Eataly, bis a Roma: intervista a Oscar Farinetti

Mentre in Italia chiudono circa 260 aziende ogni giorno per colpa della crisi, Oscar Farinetti non solo non fa una piega, ma addirittura rilancia. Giovedì 9 luglio 2015 infatti è la data di battesimo del secondo punto vendita di Eataly a Roma, che dopo l’esordio del 2012 a Ostiense apre adesso nella centralissima Piazza della Repubblica, a due passi dalla stazione Termini. Un risultato assolutamente eccezionale, considerato lo stato del mercato attuale, le grosse difficoltà economiche che affliggono gli imprenditori (secondo uno studio di Coldiretti del febbraio 2015, sono 60 le aziende agricole che ogni giorno si arrendono) e il fatto che siano passati solo tre anni dallo sbarco del marchio piemontese sul territorio romano.

Eataly Repubblica è stata resa possibile dalla collaborazione tra Eataly e il Gruppo Ethos, azienda già affermata nel settore enogastronomico lombardo, che nasce nel 1988 con la Trattoria Sanmauro dei fratelli Scotti, nel cuore della Brianza e diventa poi un gruppo di sei ristoranti nelle province lombarde di Lecco, Monza e Brianza e nella città di Milano. Oggi per la prima volta il gruppo stringe una partnership con Eataly, aprendo “Eataly incontra Gruppo Ethos” in una location unica al mondo, all’interno di uno dei palazzi dell’architetto Gaetano Koch.

La struttura si estende su 1500 mq, che comprendono 7 luoghi di ristoro: il ristorante dei salumi e formaggi, l’area pizza e focaccia al taglio con la pasticceria di Luca Montersino e il bar, il ristorante della carne, del fritto, della pasta e della pizza e la gelateria Lait. Inoltre ci sono 2000 prodotti di alta qualità in vendita nel reparto mercato, una sala eventi, il reparto enoteca e la birreria.

La nuova creatura di Oscar Farinetti, insomma, si prepara a conquistare anche il centro di Roma, tutti i giorni dalle 7 del mattino alle 2 di notte. Noi lo abbiamo incontrato proprio durante il giorno della presentazione di Eataly Repubblica alla stampa e abbiamo trovato un uomo raggiante, fiero del proprio lavoro ma soprattutto delle tante eccellenze made in Italy che attraverso il suo progetto hanno già conquistato il mondo. E a sentire lui, lo faranno sempre di più.

Dottor Farinetti, intanto: è felice di questo secondo store Eataly?

Molto. E il motivo principale sono i fratelli Scotti, due persone meravigliose. Giuseppe e Antonio si sono fatti da soli in un mondo difficile come quello della ristorazione a Milano, hanno avuto successo e adesso con coraggio sono venuti a Roma, città che offre un sacco di opportunità ma non semplice. Noi gli abbiamo dato volentieri tutta l’assistenza possibile affinché ce la facciano bene.

Vi siete accordati subito, quindi?

Non c’è stato alcuna difficoltà. Il problema adesso è seguirli bene e che Eataly faccia bella figura anche qui in centro. Ma con loro siamo praticamente certi che la faremo perché in cucina sono bravissimi.

Lei sta andando un po’ controtendenza rispetto alla crisi del mercato. Mentre sono in tanti a chiudere bottega, lei invece continua ad aprire nuovi punti vendita Eataly. Qual è la formula magica?

Le aziende agricole, per la verità, sono in salita. C’è un più 9% di occupazione giovanile. Chi patisce molto è invece tutto il mondo dei servizi e quello della piccola produzione, soprattutto quest’ultimo. È un dato su cui dobbiamo riflettere. Comunque c’è anche tanta gente migliore di noi e che cresce meglio di noi. In questi momenti di crisi c’è qualcuno che ce la fa ed è più fortunato. Poi ho conosciuto persone molto brave ma che fanno tanta fatica perché il loro mercato è difficile. La chance è raddoppiare il lavoro sulle nostre vocazioni, cioè l’agroalimentare, la moda, il design, l’industria manifatturiera di precisione, quella creativa, la cultura. E ancora i musei, l’arte, il turismo. Queste cose possono ricreare un mercato interno che potrà far ripartire l’economia, anche lavorando molto all’estero. Speriamo.

Qualche tempo fa lei parlava di biodiversità italiana. La possiamo considerare come l’arma in più del nostro paese?

Esatto, è l’espressione giusta. Non per nostra bravura, ma per motivi geologici, di microclima e di posizione. Il fatto di essere l’unica penisola chiusa dentro un mare buono e grazie all’incontro dei nostri venti, noi siamo i numeri uno per quanto riguarda i vegetali, gli animali, il vino, l’olio extravergine, i cereali. Abbiamo proprio il maggior numero di specie. Questo ha prodotto una biodiversità nell’enogastronomia unica al mondo. Qui a Roma mangi benissimo, poi scendi a Napoli ed è tutto diverso. Sali a Firenze ed è ancora diverso. Arrivi a Bologna ed è completamente un’altra cosa ancora. In nessun’altra nazione è così. Quindi Eataly cavalca tutto questo. Cerchiamo di spiegare che l’Italia non è solo pasta e pizza e che comunque la pasta e la pizza cerchiamo di farle al meglio. E anche il mandolino! Però vogliamo fare anche il merluzzo, la polenta, la vaccinara, tante altre cose. Noi ce la mettiamo tutta. Infatti anche qua, che è molto più piccolo dello store di Ostiense, ci sono sette luoghi di ristoro distribuiti su tre piani per un totale di circa 1500 mq. Secondo me questa struttura può lavorare molto e può anche aiutare a riqualificare questa zona, che è sempre in miglioramento. Io credo che siano i luoghi di commercio a migliorare sempre il territorio, come abbiamo già assistito in tanti altri posti.

Progetti per il futuro? Nuove aperture Eataly in vista?

Il più rimane da fare, quindi il futuro è meraviglioso! Il 20 agosto apriamo a Seul, tra novembre e dicembre a Monaco di Baviera, a gennaio-febbraio 2016 andiamo a Mosca e poi intorno a marzo apriamo il secondo store a New York. Abbiamo tanto lavoro pazzesco da fare!

Paolo Gresta

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