In Italia aumentano le separazioni, mentre si evince una leggera flessione sul fronte dei divorzi. Il costante incremento del numero di separazioni e divorzi, che si inserisce all’interno di un complessivo mutamento sociale ormai in atto da diversi anni che ha ≪decretato la crisi del concetto di famiglia – dichiara Nicola Ferrigni, docente di sociologia della Link Campus University e direttore di Link Lab – testimoniano un’instabilità coniugale e di coppia che molto spesso si allarga, assumendo contorni più drammatici, qualora vi siano figli coinvolti≫.
Secondo gli ultimi dati ufficiali, le separazioni nel 2010 sono state 88.191, il 2,6 per cento in più rispetto al 2009 e l’8,4 per cento in più rispetto al 2007. Per i divorzi si registra, invece, un leggero decremento: nel 2010, infatti, i divorzi sono stati 54.160, in calo dello 0,5 per cento rispetto all’anno precedente, anche se in aumento del 6,9 per cento rispetto al 2007.
Prevale il rito consensuale ma si registra un aumento significativo del giudiziale, soprattutto nei divorzi. Nel solo triennio 2007/2010: +14,7 per cento le separazioni con rito giudiziale.La tipologia di procedimento scelta per le separazioni è prevalentemente quella consensuale, che prevede l’indicazione di accordi specifici tra i due coniugi al momento di presentazione dell’istanza. Nel 2010 la quasi totalità delle cause di separazione (85,5 per cento) si è conclusa con il rito consensuale, in aumento del 2,5 per cento rispetto al 2009 e del 7,4 per cento rispetto al 2007. Il rito giudiziale, a cui si ricorre qualora non si raggiunga un’intesa tra i due coniugi – benché scelto in misura notevolmente inferiore rispetto al rito consensuale – appare in aumento del 3,2 per cento rispetto al 2009 e addirittura del 14,7 per centi rispetto al 2007. Anche per le cause di divorzio i coniugi ricorrono prevalentemente al procedimento legale consensuale, nonostante si registri un lieve calo rispetto al passato in favore del rito giudiziale. Nel 2010, infatti, i divorzi che si sono conclusi con rito consensuale sono stati 39.212, il 72,4 per cento del totale dei divorzi, con un decremento dello 0,03 per cento rispetto al 2009 e dell’ 1,1 per cento rispetto al 2007. I divorzi giudiziali, invece, benché in calo dell’ 1,9 per cento rispetto al 2009 – anno in cui d’altra parte si registra una diminuzione del numero di divorzi in Italia – registrano una significativa variazione positiva rispetto al 2007 (+35,8 per cento). Per le separazioni e i divorzi gli italiani spendono in un anno quasi 350milioni di euro. La chiusura di un matrimonio comporta costi significativi per i coniugi coinvolti, imputabili soprattutto alle spese per l’assistenza legale.
Sulla base delle analisi effettuate dalla Link Campus University, nei casi di separazione consensuale o divorzio congiunto, il costo medio complessivo per la consulenza legale è pari a 5.500 euro, cifra che si dimezza nel caso di un unico legale scelto dalla coppia. Nelle cause di separazioni o divorzi giudiziali, invece, il costo medio complessivo per l’assistenza legale cresce fino agli 8.500 euro per entrambi i coniugi coinvolti nella causa. Stando agli ultimi dati ufficiali disponibili sul numero delle separazioni e dei divorzi in Italia, la Link Campus University ha stimato per l’anno 2010 un costo complessivo di 216 milioni di euro per le separazioni e i divorzi che si sono conclusi con il rito consensuale e di 127 milioni di euro per le separazioni e i divorzi con procedura giudiziale, per una spesa complessiva di circa 343 milioni di euro. L’affidamento dei figli nelle separazioni: prevale quello condiviso (quasi il 90 per cento). In via di abbandono la tradizione giuridica che affidava alla madre la gestione dei figli seppur con qualche resistenza in più al Sud.
≪Il recente caso di cronaca del bambino di Cittadella prelevato con forza da scuola – afferma Nicola Ferrigni – riaccende il dibattito sull’affido dei minori in seguito alle separazioni dei genitori. L’introduzione della Legge 54/2006, che ha consentito ad entrambi i genitori ex coniugi di mantenere la potestà genitoriale (che prima dell’entrata in vigore della nuova normativa spettava esclusivamente al genitore affidatario), ha comportato una significativa inversione di tendenza, tipica del passato, che assegnava alla madre, nella quasi totalità delle separazioni e dei divorzi, l’affido del figlio minorenne≫.
Oggi la tipologia di affidamento dei minori prevalentemente adottata nelle cause di separazione è quella dell’affidamento condiviso. Nel 2010 sono stati 58.718 i minori per cui è stato deciso l’affidamento condiviso, circa il 90 per cento del totale, a fronte dell’ 8,9 per cento dei minori affidati esclusivamente alla madre. Fino al 2005 l’affidamento esclusivo alla madre ha rappresentato la tipologia di affido prevalente, mentre a partire dal 2006 si registra un cambio di rotta. Nel 2006, infatti, gli affidamenti condivisi nelle cause di separazione rappresentavano il 38,8 per cento del totale; nel 2007 la quota sale in maniera considerevole raggiungendo un valore nazionale pari al 72,1 per cento che si è consolidato negli anni successivi per poi attestarsi all’ 89,7 per cento nel 2010.
Al Sud tradizione più stabile. L’analisi del dato per area geografica evidenzia, inoltre, il ricorso a tale tipologia di affidamento soprattutto nelle regioni del Centro e del Nord, mentre si riduce significativamente al Sud. Nel Mezzogiorno l’affidamento condiviso è stato infatti previsto per l’85,9 per cento dei minori a fronte di un valore nazionale pari all’ 89,7 per cento, a vantaggio della custodia esclusivamente materna che è pari al 12,2 per cento rispetto ad un totale nazionale pari all’ 8,9 per cento. ≪Tale dato – dichiara Ferrigni – indica la persistenza di una tradizione culturale ancora più marcata nel Mezzogiorno, rispetto al resto d’Italia, che tende a privilegiare l’affidamento alla madre come figura chiave nell’educazione dei figli≫.
L’affidamento condiviso nelle separazioni: adottato nella quasi totalità delle separazioni consensuali. Nel giudiziale invece, in un caso su quattro la potestà è materna. Il ricorso all’affidamento condiviso appare correlato al procedimento legale scelto per la separazione. Tale tipologia di affidamento, infatti, viene adottata nel 92,9 per cento delle separazioni consensuali e nel 71,8 per cento di quelle giudiziali, per le quali cresce, invece, il peso dell’affido esclusivo alla madre del minore (24,1 per cento contro il 6,3 per cento registrato nelle separazioni con rito consensuale). Nelle cause di separazione giudiziale, inoltre, aumenta la quota degli affidamenti in via esclusiva al padre, pari al 2,5 per cento a fronte dello 0,5 per cento registrato nelle separazioni consensuali.
L’affidamento dei figli: prevale quello condiviso (circa il 74 per cento) ma in un caso su quattro (23,4 per cento) il giudice preferisce l’affidamento materno. L’affido condiviso rappresenta la tipologia di affidamento prevalente anche nelle cause di divorzio (73,8 per cento), benché in misura inferiore rispetto alle separazioni (89,7 per cento). Nel 2010 sono stati 17.373 i minori per i quali è stato scelto l’affidamento condiviso, circa il 74 per cento. Ancora una volta al Sud si ricorre a tale tipologia di affido con molta più difficoltà; nel 2010, infatti, gli affidi condivisi nel Mezzogiorno sono stati il 65,4 per cento, a fronte di una media nazionale pari al 73,8 per cento. Cresce invece al Sud la quota di affidamenti concessi alla madre: 30,7 per cento rispetto al 12,4 per cento registrato in Italia. Gli effetti della legge del 2006 sull’affidamento condiviso sono visibili anche osservando l’andamento negli anni delle diverse modalità di affidamento dei minori nelle cause di divorzio. Cresce significativamente, infatti, la quota di affidi condivisi che, se nel 2006 era pari al 28 per cento del totale degli affidamenti, si rafforza negli anni successivi raggiungendo un valore nazionale del 73,8 per cento nel 2010, con la conseguenza di una notevole riduzione degli affidi concessi in via esclusiva alla madre. La crescita del numero di affidi condivisi nelle cause di divorzio appare però notevolmente più lenta di quella registrata nelle cause di separazione. ≪Questa tendenza– conclude Nicola Ferrigni – sottolinea la difficoltà di pervenire a tale accordo soprattutto in fase di chiusura definitiva della relazione tra gli ex coniugi≫.
Nei divorzi con rito giudiziale il ricorso alla figura materna è molto più evidente: 32,5 per cento contro il 20,2 per cento del consensuale. Tuttavia l’affido condiviso il più adottato: 62,4 per cento nel giudiziale, 77,9 per cento nel consensuale.
Anche nelle cause di divorzio il ricorso all’affidamento condiviso sembra connesso con il rito di chiusura prescelto. Nel 2010 gli affidamenti condivisi sono stati circa l’80 per cento nei divorzi consensuali, quota che scende al 62,4 per cento nei divorzi con procedimento giudiziale. Così come accade per le cause di separazione, il rito di chiusura giudiziale vede la quota degli affidamenti condivisi notevolmente ridotta a vantaggio degli affidamenti concessi alla madre. Questi ultimi rappresentano nel 2010 il 32,5 per cento del totale degli affidamenti di minori nei divorzi giudiziali a fronte del 20,2 per cento registrato per i divorzi consensuali.