Franny è un film che non lascia il segno, nonostante la presenza di un grande attore quale Richard Gere che tuttavia fa la differenza. La pellicola, con la sua trama incentrata su alcuni momenti della vita di un filantropo, di cui si rivela ben poco, ha il grosso limite di non soddisfare del tutto la curiosità dello spettatore, il quale vorrebbe sapere ogni cosa del protagonista. Franny (questo il suo nome) si muove sulla scena come un burattinaio, mentre gli altri personaggi, anche se non sono proprio secondari, sembrano delle comparse che lui gestisce come burattini per alleviare le loro pene attraverso beni materiali guadagnati da chi li riceve però senza fatica e quindi non apprezzati mai fino in fondo. La fragilità di quest’uomo è tutta concentrata in un dolore acuto, che se vissuto e non soppresso può garantirgli una seconda rinascita.
Franny, però, rifiuta di farsi aiutare e, ingabbiato dai suoi stessi dolorosi ricordi, cerca un rimedio per l’infelicità con l’intento di non rivivere quel soffocante abbraccio che ha causato l’impatto, la morte, il nulla, la solitudine. E, quando arriva la seconda occasione, questo personaggio s’intromette così nella vita di un’altra giovane coppia, discendente della prima, a fin di bene per ricevere riconoscenza. Eppure l’amore, come ci insegna il Buddismo, non è possesso. L’amore non manipola ma contempla e non è geloso, né invidioso. Esso guarda e lascia andare, perché sa che ogni evento, anche il più doloroso, accade quando l’anima ha bisogno di vivere una specifica esperienza. L’amore è saggio, non giudizioso.
Nel Qoelet si legge che tutto è vanità e di conseguenza ogni cosa scorre, passa, tramonta; pure la sofferenza più atroce. Al contrario Franny si lascia gestire dalle emozioni di un passato che è morto e già sepolto, peccato che il suo Ego non voglia accettarlo. Il film – diretto da Andrew Renzi – non convince appieno perché il protagonista sembra solo abbozzato; a questo si aggiungono alcune sequenze inutili che non solo rallentano il ritmo della pellicola, ma potrebbero annoiare e deviare la mente dello spettatore verso altri pensieri. Buona l’interpretazione di Dakota Fanning e di Theo James. E` inutile, inoltre, porre l’accento sull’ottima performance di Richard Gere, perfettamente in parte nei panni di un uomo eccentrico in cerca di luce e pace. Ecco il trailer del film.