Dopo Nessuno mi può giudicare e Viva l’Italia, Massimiliano Bruno torna alla regia con Confusi e Felici, terza commedia corale che si avvale di un super cast capitanato da Claudio Bisio, unico milanese tra tanti attori romani: da Marco Giallini ad Anna Foglietta, da Pietro Sermonti a Caterina Guzzanti, da Paola Minaccioni a Bruno stesso. Tutti hanno sfoderato la propria simpatia per raccontare la storia di un gruppo di pazienti che si uniscono per salvare il loro psicanalista Marcello (Bisio) dalla depressione dopo aver appreso una notizia che gli cambierà la vita da lì a poco. Amore, amicizia, sesso: Massimiliano Bruno ci catapulta con vivacità in un mondo di matti per raccontarci un oggi dove la dipendenza dal tablet può rappresentare la rovina di una coppia e tanto altro ancora. Avremo modo di analizzare più a fondo il film nella nostra recensione ma prima vi proponiamo le nostre interviste all’affiatato cast di attori e al regista. Li abbiamo incontrati in occasione della presentazione di Confusi e Felici a Roma. Il film esce al cinema il 30 ottobre.
Massimiliano, da dove nasce l’idea di Confusi e Felici?
M. Bruno: L’idea nasce principalmente dalle tante persone che conosco con problemi di salute. Mi faceva molto ridere pensare che dei pazienti svitati potessero aiutare il loro psicanalista. Il film vuole provare che la psicologia freudiana non funziona e che i dottori che fanno veramente guarire sono pochi. Dopo aver scritto la sceneggiatura, ho pensato agli attori e ho aspettato quasi otto mesi perché tutti quelli che avevo scelto si liberassero dai loro impegni. Sono riuscito ad avere tutti a parte Lillo che mi ha dato buca 15 giorni prima dell’inizio delle riprese. Così ho interpretato io il suo ruolo mentre il mio è andato a Pietro Sermonti.
E l’idea della terapia di coppia?
M. Bruno: Sono circondato da coppie di amici che non stanno più bene insieme, che non fanno più l’amore e vanno in terapia per evitare il divorzio per direttissima. Si confidano con me ma io ho un consiglio solo: lasciatevi!
Come ti sono venute in mente le varie citazioni letterarie?
M. Bruno: Calvino è uno dei miei scrittori preferiti e “Le città invisibili” è un libro molto significativo che si inserisce bene nel percorso del film. “Cecità” di Saramago è una di quelle letture che mi ha aiutato a vivere meglio. Poi l’idea che Francesco Totti potesse leggere “Le metamorfosi di Kafka” mi faceva troppo ridere!
Claudio, perché hai accettato questo ruolo?
C. Bisio: I motivi sono essenzialmente tre. Il primo è la sceneggiatura, talmente ricca da poter concepire un altro film sugli sviluppi di ogni singolo personaggio. E’ una delle migliori sceneggiature che mi siano capitate nelle mani tra gli ultimi anni. Non è un lavoro particolarmente originale ma non tutti devono necessariamente esserlo per divertire il pubblico. Il secondo motivo per cui ho accettato è l’insistenza con cui mi ha cercato Massimiliano che avevo già conosciuto sul set di Ex di Fausto Brizzi. Poi ero entusiasta all’idea di lavorare con questi attori per la prima volta. L’idea di un milanese tra i romani mi divertita. Trascorrevamo le giornate a fare lezioni di romanesco.
Ma quanto pensi che sia credibile Marcello come psicanalista e come uomo?
C. Bisio: Temo tantissimo. La maggior parte della gente è superficiale come lui ed è distante dai propri figli più di quanto immagini. Conosco decine di insegnanti che svolgono un lavoro che non amano e mi fermo qui.
Marco, ci parli del tuo personaggio Nazareno?
M. Giallini: Ho fatto questo film perché conosco Massimiliano da anni, siamo amici e volevo lavorare con lui. Condividiamo la passione calcistica. Io sono della Roma, lui tifa Juve e potete immaginare la domenica! Nazareno mi è simpatico perché è un tenero banditello e mi sono divertito molto a interpretarlo.
Hai mai pensato di andare in cura da uno psicanalista?
M. Giallini: Non ci sono mai andato e non penso che ci andrò. Sarei un paziente impossibile, lo farei ridere. Però sono stato da ragazzo con una psicanalista. Per il resto preferisco andare in moto e andare a pescare, o meglio vedere gli altri che pescano.
Paola, la tua Vitaliana è una donna piena di vita.
V. Minaccioni: Sì, una donna piena di vitalità sessuale. Rivolge le sue attenzioni a Marcello, il suo psicanalista, ma poi il suo è un po’ un “ndo cojo cojo”, come si dice a Roma. Mi è piaciuto che Massimiliano abbia voluto regalarmi un ruolo in cui farmi fare la figa ma purtroppo la trasformazione non è riuscita neanche dopo ore di trucco!
Rosa Maiuccaro