Fake news. Perché crediamo alle bufale?

Il fenomeno delle fake news è sempre più dilagante. Le notizie false o fuorvianti (le cosiddette false verità e bufale) non riguardano solo la vita privata, i gusti e le preferenze dei vip, come si evince in un interessante articolo di Express VPN (leggi qui). Le fake news interessano tutti i settori, dalla salute allo sport, dalla politica all’economia. Ma perché crediamo alle fake news? Scopriamolo insieme.

Perché crediamo alle fake news? Nel libro best seller di Kahneman la risposta

Daniel Kahneman, psicologo e vincitore nel 2002 del Premio Nobel per l’economia con Vernon Smith, è coautore di un’importante ricerca psicologica applicata all’economia sul giudizio umano. Il ricercatore ha elaborato una teoria sulle decisioni che l’individuo prende in condizioni di incertezza. Gran parte di questa ricerca è stata illustrata nel libro cult ‘Pensieri lenti e veloci’ (Mondadori).

La tesi che Kahneman espone nel libro spiegherebbe molto bene (il ricercatore non lo menziona apertamente) il fenomeno delle fake news, soprattutto in ambito medico o anche ambientale, come nel caso per esempio dei negazionisti del cambiamento climatico.

Secondo l’illustre studioso, noi abbiamo due sistemi mentali. Daniel Kahneman sostiene che il primo opera in fretta ed automaticamente, con pochissimo sforzo e nessun senso di controllo volontario; il secondo indirizza l’attenzione verso le attività mentali impegnative che richiedono focalizzazione, come i calcoli complessi o anche i ragionamenti sofisticati. Le operazioni del sistema due sono associate all’esperienza soggettiva dell’azione, della scelta e della concentrazione.  Il sistema uno funziona in maniera automatica e non controllata. Il sistema due si attiva solo se lo chiamiamo in causa, perché è pigro e tende a stare in letargo. I due sistemi dovrebbero cooperare.

Il primo sistema mentale, con le sue intuizioni e le sue sensazioni, dovrebbe dare spunti al sistema due. Capirete che in una società frettolosa e rumorosa come la nostra i ragionamenti complessi sono difficili da fare, perché richiedono tempo, spazio e silenzio.

Fake news
© Guido Vrola – Fotolia.com

Attecchiscono perché siamo poco inclini allo sforzo

Le fake news prendono forma in una realtà in cui l’individuo è stato abituato ed indotto a compiere scelte automatiche e veloci (diremo di pancia), perché i ragionamenti complessi richiedono troppo sforzo e tempo, con alti livelli di concentrazione. E’ noto che la troppa permanenza sui social network e in genere l’utilizzo continuo dei dispositivi elettronici tendono anche ad abbassare la nostra soglia di attenzione.

Kahneman scrive inoltre che il sistema nervoso consuma più glucosio di quasi tutte le altre parti del corpo, e quindi l’attività mentale impegnativa pare sia particolarmente costosa in termini di glucosio. Di conseguenza, quando si è attivamente coinvolti in difficili ragionamenti cognitivi o in un compito che richiede autocontrollo, il livello di glucosio nel sangue cala. L’effetto è analogo a quello di un corridore. Anche lo stress costringe l’organismo a produrre più glucosio e quindi già di per sé la vita frenetica che conduciamo comporta un forte dispendio di energia.

Di conseguenza siamo anche meno inclini a dubitare di una fake news, soprattutto se la notizia falsa fa leva sulle sensazioni più viscerali incutendo in noi paura, curiosità o anche tristezza come nel caso delle notizie che riguardano decessi falsi di personaggi famosi. Il processo di falsificazione e di messa in discussione di una fake news, soprattutto se questa riguarda la salute (pensiamo alle bufale sul Covid) richiede uno sforzo di attenzione non indifferente che spesso il nostro cervello non vuole compiere perché è già stressato.

I bias e le euristiche

Nel suo libro Kahneman scrive di bias cognitivi ed euristiche. I primi sono degli errori sistematici che la nostra mente compie. Si tratta nello specifico di costrutti che ricorrono in maniera prevedibile in particolari circostanze e che si fondano su pregiudizi, percezioni errate ed ideologie. Se la fake stimola un nostro preconcetto interno è chiaro che saremo molto ben disposti a crederle. Le euristiche in psicologia invece sono scorciatoie mentali, procedimenti sbrigativi, che ci permettono di costruirci un’idea su un dato argomento ma senza approfondirlo traendo così delle conclusioni; tutto ciò ci potrebbe dare la falsa percezione di essere ferrati su un tema senza esserlo affatto. Ecco perché oggi si parla e si scrive anche di tuttologi del web; costoro sembrano essere soggetti all’effetto Dunning-Kruger, una distorsione cognitiva che porta chi ne è affetto a sovrastimare la propria preparazione giudicandola superiore alla media.

Le fake news sono pericolose sempre ma lo diventano ancor di più se riguardano la salute perché potrebbero indurre molte persone a compiere scelte avventate che possono mettere in pericolo la loro vita e quella di altri individui.

Come difendersi?

Per difenderci dalle bufale sicuramente dobbiamo iniziare a mettere in discussione i nostri ragionamenti più impulsivi (soprattutto se fatti in particolari condizioni emotive) prendendo consapevolezza che potremmo essere soggetti, come tutti, ad euristiche e a bias cognitivi.

La meditazione, lo yoga e in generale l’attività fisica moderata (lo sforzo fisico eccessivo crea stress per via del cortisolo) abbassano il livello dello stress aumentando, come nel caso della mindfulness, anche la capacità di concentrazione che ci potrebbe essere d’aiuto per non cadere nella trappola di pericolose fake news.

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