A una settimana dall’inizio della grande kermesse, da un lato cresce l’adrenalina, dall’altro c’è un certo distacco e continuano senza sosta le proteste della gente contro gli sprechi legati alla manifestazione.
Se è vero che quello brasiliano è un popolo dalla grande cultura calcistica, è anche vero che in molti non ritengono il loro stesso Paese pronto ad ospitare un evento del genere. Il Brasile non è solo natura incontaminata e spiagge da sogno, c’è anche il volto meno bello, quello dei tantissimi cantieri aperti, dei frequenti disservizi, degli scandali a ripetizione, delle troppe diseguaglianze. Ai nostri azzurri il compito di superare non soltanto gli avversari in campo ma anche di avere la meglio sulle condizioni climatiche e ambientali, sui chilometri da fare per raggiungere le città che ospitano le prime tre gare e non da ultimo, sulle zanzare, i mosquitos tropicali, vettori di malattie come la malaria e ancor di più la dengue, un’infezione contro la quale non esiste ancora un vaccino. Ma il fascino della natura brasiliana comprende anche rischi del genere ed alla fine l’augurio di tutti è quello di poter assistere ad una splendida manifestazione planetaria, ad un incrocio tra popoli che si confrontano sui valori dello sport per crescere insieme.
E’ stato definito il Mondiale dei Mondiali e sicuramente alla fine il Brasile, dove il calcio è una religione, si dimostrerà all’altezza della tradizione di un appuntamento così atteso. Una storia, quella dei campionati del mondo lunga 84 anni e da sempre capace di appassionare non solo il popolo del calcio. Alcune gare sono entrate nella memoria collettiva, su tutte Italia-Germania 4-3 del 1970 ma in altre, in ballo c’è stato molto più di una partita di calcio, basti pensare a Germania Est-Germania Ovest del 1974, Argentina-Inghilterra del 1986 o ancora Iran-Stati Uniti del 1998. E se per i nostri azzurri il sogno è quello della quinta stella dopo il trionfo di 8 anni fa in Germania, per la nazionale brasiliana vincere è la parola d’obbligo, magari cercando di ricompattare un Paese dalle mille contraddizioni.
Emilio Buttaro