Si è concluso con Brad Pitt il London Film Festival 2014. L’attore ha presentato il suo nuovo film “Fury”
Cala il sipario sulla 58esima edizione del London Film Festival. Mentre il grande regista inglese Stephen Frears è stato insignito del BFI Fellowship per il suo contributo artistico speciale al cinema e alla televisione, Andrei Zvyagintsev ha portato a casa il primo premio grazie al suo Leviathan, il dramma familiare nella Russia contemporanea già apprezzato allo scorso Festival di Cannes. Tuttavia, il protagonista assoluto dell’ultima giornata della kermesse, e molto probabilmente l’ospite più atteso dell’intera edizione, è stato Brad Pitt. La stella hollywoodiana ha sfilato sul red carpet londinese per presentare Fury, ultimo film di David Ayer (End of Watch – Tolleranza Zero) che oltre a Pitt si avvale del talento di Jon Bernthal, Logan Lerman, Michael Peña e Shia LaBeouf. Chi si aspettava delle stranezze da parte di quest’ultimo, dopo le ultime stravaganti apparizioni alla Berlinale, è rimasto deluso. Durante Ellen, noto talk show statunitense, Shia ha liquidato i suoi recenti exploit e il suo arresto a Broadway come “una sorta di crisi esistenziale”. Al Jimmy Kimmel Live ha arricchito la storia del suo arresto con dei particolari gustosi, a tratti esilaranti. A Londra “ha fatto il bravo” e ha preferito tacere su gran parte delle domande, limitandosi ad affermare che quella di Fury è stata una delle esperienze più gratificanti di tutta la sua carriera. Stranezze a parte, LaBeouf resta un personaggio enigmatico (per alcuni odioso) tanto quanto uno degli attori più premettenti della nuova Hollywood.
Tornando a Brad, ore prima del suo arrivo sul tappeto rosso, centinaia di fan hanno invaso Leicester Square rendendo omaggio a uno degli ultimi divi rimasti. Selfie, foto e autografi a volontà ma giù le mani da Brad, il cui staff aveva dato preventivamente disposizioni affinché i bodyguard evitassero il diretto contatto fisico tra lui e le sue schiamazzanti fan. Per questo non ci sentiamo di condannarlo, per la scelta di produrre e interpretare Fury consentiteci qualche remora. Niente applausi per il film di Ayer che, pur facendolo passare per uno psicodramma, realizza l’ennesima celebrazione dell’eroismo militare americano. Cliché a iosa, buonismo esacerbato e azione degna dei migliori videogiochi. Questo è Fury, uno dei film più deludenti dell’anno che coglie l’occasione per sottolineare per l’ennesima volta la superiorità e la bontà dell’esercito americano da sempre al servizio dei più deboli. C’è mancato poco per un finale sulle note di God Bless America. Uno spot perfetto per l’America di Obama che non gode certo di ottima fama al momento da un punto di vista militare. All’orgoglioso nazionalismo di Brad Pitt & Co. si aggiunge quello della direttrice del London Film Festival, Clare Stewart, che in chiusura vanta i dati record della rassegna e parla delle case di produzione cinematografiche inglesi come “delle migliori al mondo”. Insomma tra David Ayer, Brad Pitt, Shia LaBeouf e Clare Stewart: a ciascuno il suo, come direbbe Sciascia!
Rosa Maiuccaro