«Il potere logora chi non ce l’ha». Una frase che molti di noi associano a lui, a quel Giulio Andreotti che l’ha pronunciata in passato e che proprio oggi, all’età di 94 anni, è deceduto nella sua abitazione romana.
Andreotti, certo, di potere ne ha avuto, tanto da essere stato una delle personalità più conosciute e spesso contestate della storia repubblicana del nostro Paese. Un vero simbolo del potere, che il regista Paolo Sorrentino ha voluto raccontare nel suo film “Il Divo”, in cui il politico è stato magistralmente interpretato da Toni Servillo. Il “Berzebù”, il “Divo Giulio”, l’uomo “che muoveva i fili” e che è stato più volte indagato per avere stretto presunti rapporti con la criminalità organizzata, si è spento intorno alle 12:25, portando con sé quei misteri e segreti italiani che nella sua lunga vita politica aveva accumulato.
Reduce da una crisi respiratoria che nel maggio dell’anno scorso l’aveva costretto al ricovero presso il Policlinico Gemelli di Roma, da allora l’ex senatore a vita non è più riuscito a riprendersi completamente, fino all’epilogo di oggi. Una notizia, questa, che sicuramente rimbalzerà sui media italiani e non solo per tutta la giornata e probabilmente anche oltre, perché al di là delle opinioni su di lui, certo il “Divo Giulio” è stata una figura di spicco della storia del nostro Paese.
Una personalità controversa, che ha collezionato incarichi di prestigio ma che, come si sa, è stata anche processata per rapporti con la mafia. Ipotesi valida, questa, almeno sino al 1980, data riportata esplicitamente nella sentenza d’appello del maggio 2003 in cui si è chiaramente parlato di «un’autentica, stabile ed amichevole disponibilità dell’imputato verso i mafiosi fino alla primavera del 1980».
Colpevole oppure no, di sicuro la vita dell’ex senatore si è più volte intrecciata con la storia d’Italia, di cui è stato protagonista per tutta la seconda metà del secolo scorso: dal sequestro Moro, che lo ha visto sostenere una posizione rigida e contraria a qualsiasi trattativa con i terroristi, alla vicenda della loggia P2 di Licio Gelli, con cui lo stesso Andreotti pare abbia intrattenuto dei rapporti, passando per il ruolo importante rivestito all’interno della Democrazia Cristiana, tanto che dal ’47 è stato uno stretto collaboratore di Alcide de Gasperi (e divenne sottosegretario alla Presidenza del Consiglio).
Nato nella capitale nel gennaio 1919, Andreotti è stato ben sette volte presidente del Consiglio, otto volte ministro della Difesa, cinque degli Esteri, tre volte ministro delle Partecipazioni statali, due delle Finanze, ministro del Bilancio e ministro dell’Industria, una volta ministro del Tesoro, ministro dell’Interno, dei Beni culturali e, infine, delle Politiche comunitarie. Senatore a vita, l’unica carica mai raggiunta è stata, forse, quella di Presidente della Repubblica, anche se ci è andato molto vicino nel 1992.
Stando alle prime indiscrezioni sembra che i funerali potrebbero tenersi già nella giornata di domani, molto probabilmente in forma privata.