“Sono solo un ragazzo con la chitarra”. George Ezra non ama definirsi un artista. Eppure ha tutte le carte in regola e i numeri per “tirarsela”. Ventuno anni, inglese, voce intensa e accattivante, di quelle che ti bloccano il respiro al primo ascolto. Ieri è uscito in Italia il suo primo album, “Wanted on Voyage”, già primo in mezza Europa. Qualche mese fa George si è presentato al mondo con il singolo “Budapest”, pezzo che nel nostro Paese ha ottenuto velocemente il Disco di Platino. Un brano originale, diverso dalle solite manfrine trite e ritrite che il mondo pop ci propina. Qui siamo di fronte a un fenomeno che apre nuovi orizzonti musicali, un giovane cantautore che fluttua, coraggiosamente, tra blues, gospel, folk, country di altissima qualità.
Pubblicato per Sony Music sia in versione cd deluxe con 16 canzoni, sia in vinile più cd (entrambi con una tracklist di 12 pezzi),“Wanted on Voyage” è stato registrato tra la fine del 2013 e l’inizio di quest’anno nella zona sud di Londra. Ciò che più sorprende di questo album, non è soltanto la capacità del suo autore e interprete di miscelare generi diversi, ma anche di raccontare storie molto distanti tra loro eppure così intimamente simili e significative. Ogni singolo brano del disco svela un’emozione, un episodio, un incontro avvenuto in un luogo ben preciso. Traccia dopo traccia, Ezra ci accompagna lungo un percorso che lui stesso ha tracciato quando ha percorso in lungo e in largo l’Europa, subito dopo il college. George si trasforma in un Virgilio moderno e ci porta con sé alla scoperta di culture e personaggi più disparati.
“Blame It On Me” è la prima perla dell’album. La voce calda e profonda del cantautore di Bristol rende le parole del testo dense di significato, mentre il suono della chitarra accende fantasie ed emozioni: “When I lose control and the veil’s overused, blame it on me. When I dance alone, I know I’ll go. Blame it on me. What you’re waiting for?”. Dopo la già citata hit “Budapest”, il viaggio prosegue con “Cassy O”, secondo singolo estratto, caratterizzato da un ritmo gospel incalzante. Man mano che si procede con l’ascolto dei brani, ci si rende conto della versatilità di George e ci si allontana sempre più dall’urban sound londinese per abbracciare melodie e atmosfere country e desertiche, tipiche americane. Un po’ Bob Dylan, un po’ Eddie Vedder, il buon Ezra stupisce con la delicata e avvolgente “Barcelona”, ma è con “Listen To The Man” che i peli delle braccia si rizzano e il cuore si ferma per un secondo. Qui è il blues a far da padrone e a condurre il gioco musicale con una stornellata folk indimenticabile.
Canzoni da viaggio, dicevamo. Capitoli di un romanzo in continuo movimento e tutto da inventare. Un itinerario fatto di sogni realizzati ma anche di incubi reali, di prove superate e di ostacoli ancora da incontrare. E’ il caso di “Living It Up To You”, sesta traccia del disco, una mid-tempo tutto shuffle chitarra, e della ipnotica “Did You Hear The Rain?”, con quell’inizio a cappella che rapisce l’anima e la colora di purezza e nostalgia. Altro pezzo di forte intensità, “Drawing Board” è una dedica feroce e velenosa a una ex fiamma di George: “There’s just one problem with my plan, you spend your nights with another man”. Più chiaro di così!
“Wanted On Voyage” trova spazio anche per una fresca ventata pop dance nella divertente “Stand By Your Gun” (non ricorda vagamente “Get Lucky” dei Daft Punk?), pur rispettando la personalità e l’essere di Ezra, senza mai uscire dal confine artistico da lui tracciato. Che sia anche un genio con la chitarra lo si nota in “Breakaway”, traccia nella quale George si diverte a giocare con le corde dell’amato strumento, creando melodie malinconiche che alimentano la fiamma di un amore ormai lontano e che appartiene al passato. Ricordi che passano lungo il fiume della vita, sulla cui sponda spesso ci si siede per aspettare chissà quali sorprese e novità: “Over The Creek” racconta la fragilità di un ragazzo che, per salvare la sua donna e tenerla distante dal caos pericoloso che lo tormenta, è costretto a lasciarla, pur provando sentimenti veri e sinceri.
La canzone regina dell’intero album è “Spectacular Rival”, il cui intro magico richiama lo stile e la voce inconfondibile di Nick Cave, per poi volare, tra suoni e parole, verso cieli tenebrosi, vestiti di nuvole misteriose e cupe. Una ballad dark, decadente e preziosa. Dopo “Song 6”, che riporta il ritmo sulla strada del country e della spensieratezza, Ezra ci sorprende ancora una volta con un pezzo rabbioso: “It’s Just My Skin”. Un crescendo di tensione, disperazione e accuse fino a planare su un prato di sofferente verità e dolcezza. Il finale dell’album è un regalo in musica a due splendide realtà europee: Italia e Olanda. “Da Vinci Riot Police” racconta, in chiave pop, di strade ancora da percorrere, di sapori e profumi da gustare e di amori da inseguire (splendido il coro tutto al femminile che accompagna la voce di George). Infine “Blind Man in Amsterdam”, 1 minuto e 45 secondi di spensieratezza, gioia, sensualità, fino a sfumare verso un sogno ancora da realizzare.
Silvia Marchetti