CIRQUE ÉLOIZE: CON CIRKOPOLIS IN ITALIA “LAMPI DI CALORE”

Immaginate di vivere in una città che soffoca ogni giorno la vostra individualità, che schiaccia lo spirito critico di ognuno e cerca di omologare ogni vostro comportamento; immaginate quale potrebbe essere la vostra reazione a quest’inferno di costrizioni. La risposta di Cirque Éloize sta nello spettacolo Cirkopolis, una delle produzioni della compagnia canadese composta da incredibili acrobati provenienti da Francia, Uruguay, Inghilterra, Stati Uniti, Olanda, Svizzera e Canada. La parola “éloize” ha origine nelle Mgdalen Islands e significa “lampi di calore all’orizzonte”, proprio come quelli che gli artisti sprigionano sul palcoscenico durante le loro esibizioni. Dopo aver attraversato Stati Uniti ed Europa, Cirque Éloize è in questi giorni in Italia con la sua incredibile fusione di teatro, danza e circo e con la multidisciplinarietà che contraddistingue ogni suo componente. Lo spettacolo messo in scena racconta di Cirkopolis, una città-fabbrica fatta di uomini in bombetta che trascorrono la loro vita correndo verso mete sicure, di pile di documenti accatastati su scrivanie che inchiodano dipendenti h 24 e di tristi fabbriche dove il dialogo non esiste.

Cirkopolis è un oltraggio alla soggettività, è una realtà claustrofobica di cui lo spettatore si sente subito parte grazie alla ripetitività delle musiche, alle proiezioni di meccanismi e di ambienti angusti e per la totale assenza di colore. Ed ecco che in questa realtà apocalittica alla 1984 emergono all’improvviso le arti circensi e l’innato talento degli attori-acrobati che squarciano il nero che li circonda. I protagonisti di quest’incredibile spettacolo lottano contro qualcosa e, tra equilibrismi inimmaginabili e contorsioni imprevedibili, mettono in atto una ribellione creativa. Durante lo show si susseguono diversi quadri che regalano al pubblico momenti di ilarità, di sorpresa e di profonda poeticità. Ad un tratto una ragazza vestita di rosso irrompe sul palcoscenico inscenando una magica danza con il suo cerchio, sullo sfondo, in mezzo agli ingranaggi, la proiezione di un sipario; un’altra poi sognerà il suo mondo migliore e, come ad occhi chiusi, salirà scale immaginarie librandosi nell’aria con un’infinita grazia. E poi ancora ruote giganti, che simboleggiano le dinamiche della città-fabbrica, diventano per gli acrobati strumenti per oltrepassare la routine e mettere in campo la loro arte.

Descrivendo la città di Cirkopolis lo spettacolo parla anche di noi, della nostra quotidianità, degli automatismi che ogni giorno, spesso senza consapevolezza, ci schiavizzano. Gli uomini in bombetta, come quelli che Magritte raffigurava nei suoi quadri, siamo noi, tutti presi dalla nostra folle corsa quotidiana verso la fine di fitte giornate piene di cose da fare ma vuote di anima. Cirkopolis c’insegna a non aver paura di volare, ci ricorda che la bellezza ci circonda, anche dove meno ce l’aspettiamo, anche nella realtà, talvolta mostruosa, che minaccia il nostro spirito critico e appanna la gioia. Cirkopolis è un inno alla libertà d’interpretazione, è una rottura degli schemi e i suoi personaggi inscenano il giusto atteggiamento, scanzonato e prorompente, con cui affrontare la vita; tra un’esibizione e l’altra, infatti, parlano, si divertono e coinvolgono il loro pubblico, spezzando la tensione che i loro numeri da pelle d’oca generano in chi li guarda. “J’ai trouvé une espoir”, recita una delle canzoni dello spettacolo, e in fondo, tra birilli, cerchi, funi e impressionanti funambolismi, è questo il messaggio di Cirkopolis: trovare la speranza e lottare insieme per una collettività umana.

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