Le immagini che arrivano dall’Egitto ancora una volta ci fanno porre la solita domanda: perché tanta ferocia? Alla quale se ne aggiungono altre: è guerra civile? Cosa sta accadendo esattamente dall’altra parte del Mediterraneo?
Da una prima analisi, si potrebbe già scrivere di una vera e propria guerra civile: da un lato c’è l’Esercito, dall’altro ci sono I Fratelli Musulmani che rivendicano il colpo di stato del 3 luglio 2013, quando il presidente Morsi, eletto il 24 giugno 2012, fu deposto proprio dai militari. Perché? Morsi era il candidato di Libertà e Giustizia, il Partito dei Fratelli Musulmani, i quali ambiscono a rafforzare sempre più il filo che c’è tra Stato e Islam. Tuttavia la loro linea è più moderata rispetto a quella del partito al-Nur, sostenuto dai Salafiti, che vorrebbero uno Stato di tipo teocratico. E Morsi stava andando proprio verso l’islamizzazione moderata del Paese, cosa che ha creato un certo disagio nella popolazione, già stremata dalla crisi economica.
E` intervenuto, dunque, l’Esercito. Perché? Bisogna premettere che il concetto di libertà e di democrazia in una Nazione come l’Egitto assume significati diversi, in base alla cultura e alle credenze di quel popolo. E non per ignoranza ma per una questione prettamente storica, sulla quale nei prossimi giorni certamente indagheremo.
Perché dunque è intervenuto l’Esercito? L’Egitto, dopo la seconda guerra mondiale e anche nell’ambito della Guerra Fredda, ha garantito un certo equilibrio e quindi la conservazione dello status quo in Palestina, in seguito al movimento sionista. Il processo d’islamizzazione di questo Paese, seppur graduale e moderato, avrebbe causato non pochi disagi in un’area già di per sé molto calda. Sono intervenuti gli Stati Uniti? E qual è il ruolo degli Emirati Arabi? Dopo la presunta uscita di scena del Quatar, l’Arabia Saudita – che è uno dei principali alleati degli Usa – sta avendo un ruolo decisivo in Egitto perché presta particolare attenzione al mantenimento di una certa stabilità nell’intera zona.
Intanto continuano nel Paese gli scontri tra le forze di polizia e i pro-morsi. I cecchini stanno sparando agli oppositori, sale il bilancio delle vittime e decine di chiese cristiane sono state quasi rase al suolo. La richiesta dei Fratelli Musulmani è chiara: «Continueremo in maniera pacifica fino a quanto i Golpisti non se ne andranno».
Maria Ianniciello