L’ottenimento dei contributi statali comporterà automaticamente per le neomamme la rinuncia per lo stesso periodo di tempo al congedo facoltativo successivo alla maternità obbligatoria, quei sei mesi di aspettativa con stipendio al 30 per cento di cui le donne possono usufruire fino a quando il bambino compie 3 anni. Novità anche per i papà che avranno un giorno di permesso pagato al 100 per cento, con un costo per lo Stato di 78 milioni di euro l’anno, e altri due facoltativi sempre pagati al 100 per cento, ma solo se la madre rinuncerà a due giorni della sua maternità obbligatoria, in modo da non avere un costo aggiuntivo per lo Stato.
Regole rigide che, se da una parte favoriscono le donne nel rientro al lavoro dopo la maternità, dall’altra cercano di salvaguardare il datore di lavoro onesto che potrebbe trovarsi in situazione ambigua.
Piera Vincenti