Come creare un blog di successo? E come non farci travolgere dalla smania di pubblicare a tutti i costi contenuti anche spazzatura pur di essere in rete? Come resistere ai troll? E qual è la funzione dei social network? Ecco alcuni consigli.
Negli ultimi anni il mondo ha iniziato a girare vorticosamente. Nessuna alterazione della forza di gravità, nessuno sfasamento dei poli, né peculiarità legate al magnetismo. Il mondo è cambiato e continua a cambiare a ritmo sostenuto perché le nostre vite hanno subìto una brusca, ma non per questo sempre negativa, accelerazione. Le distanze si sono annullate, l’impossibile è divenuto possibile, le regole della comunicazione si sono, in parte, modificate e lo stesso vale per i rapporti interpersonali. I lunghi e dettagliati racconti di frammenti d’esistenza non si posano quasi più su lettere attese con trepidazione, in cui vengono fermati per sempre. Persino mezzi di comunicazione moderni e tecnologici come il telefono o l’email sono stati oggetto di una piccola ma significativa rivoluzione.
Oggi si comunica, molto spesso (e per alcuni quasi esclusivamente) attraverso social network, dunque foto, status da aggiornare, chat e vari servizi di messaggistica. Il verbo più usato in questi ultimi tempi è “condividere”, una parola con una potenza innovativa, che va oltre il semplice “comunicare”. Condividere idee, opinioni, notizie sui social network come Facebook o Twitter, infatti, nasconde, solo in apparenza, il desiderio di rendere partecipi gli altri e, nello stesso tempo, essere partecipi dell’epoca in cui viviamo, delle nostre vite, di quelle dei nostri amici, ma anche di perfetti sconosciuti e volti noti una volta irraggiungibili. Non solo: nel Duemila la comunicazione e la condivisione di contenuti passa anche attraverso un altro strumento legato ai social: il blog. Questo è divenuto, da diario personale online, raccoglitore virtuale di esperienze, anche una sorta di libro senza carta né pagine in continuo aggiornamento e, grazie ai “tag”, ovvero alle etichette che consentono di marcare ogni articolo per poterlo ricercare in futuro senza perdere tempo, una forma di conoscenza con una struttura simile all’enciclopedia, ma che “vive” su Internet.
Persino i libri hanno cambiato la loro “consistenza” ed è ancora oggi aperto il dibattito tra chi preferisce toccare con mano la carta stampata, chi adora la praticità dell’e-book e chi sostiene che i due formati si equivalgano e possano coesistere in pace. Le parole chiave su cui si concentra questo articolo sono proprio queste: social network, blog ed e-book. Tutti e tre “figli” di Internet, tutti e tre compagni e supporti dei nostri giorni, sebbene in misura variabile da persona a persona. In che modo questi mezzi hanno cambiato la nostra vita e le nostre relazioni interpersonali? Le modifiche e i cambiamenti sono sempre stati positivi o c’è anche un lato negativo, magari più oscuro e meno individuabile? Tutti possono realizzare un blog, oppure questa attività, a livello di hobby o di vera e propria professione, è solo per pochi? Come si diventa blogger e autore di guide in e-book? Quanto contano i social network nella crescita della credibilità di un blogger? E come creare un blog di successo?
A queste domande e ad altre risponde un ospite d’eccezione: Riccardo Esposito, blogger, creatore e amministratore del seguitissimo blog “My Social Web”, in cui spiega al pubblico le tecniche per scrivere online e divenire dei punti di riferimento in determinate “nicchie” di argomenti. Riccardo Esposito ha competenza, talento, passione ed esperienza, appigli fondamentali per costruire passo dopo passo una carriera sul web e aiutare tutti noi a districarci nei meandri della Rete. Laureato in Scienze della Comunicazione a La Sapienza di Roma, il nostro ospite è un copywriter e un webwriter freelance, si occupa di SEO copywriting, cioè l’ottimizzazione dei testi per i motori di ricerca ed è anche scrittore. Come lui stesso ci spiega nell’intervista che ha rilasciato a Cultura & Culture gli inizi sono la fase più dura, ma anche più importante: «Ho iniziato a scrivere e non mi sono più fermato. Sono entrato in agenzia stampa nel 2004, in web agency nel 2008 e nel mondo freelance nel 2012. La naturale evoluzione del mio essere blogger si trova in questi passaggi. Gli ostacoli che ho superato si riassumono sostanzialmente nella mia persona: paura di rischiare, paura di non riuscire. Alla fine ho fatto i passi più importanti della mia vita saltando nel vuoto. Ed è andata bene. Poi ci sono anche le difficoltà che conoscono tutti: tasse, burocrazia…». Riccardo affronta, in poche righe, dei temi importantissimi e che toccano tutti, blogger e aspiranti tali, ma anche persone che fanno altri mestieri. La paura del fallimento, il timore di rischiare, di dare il massimo per non ricevere nulla o quasi. Quanti di noi si sono trovati ad affrontare una situazione simile? Il bello o il brutto (dipende dalla prospettiva) è che non c’è rimedio; non esiste uno stratagemma per avere la certezza di riuscire, l’unico modo è bruciarsi le navi alle spalle e iniziare questo viaggio. Certo, bisogna essere ben equipaggiati; studiare, possedere le giuste competenze e una piccola dose di fortuna. Proprio per venire incontro alle domande e alle curiosità dei blogger o degli aspiranti tali, Riccardo Esposito ha scritto un libro “Fare blogging. Il mio metodo per scrivere contenuti vincenti”, pubblicato da Flaccovio Editore. Non un semplice manuale di scrittura, ma una vera guida alla metodologia, pilastro fondante per chiunque si avvicini al mondo dei blog, come ci spiega egli stesso, illustrando le ragioni che lo hanno spinto a riversare su pagina le sue esperienze: «Il motivo è semplice: definire un metodo. La mia idea non è quella di scrivere il manuale perfetto, perché il manuale perfetto non esiste. E mentre cerchi di scriverlo è già diventato vecchio. Quindi, ho iniziato a scrivere Fare Blogging pensando solo al mio metodo. Cosa ho fatto io per ottenere un buon successo con My Social Web? Ecco, su Fare Blogging trovi questo. Non ricette valide per tutti, ma un metodo che tutti possono mettere in pratica».
Se è vero, infatti, che il web amplifica, in molti casi, successi e insuccessi, è altrettanto vero che molti iniziano a scrivere un blog con grandi aspettative (ovvero successo di pubblico ed economico) nell’immediato e, talvolta, senza preoccuparsi di curare stile e contenuti e organizzare un piano editoriale. Qui sta uno dei nodi del nostro tempo, che si riflette anche sulle attività online: la fretta. Impazienza di monetizzare, di pubblicare (questo punto riguarda anche gli status sui social e i libri) e di farsi notare. Può diventare un bel problema, in quanto si sacrifica la qualità in nome della quantità, una presenza che alcuni di noi vorrebbero costante in modo quasi ossessivo sul web, per timore di essere “dimenticati”, di non avere una dose di celebrità che, però, in questi termini è illusoria. Il duro lavoro a volte spaventa; invece, è necessario e richiede un certo tempo, oltre che impegno e concentrazione. Non è un male, nulla di cui spaventarsi, al contrario! E’ un modo normalissimo per testare i nostri limiti e tentare di superarli, per conoscere noi stessi e le nostre reazioni sotto pressione. A proposito di costanza, sacrificio e successo Riccardo dà una grande lezione: «Un blogger di successo, per me, è una persona che riesce a soddisfare i suoi desideri. Poi c’è chi punta a vivere con la propria attività di blogging e a queste persone suggerisco di lavorare seriamente sul guadagno indiretto: non devi puntare agli spazi pubblicitari o al PPC, ma devi trasformare il tuo blog in un volano per trovare nuovi clienti. Ovviamente questo step non si raggiunge in pochi mesi: c’è bisogno di impegno, c’è bisogno di tempo. Mesi, anni. L’ispirazione è importante, il talento anche. Ma se non c’è la costanza nel pubblicare contenuti di qualità nel tempo il risultato è semplice: mediocrità».
L’ispirazione non è dotata di libretto di istruzioni o di cronometro, ancora meno di un telecomando per accenderla e spegnerla. Bisogna alimentarla come si alimenta il fuoco di un camino e ciò è possibile solo provando, sperimentando, osservando chi ha raggiunto i traguardi che sogniamo e, soprattutto, studiando e applicandoci giorno per giorno. Scrivendo ogni santo giorno e il segreto non è così complicato: «Svegliarsi presto la mattina. E ritagliare ogni secondo disponibile per organizzare le idee, così davanti al computer sarà semplice buttare tutto sul CMS o sul file. Poi è una questione di abitudine: devi iniziare, devi aumentare gradualmente e abituare il tuo cervello alla creatività». Insomma, niente indugi, dobbiamo lottare contro la procrastinazione e non attendere condizioni perfette inesistenti. L’importante è, come sottolinea Riccardo Esposito, fare. Può sembrare un discorso banale, eppure in molti casi fa la differenza tra un blog di successo e uno che chiude dopo pochi mesi: «Inizia ora. Subito. Non aspettare. Ci vuole tempo per far crescere un blog e ogni giorno che perdi stai mandando in fumo nuove opportunità. Acquista un hosting, scegli un buon dominio e inizia subito a fare blogging». Il binomio successo/fallimento ha un potere notevole sulle nostre menti, è strettamente correlato al bisogno di riconoscimento insito in ogni essere umano. Riccardo Esposito ci ha parlato di un tipo di successo più vero e profondo, perché legato alle nostre aspirazioni personali, ai nostri desideri e a quanto aiuto possiamo dare agli altri con il nostro sapere. Non è forse questa l’essenza della soddisfazione e della condivisione?
Un blog o, più in generale, un sito web non è solo un contenitore, ma uno strumento a disposizione di chi lo visita; l’utente decide di seguire un blog, magari appassionandosi alle pubblicazioni, poiché in esso trova un valido aiuto, cioè informazioni selezionate e approfondite che possono aiutarlo a comprendere o ad avvicinarsi a un determinato argomento. L’articolo, però, non è l’unico modo per fidelizzare il lettore. Il nostro ospite ha puntato anche sugli e-book gratuiti e per dei motivi molto precisi: «Il dono è un elemento fondamentale per ottenere buoni risultati con il proprio blog. Il motivo è semplice: più dai, più ricevi. Le persone sono sensibili nei confronti del dono, e se tu riesci a confezionare qualcosa di prezioso le persone restituiranno il piacere. Non a caso siamo qui a parlare degli e-book: li hai notati, li hai scaricati e adesso sto facendo pubblicità alla mia attività. Insomma, devi essere pronto a donare tanto e a non ricevere nulla in cambio. Automaticamente qualcosa arriverà. Il self-publishing ovviamente è un’esperienza emozionante, qualcosa da studiare e da affrontare con calma, però non ho tempo per dedicarmi seriamente a questa attività. I progetti seri per me li cura il mio editore».
Precisiamo, in modo da prevenire eventuali obiezioni o pregiudizi: l’aspirazione al guadagno attraverso un blog non è certo da demonizzare, anzi, è del tutto legittima. Qui però, non stiamo parlando di “svendere conoscenza”, né dell’accostamento errato che alcuni tendono a fare, ovvero gratis uguale bassa qualità. Il regalo fatto al lettore è un ringraziamento, ma anche un modo per stabilire un legame blogger/utente stabile nel tempo. Proprio per questo la meticolosità nella realizzazione del cadeau è una conditio sine qua non. Lavorare sodo e non ricevere nulla in cambio nell’immediato; fare una specie di investimento sul futuro, quindi. Consideriamo, allora, la questione da un altro punto di vista, spingendoci più in là: fare qualcosa, nel nostro caso scrivere, con l’ossessione del riscontro economico immediato, esigendo sempre una contropartita, magari abbandonando i nostri desideri e le nostre passioni per compiacere gli altri, per avere visibilità a tutti i costi o perché “tutti fanno così” può portarci lontano? Il nostro blogger ha pensato a ciò che era meglio per farsi conoscere, per rendere “My Social Web” un punto di riferimento e una fonte d’ispirazione. Ha agito in modo da trasformare la scrittura in un lavoro, guardando oltre le mode e le smania di apparire, “sporcandosi le mani”. Quanti lo fanno, o hanno il coraggio di farlo, aggiustando il tiro ogni volta, ripartendo di nuovo dopo ogni caduta? La società ci insegna che dobbiamo sempre apparire al massimo e al meglio, punti di riferimento per tutti o quasi, insomma dei leader che non danno senza avere qualcosa in cambio. Le debolezze, poi, non sono contemplate e neppure l’indole ed è meglio non metterle in mostra. La competizione è diventata una costante delle nostre esistenze, tale da riverberarsi anche sulla nostra vita virtuale. Il blog di successo, i followers, il numero di like su Facebook e le gare a chi ne racimola di più, tanto per fare solo alcuni esempi, possono portare gli utenti a estremi che mai potrebbero essere presi in considerazione nella vita vera. In realtà, lo sperimentiamo ogni giorno, questo atteggiamento non è che la risultante di un appiattimento dell’esistenza a vantaggio dell’ego, cosa impossibile nella quotidianità. Tutti noi abbiamo giornate no, cambi d’umore e fallimenti.
Questi ultimi sono una costante dentro e fuori dal web. Per alcuni, però, sono un valido motivo per abbandonare il sogno del blog, quasi rappresentassero chissà quale vergogna da tenere nascosta. Come ha reagito un blogger pieno di risorse e determinato come Riccardo Esposito? «Il fallimento è un qualcosa che definiamo con una lente soggettiva. Siamo noi a definire il fallimento delle nostre azioni. Sei tu a incorniciare una condizione come fallimentare. Cadere fa parte del fare, quindi per me è normale sbagliare strada. Il blogging è un continuo sbagliare, provare e riprovare. Chi ha imboccato la strada giusta senza cadere in fallo? Io no, quindi cerco di imparare qualcosa ogni volta che sbaglio. E sono felice così».
Tutto dipende, quindi, dalle nostre reazioni. Solo chi non tenta mai e rimane in quella che gli esperti di crescita personale definiscono “zona di confort” non sbaglia. Ciò, però, significa “non successo”, non in senso di fallimento, ma nell’accezione di mancanza di soddisfazione a causa di una totale immobilità. Una privazione, dunque, che facciamo a noi stessi quando le nostre paure e il giudizio degli altri prendono il sopravvento. Perché temiamo così tanto di fallire? Qui il nostro discorso a proposito dei blog converge con quello sui social network; finora abbiamo parlato di come porsi e scrivere online, in che modo costruire una reputazione da utilizzare nel mondo virtuale, oltre che in quello reale, ma che di virtuale non ha proprio nulla (o, almeno, non dovrebbe per ovvie ragioni).
Se ci riflettiamo tutti noi, che usiamo social network e blog, siamo esposti. Per meglio dire, scegliamo di esporci e di dire la nostra opinione in una “piazza online”. Questo significa, sia che decidiamo di costruire un blog, o solo di veicolare informazioni e pareri attraverso i social, metterci sotto a dei riflettori in grado di enfatizzare parole e immagini, nel bene e nel male. Insomma, siamo nudi di fronte al giudizio degli altri e questo può spaventare. Come ben sappiamo, fin dall’antichità l’essere umano ha avuto bisogno di essere accettato in un gruppo, di sentirsene parte, non di esserne escluso, poiché ciò significherebbe ritrovarsi solo e indifeso, non avere identità, morire. Certo non siamo più nella Preistoria e dovremmo prendere atto del fatto che i social possono essere un’arma a doppio taglio. Non spetta a Facebook fornirci indicazioni circa il suo utilizzo, ma a noi essere responsabili e prendere consapevolezza della nostra individualità, del nostro ruolo nella società e dei nostri valori, come ci spiega bene Riccardo Esposito: «I social sono uno strumento. Anche il martello è uno strumento. Posso utilizzare i social per far crescere un progetto personale, per aiutare persone a raggiungere un obiettivo. E posso usare il martello per costruire mobili spettacolari. Posso usare i social per danneggiare il prossimo, lo stesso vale per il martello. Quindi il problema siamo noi, non lo strumento. Dobbiamo cambiare le persone, non insegnare a usare gli strumenti: esaltazione o depressione nei confronti dell’apprezzamento social (like, retweet) è solo la trasposizione di un desiderio terribilmente umano di autocelebrarsi. E presente nella nostra società da sempre». Si tratta di trovare un equilibrio che nulla ha a che vedere con il narcisismo sfrenato ma è, invece, sinonimo di maturità e buon senso. I social network sono strumenti potenti, benché con dei limiti “naturali” o indotti dall’interazione umana. Insieme ai blog hanno mutato il nostro modo di scambiare informazioni. Gli stessi blogger, benché non tutti, trovano nei post, nelle fan page e nei tweet un sistema ulteriore per incrementare il bacino di utenza, sebbene anche a questo proposito non ci sia un accordo unanime: la strategia messa in atto dal colosso fondato da Zuckerberg per diminuire la visibilità dei post sulle pagine e ottenere, così, il pagamento delle inserzioni, ha scontentato molti, mentre non mancano dubbi e vere e proprie accuse sull’affidabilità e la liceità di una simile presa di posizione.
Francesca Rossi
Per saperne di più su Riccardo Esposito
Il blog My Social Web: http://www.mysocialweb.it/
Il libro “Fare blogging. Il mio metodo per scrivere contenuti vincenti”: http://www.webintesta.it/prodotto/fare-blogging-metodo-scrivere-contenuti-vincenti/
Bibliografia e sitografia
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Byung-Chul Han, “La Società della trasparenza”, ed. Nottetempo, Roma 2014.
Byung-Chul Han, “Nello sciame. Visioni del digitale”, ed. Nottetempo, Roma 2015.
Rampini Federico, “Rete padrona. Amazon, Apple, Google e co. Il volto oscuro della rivoluzione digitale” Feltrinelli, Milano 2014.
Sardeo Cecilia, “Sbloggati”, Wide Edizioni, Milano 2012, formato ebook.
http://www.ilmessaggero.it/TECNOLOGIA/HITECH/facebook_esperimento_segreto_700mila_utenti_contagio_umore_polemica/notizie/772101.shtml
http://www.repubblica.it/cultura/2015/04/22/news/byung-chul_han_io_apocalittico_contro_gli_integrati_di_internet_-112583291/
http://zenhabits.net/ di Leo Babauta.
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