C’è tanto simbolismo in un cappello, perché questo indumento protegge la testa, dandole un aspetto regale. Nella cultura cristiana, mentre le donne quando entravano in una chiesa si coprivano il capo, gli uomini si toglievano il cappello in segno di rispetto. Ed è quello che fa Colin Firth, in una delle scene più belle e incisive del film Genius, ambientata non in un luogo di culto bensì in un ufficio della Charles Scribner’s Sons, una delle case editrici più prestigiose d’America. L’attore premio Oscar impersona il noto editor, Maxwell Perkins, che in tutta la pellicola ha sempre il cappello, tranne che nel finale. Il cinema parla per immagini e ogni gesto non è mai causale, ogni sequenza è permeata di metafore e linguaggi subliminali diretti all’inconscio dello spettatore. Genius non è un capolavoro, è piuttosto una pellicola impeccabile nello stile (per i motivi menzionati) ma un po’ lenta nel ritmo.
Diretto da Michael Grandage, Genius si focalizza sull’amicizia tra Perkins e lo scrittore Thomas Wolfe, che nel film è impersonato dal solito Jude Law, perfettamente a suo agio nei panni di personalità ribelli, ansiogene, geniali e sicuramente fuori dagli schemi. Eppure le regine di questo lungometraggio sono le scarpe, che vediamo sin dalla prima sequenza, forse per scandire i passi dell’America di inizio secolo perfettamente descritta da Wolfe che batte il piede sul pavimento, con forza e foga più volte, come se volesse indicare che il suo tempo è breve. La pioggia è incessante e le tonalità del grigio e del marrone sembra quasi vogliano assecondare il susseguirsi incessante delle parole che lo scrittore deve trasporre su carta, in fretta. Tanti simboli, dunque. Già a partire del titolo.
Il Genius nel mondo antico era una divinità che influiva sulle decisioni delle persone. E in effetti Maxwell Perkins era un genio perché scovava i talenti… era come una sorta di angelo custode per i suoi scrittori, non solo per Wolfe, con il quale si completa, ma anche per Ernest Hemingway (Dominic West) e F. Scott Fitzgerald (Guy Pearce). Genius è basato sulla biografia di A. Scott Berg, Max Perkins. L’editor dei geni, e ci permette di scoprire i retroscena di una storia certamente inedita ai più, concentrandosi inoltre sul legame amoroso tra Thomas Wolfe e la costumista Aline Bernstein (Nicole Kidman) e sul rapporto, messo a dura prova, fra l’editor, la moglie Louise (Laura Linney) e le cinque figlie. Il film non brilla di luce propria e non ha la poesia di pellicole quali L’attimo fuggente, Genio Ribelle o Il postino. L’ottimo cast e la scenografia riescono comunque a mantenere alta l’attenzione.