Tra gli album usciti di recente c’è Pronti a Salpare di Edoardo Bennato: la recensione di un disco che riteniamo degno di nota. Qui vi spieghiamo perché.
Se vi dicono che il rock italiano si chiama Ligabue, Negramaro e Litfiba, non dimenticate mai di aggiungere anche Edoardo Bennato. Magari non avrà lo stesso appeal degli altri tra i più giovani, magari qualcuno può considerarlo uno che ascolterebbe solo suo padre. Eppure questo signore qui è cresciuto a pane e rock per più di 50 anni e su quelle belle fettone di chitarre elettriche ci ha spalmato sopra un sacco di buonissimo blues, che il musicista napoletano ha dentro come pochi altri qui in Italia. Pronti a Salpare, il nuovo capitolo discografico di Edoardo, ne è la dimostrazione. 14 tracce di grandissima musica, suonate e registrate senza che l’età del polistrumentista campano si faccia mai sentire. Lui che il 23 luglio scorso ha compiuto 69 anni e che in questo disco canta, urla, suona pezzi martellanti in quattro quarti da fare invidia ai colleghi giovanissimi delle nuove generazioni, azzecca tutti i suoni anche grazie al lavoro impagabile di Brando dietro al desk della produzione. Un album moderno che sa di tradizione, un lavoro convincente che pezzo dopo pezzo non perde smalto e non arriva stanco al traguardo del 51esimo minuto. Pronti a Salpare merita mezzo punto in più anche per questo. Si parte con un blues fulminante com’è il pezzo che dà il nome all’album. “Pronti a Salpare” è un brano dall’approccio moderno con una bellissima chitarra acustica intrecciata al timbro inconfondibile di Edoardo. Un biglietto da visita “di mestiere”, da chi il mestiere lo conosce come le sue tasche. “Io Vorrei che per Te”, primo singolo estratto dall’album, si apre con un incipit che sembra scritto da una band contemporanea, una ballata rock con innesti di elettronica e splendide chitarre elettriche avvolgenti. Con “Povero Amore” si entra in pieno nel quattro quarti rock di cui sopra: canzone impeccabile, piacevolmente malinconica, ispirata. Che porta al secondo blues del disco, “La Calunnia è un Venticello”, un piccolo scherzo in cui Bennato si diverte a descrivere il sottile piacere della gente nei confronti del pettegolezzo di strada, che la trasforma da “venticello” in “tempesta” in un lampo. “Il mio Nome è Lucignolo” è un pezzo di transizione che porta a un altro, ottimo blues. Quello di “A Napoli 55 è ‘a Musica”, in cui Bennato parla di Bagnoli, della periferia industriale di Napoli dov’è nato e cresciuto, dei suoi amici e del civico 55, quello dove viveva con la sua famiglia. E che nella smorfia napoletana ha un significato inequivocabile. “Al Gran Ballo della Leopolda” si ricomincia a macinare rock ruvido nel segno di Pippo Civati e Matteo Renzi, in cui Edoardo Bennato si chiede dopotutto chi sia “quello vero” tra i due. Pronti a Salpare continua con “E’ una Macchina”, ennesimo, bellissimo blues che viene dritto dal delta del Mississippi e racconta del nostro quotidiano in cui non esiste (quasi) più nulla che non si possa fare senza avere un macchinario che ci affianchi o ci sostituisca. Con “Giro Girotondo”, una delicata ballad acustica, “Il Mio Sogno Ricorrente”, dove si viaggia di nuovo a velocità assai sostenute dal leggero sapore retrò, e “Niente da Spartire”, il brano forse più debole del disco, si arriva a “La mia Città”, con un intro elettronico nero che si riprende strada facendo e che sfocia infine in un pop-blues gradevole in cui il cantante campano racconta ovviamente di Napoli con una lunga lista di aggettivi, positivi o meno, che alla fine portano tutti alla stessa conclusione: è la mia città, nel bene e nel male bisogna accettarla con tutto il suo carico di bellezza e nefandezza insieme. “Zero in Condotta” spinge di nuovo sull’acceleratore in modo ancora più deciso: pezzo abrasivo che ti inchioda, splendido penultimo capitolo di un disco assolutamente convincente. Che si conclude 4 minuti e 40 secondi dopo con “Non è Bello Ciò Che è Bello”, una “canzonetta” in cui la voce di Bennato si muove su un tappeto di fiati e violini, con uno stile da stornellatore per gli ultimi 3 minuti e rotti di Pronti a Salpare, 18esimo lavoro in studio del musicista napoletano che si fa meravigliosamente ascoltare per tutti i 14 brani che lo compongono, di cui 11 pezzi originali e 3 riproposizioni di canzoni precedenti (“Povero Amore”, “La mia Città” e “Zero in Condotta”) con arrangiamenti diversi. A 5 anni e 8 mesi dal precedente “Le Vie del Rock sono Infinite”, valeva davvero la pena di aspettare così a lungo. Voto: [usr 4]