I Foo Fighters con Sonic Highways? Il miglior gruppo rock, ecco perché

La recensione, canzone per canzone, di Sonic Highways, il nuovo album dei Foo Fighters 

foo-fighters-album-sonic-highways-albumDicono che i Foo Fighters siano il più grande gruppo rock del mondo. Lo dicono i fan, ovviamente, ma anche i critici, i musicisti, i giornalisti. E’ per questo che appena si annuncia un nuovo album band di Dave Grohl, dire che si mettono tutti con i fucili puntati è dire poco.

“Sonic Highways” è uscito oggi, 10 novembre, a tre anni di distanza da “Wasting Light”, lavoro che ha fatto indigestione di premi, di dischi d’oro e di platino e di primi posti nelle classifiche di tutto il mondo, mettendo i Foo Fighters qualche chilometro davanti al resto dei colleghi rockettari. Va da sé che il passo falso è dietro l’angolo. Ma i Foo Fighters sono il più grande gruppo rock del mondo e come tali, sanno bene quello che devono e non devono fare. E allora Grohl, Shiflett, Smear, Mendel e Hawkins non scrivono solo un disco nuovo, ma danno vita a un progetto artistico a tutto tondo, incidono otto nuove canzoni in otto diverse città degli Stati Uniti (Chicago, Washington, Nashville, Austin, Los Angeles, New Orleans, Seattle, New York), offrendo l’acquisto dell’album in vinile con nove copertine alternative.

Foo-Fighters nuovo album

E girano un film in otto puntate, dirette da Dave Grohl e prodotte dalla Hbo, che raccontano la nascita del nuovo lavoro attraverso le otto tappe in alcune delle capitali mondiali del rock (in Italia, la serie sarà trasmessa a partire da mercoledì 12 novembre su Sky Arte HD). Questo perché qualsiasi altra soluzione sarebbe stata ovvia, scontata. Normale. Ma nella musica del gruppo americano non c’è proprio niente di tutto questo.

Foo FinghtersNei circa 40 scintillanti minuti di musica proposta, il gruppo di Seattle conferma il diritto di stare sul trono dei migliori. E lo fa senza campare di rendita, ma dando l’impressione di aver lavorato parecchio per rimanere lassù, come Grohl ha da sempre l’abitudine di fare, col massimo rispetto per i suoi fan. “Something for Nothing”, 4 milioni di visualizzazioni su YouTube in tre settimane, è il primo biglietto da visita rilasciato dalla band il 17 ottobre scorso. Canzone tipicamente Foo Fighters, molto ben confezionata per stuzzicare il palato del mercato e preparare il terreno a “The Feast and the Famine” (1 milione e 300.000 visualizzazioni), pezzo più istintivo e pesante che parte con un riff bruciante ed esplode di un’energia sconosciuta a decine di colleghi con 20 anni di meno. E’ un uno-due assestato nell’arco di una settimana che avverte tutti di come il re sia tornato e sia anche maledettamente in forma. “Congregation” viene rilasciata online il 31 ottobre e siamo alla conferma della conferma: un brano eccellente, forse il migliore dell’album, intriso di ispirazione e di sapienza compositiva, ricco, trascinante, assolutamente splendido. Un ritorno del genere non se lo aspettava neanche il più ottimista dei fan. “What Did I Do? / God as My Witness” è il quarto pezzo proposto prima della pubblicazione ufficiale dell’album.

Foo-Fighters-canzoniE con questo siamo a quattro centri su quattro. Più rock and roll dei precedenti pezzi, di matrice post-grunge, è un brano doppio dal sottile sapore 70’s nella prima parte che trascolora in una delicata ballata con pianoforte e arpeggio elettrico su una melodia dolce ed evocativa. Ennesimo brano da quattro stelle. Parte poi “Outside” ed è un’altra legnata ben assestata, chitarre fulminanti, sezione ritmica incalzante, melodia mortale. Bingo. “In the Clear” è un giusto spartiacque che gioca tra la brutalità e la dolcezza, l’anello di congiunzione con l’ultima parte di “Sonic Highways”. Il volume non si abbassa ma i toni si ammorbidiscono e la voce è in primo piano, assieme a un ottimo riff accattivante che incede sulle altre due chitarre. Poi parte “Subterranean” e si incontra per la prima volta una splendida chitarra acustica ad introdurre una lunga ballata (circa sei minuti) che ci mette sui binari del commiato. Brano di qualità, ma forse eccessivo nel minutaggio. “I am a River” occupa gli ultimi sette minuti dell’album ed è un viaggio emozionante. Un arpeggio celeste introduce atmosfere psichedeliche e malinconiche, il cantato di Grohl è pulito, il ritornello struggente e azzeccato e il crescendo finale la degna conclusione di uno dei dischi più attesi dell’anno.

Gioco, partita e incontro, come dicono quelli bravi. E lunga vita al re.

Trailer del nuovo album Sonic Highways

 

Paolo Gresta

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