A Bologna la presentazione di “Amore e furto”, il nuovo disco di Francesco De Gregori è un pienone annunciato. C’è il bimbo di soli due mesi che ascolta tra un sorrisino e uno sguardo al biberon e c’è il signore anziano che pur di vedere il principe dei cantautori ha sfidato le distanze percorrenndo più di settanta chilometri in corriera. E poi loro, i giovani, ma anche ed era auspicabile, tantissime le persone con capelli brizzolati e occhi lucidi. In mattinata i quotidiani locali avevano già anticipato i tre brani dal vivo cantati da De Gregori e allora come perdere un’occasione del genere?
«Sono contento di vedere tanti giovani – esordisce il cantautore romano parlando ai presenti nella centralissima libreria Feltrinelli -, ma anche tanti non giovani. Non credo nei contenitori generazionali della musica, insomma non penso ci sia una carta d’identità degli ascoltatori. Benvenuto al ricambio generazionale però voglio bene anche a quelli della mia età che seguono i concerti, insomma mi piacete tutti».
Il nuovo album di Francesco De Gregori è un omaggio a Bob Dylan attraverso undici canzoni dell’artista americano tradotte e reinterpretate. Si parte dagli anni ’60 per arrivare al 2001 in un lavoro che è un mix di storia e passione con momenti emozionanti. «Ho conosciuto Dylan quando avevo quindici anni e non capivo l’inglese, così non comprendendo le parole mi piaceva questo suono diverso dagli altri. Lui, già a quel tempo era un’altra storia, aveva questa voce totalmente sua e un suono davvero inedito. Da allora ho cominciato a tradurre qualcosa e queste traduzioni sono sparse in quasi quarant’anni». Disarmante la scelta dei brani perchè la maggior parte dei classici del cantautore americano manca, tranne qualche eccezione come “Desolation row”.
«Alcuni pezzi – spiega ancora De Gregori – mi hanno proprio detto: ‘Non mi farò tradurre da te’, perchè certe canzoni sono realmente scolpite nell’immaginario collettivo e soprattutto nel mio, al punto che un’eventuale traslazione mi sembrava un’operazione a rischio». Eccellenti gli arrangiamenti con tanto Amore e poco Furto anche se l’autore di “Rimmel” smentisce: «Nella maggior parte dei casi sono molto simili alla versione originale. Dylan cura molto i suoi dischi e c’erano degli arrangiamenti davvero impressionanti. Noi non abbiamo fatto altro che sentire come erano stati realizzati e rifarli».
Ma De Gregori ha seguito i tour di Bob Dylan compreso quello attuale che toccherà Bologna tra quindici giorni? «Devo dire che è necessario fare una separazione tra il De Gregori fan di Dylan e il De Gregori collega di Dylan. Io sono sia l’una che l’altra cosa perchè continuo ad essere un fan e mi è capitato di seguirlo nei suoi concerti. Tanti anni fa ho preso la macchina e con mia moglie e i miei figli sono partito per la Spagna dove lui ha tenuto sette concerti in otto giorni».
E prima del classico firmacopie per i numerosissimi presenti, un vero regalo con l’esibizione dal vivo di ben tre pezzi del nuovo album (“Servire qualcuno”, “Non è buio ancora”, “Un angioletto come te”) con tanto di standing ovation finale. Adesso una serie di presentazioni nelle librerie dello stivale, poi dal 5 marzo il nuovo tour nei principali club e teatri italiani con il debutto all’Atlantico Live di Roma, la sua città.