Dal regista di Bullhead un thriller intimista che del “sottobosco” criminale di Brooklyn coglie solitudini e voglia di riscatto. La trama di The Drop – Chi è senza colpa, il trailer e la recensione.
Voto: [usr 4]
Ci sono bar e bar a Brooklyn. Se un malintenzionato sconfina nel locale di qualcuno, le cose possono andare male, ma se il criminale agisce per conto di un’organizzazione mafiosa di prim’ordine e trasforma, anche solo per una sera, il pub dietro l’angolo in un pericoloso Drop bar, allora gli esiti diventano imprevedibili e non di rado intrisi nel sangue. Il Drop bar non è che il punto di incontro e smistamento di denaro sporco, gestito per conto dei vertici della malavita organizzata. Il centro nevralgico intorno al quale ruota il gangster movie di Michaël R. Roskam è proprio un esercizio commerciale periferico trasformato, all’occorrenza, in quartier generale da pericolosi sicari ceceni. Ci lavorano Marv (James Gandolfini), che è l’ex proprietario in cerca di rivalsa, e suo cugino Bob Saginowski (Tom Hardy), uomo taciturno e dallo sguardo impassibile, intento a servire birra e whiskey senza fare troppe domande. Rincasando dal lavoro Bob trova un cucciolo di pitbull abbandonato in un cassonetto dell’immondizia e, grazie all’inaspettata sorpresa, conosce Nadia (Noomi Rapace), una donna algida e rinchiusa in se stessa. L’apparente calma piatta che regna nel quartiere viene turbata da una misteriosa rapina nel locale di Marv e dalla comparsa di un mitomane che reclama il possesso del cane trovato da Bob. Non passerà molto prima che gli eventi esplodano in situazioni limite, producendo una violenza cieca e senza controllo. Il rischio di emulare stancamente (dopo tante copie conformi diluite negli anni) la tradizione gangster di marca scorsesiana (Quei bravi ragazzi), c’era tutto, ma la regia cristallina e chirurgica di Roskam, il cui precedente Bullhead ha “rischiato” di vincere l’Oscar nel 2012 come migliore film straniero, orchestra una struggente ballata di malinconie metropolitane colte sui volti dei protagonisti, desiderosi di riscattarsi da un passato traumatico. “Chi è senza colpa” dunque, scagli la prima pietra! Nessuno ha avuto una vita facile e nessuno è senza peccato, né Bob, la cui natura serafica nasconde una furia tenuta a bada e pronta a deflagrare al momento opportuno, né Marv, che si trova invischiato in loschi traffici senza via d’uscita. Tutti ne pagheranno le conseguenze, nonostante si nascondano dietro corazze protettive. Non è dal “nonsense” dei loro discorsi, a tratti vacui e stereotipati, che si comprende il senso profondo della loro malinconia crepuscolare e non è dai gesti ripetuti meccanicamente sera dopo sera (Marv dopo il lavoro torna dalla sorella appartandosi nel sotterraneo, Bob, prima di incontrare Nadia, usa il cane come veicolo di empatia e compie ogni giorno lo stesso tragitto, da casa al bar) che si capiscono le ragioni delle loro azioni. Sono gli sguardi incorniciati nei primissimi piani, i bronci, i sussulti nervosi, gli scatti d’ira, le parole a mezza voce, i silenzi: momenti di lacerante desolazione che fanno venire a galla, attraverso la fotografia in tonalità giallo di Nicolas Karakatsanis, un’umanità ferita da esistenze sbagliate e desiderosa di riscatto. Frammenti di vita e di morte cuciti insieme dalla fine scrittura di Dennis Lehane, autore del racconto breve da cui è tratto il film e aggregati dal cineasta belga in un cupo affresco esistenzialista. Ultima interpretazione del compianto James Gandolfini e conferma del talento di Tom Hardy e Noomi Rapace, Chi è senza colpa è uno dei migliori crime movie degli ultimi anni, efficace nello sfruttare le atmosfere del noir per raccontare tragedie individuali su cui spunta, con una violenza latente e poi manifesta, l’alba della redenzione finale: la seconda opportunità, che non è per tutti.
Trailer di The Drop – Chi è senza colpa
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Vincenzo Palermo