Tutte le volte che mi sono recata all’estero, al rientro in Italia, avevo sempre gli occhi lucidi di nostalgia, ma di quella bella, felice. Il sentire la mia lingua e anche il vederla scritta su cartelloni, in strada, nei minuscoli biglietti del tram, ha sempre soffiato leggero, di un’aria rassicurante e “materna”. “Questa è la mia Italia” ripeteva un pensiero ad alta voce. Sono sempre stata restia a lasciarla, perché so che mi sarebbe mancata e mi sarebbero mancati tutti quei piccoli dettagli di questo Paese bello e contraddittorio, piccole cose a cui non faccio mai caso se non quando mi reco all’estero per qualche settimana. Così mi spiacerebbe lasciarla anche adesso, quest’Italia che offre poco, anzi quasi nulla, a giovani, lavoratori e anche ai laureati. Mi dispiacerebbe dover spostare la mia cultura da un’altra parte, non incrociare più certi angoli zeppi di storia e mi dispiacerebbe soprattutto andare via perché qui non c’è più posto per i sogni. I “cervelli in fuga” come li chiamano sui media, sono tanti, si moltiplicano di giorno in giorno e la decisione di andare via da questo Paese malato di crisi sembra essere la soluzione più giusta. Ma anche la più facile. Il biglietto verso i sogni fa gola a tutti ma chissà se in questo viaggio, nella valigia delle speranze, non si inserisca anche la voglia di ritornare, un giorno, per poter rivivere di nuovo questo Paese dalle mille sfaccettature che oggi assomiglia più a una bellissima donna con il volto segnato dalle lacrime, come una Signora vestita per bene che piange in silenzio. Non la riconosco con queste vesti ma so che è lei. So che è la stessa che ha generato poeti, letterati, giornalisti, premi Nobel. La stessa Italia della buona tavola, la stessa Terra che unisce e divide dove la bellezza di tante culture diverse la rende speciale agli occhi di chi la guarda e l’accarezza per la prima volta. Ma non posso neanche biasimare chi le dice un “arrivederci” perché troppo stanco per crederle ancora, troppo svilito da un sistema di problemi e poche soluzioni che la invecchiano, giorno dopo giorno. Mi piacerebbe vederla rinvigorita, con le sue vesti migliori, come quando splende il sole tra le terrazze di Roma o come quando Firenze, Milano, Bologna,Palermo, siano colmi di turisti che ne ammirano la bellezza. Non ci sono soluzioni immediate né scelte migliori di altre. Ognuno scrive la propria storia ma sarebbe bello riuscire a scrivere la nuova Italia partendo da qui, dando la penna e i colori in mano ai giovani, perché possano buttarvi dentro i propri, senza per forza dover traslocare per osservarla da lontano, triste e sfatta. Vorrei poterla immaginare ancora elegante come la risonanza dell’espressione “made In Italy” e piena di creatività: quella che dà speranza e quella che da sempre ha cambiato il mondo con le sue rivoluzioni. Le grandi rivoluzioni del pensiero.
Ornella Fontana