Gianluca Grignani: Una strada in mezzo al cielo, recensione del nuovo album – Mentre ascolto Una strada in mezzo al cielo, il nuovo album di Gianluca Grignani, non riesco a non pensare come la vita privata di un artista dovrebbe rimanere tale se non interviene direttamente sul suo lavoro, e come sia stato un vero peccato che un certo tipo di stampa nei giorni a ridosso del lancio del disco si sia occupata più di certe vicende personali che della produzione artistica di un cantautore valido ed ispirato come lui. Perché questo album, secondo me, dimostra in maniera assolutamente incontrovertibile che Grignani è un capace compositore e un bravo musicista e tanto dovrebbe bastare. Si tratta infatti di una raccolta (la terza della sua discografia) in cui si ripercorre una ultraventennale carriera attraverso brani che per un motivo o per l’altro rappresentano tappe fondamentali della stessa, riproposti in una sorta di lettura critica in cui il cantautore è in parte affiancato da alcuni prestigiosi colleghi. Unplugged riarrangiato in chiave semiacustica (come da definizione di comunicato stampa), il Grignani musicista ha potuto riprendere il proprio lavoro del passato e in qualche modo riaffrontarlo con più esperienza e una diversa maturità, e credo questa sia la chiave giusta per apprezzare il senso dell’operazione. Chi ascolta il nuovo album di Gianluca Grignani inevitabilmente troverà che alcuni pezzi risultano oggi più convincenti della versione originale mentre di altri invece penserà che magari abbiano perso qualcosa, ma questo però forse finirà per rivelare più della psicologia e del gusto di chi ascolta che del percorso di Gianluca Grignani che, come ogni artista che si rispetti, deve avere il coraggio di evolversi e rimettersi in discussione, soprattutto quando si confronta con se stesso. Operazioni come questa – a prescindere appunto dalla soggettiva valutazione sui singoli brani – sono interessanti in prospettiva, perché forniscono una visione della poetica e del percorso intrapreso da un uomo col passare degli anni.
Accennavo alla presenza di molti amici e colleghi che prestano il proprio talento a nove canzoni in Una strada in mezzo al cielo e che nel nuovo album con Gianluca Grignani duettano (termine decisamente poco esemplificativo: sarebbe meglio parlare di omaggi e contaminazioni che riguardano Annalisa, Briga, Luca Carboni, Carmen Consoli, Elisa, Luciano Ligabue, Fabrizio Moro, Max Pezzali e Federico Zampaglione), mentre altre sette canzoni sono invece ricantate solo da lui che peraltro interpreta anche l’unico inedito che dà anche il titolo all’album e che forse merita un ragionamento a parte. Con un suono molto più morbido della vena graffiante degli esordi, quest’ultima composizione avrà vita dura a competere con le altre sedici tracce che possono vantare una presenza affettiva di decenni nella memoria collettiva, ma le va riconosciuto comunque un solido appeal e una struttura piacevole. Il consiglio è di ascoltarla per prima o magari da sola, per non farsi condizionare da accostamenti ingombranti. Tornando agli ospiti eccellenti, va detto che alcuni di questi si avvicinano più facilmente allo stile di Grignani mentre altri invece lo incontrano in qualche modo a metà strada come per esempio accade con Elisa, che porta in dote una raffinata dolcezza che trovo renda incantevole questa nuova versione di Destinazione Paradiso. Lo stesso dicasi per l’elegantissima versione di La mia storia tra le dita interpretata con Annalisa che si dimostra ancora una volta una delle più brave e tecniche interpreti della musica leggera italiana. Peccato solo che, confrontandosi con una delle canzoni più famose del repertorio del cantautore milanese, entrambi sembrano in qualche modo condizionati dall’originale: avrei apprezzato ascoltarli in un brano che lasciasse loro qualche libertà in più. Assolutamente splendido l’effetto di Falco a metà in coppia con Luca Carboni in cui l’intesa è da manuale: i due si intendono e completano a meraviglia, e inevitabilmente gli zoccoli duri dei rispettivi fan club apprezzeranno senza riserve. Annotazione personale a conclusione del discorso che riguarda le collaborazioni che ho più apprezzato: ho ascoltato distrattamente e in maniera poco convinta Primo treno per Marte in cui l’ospite è Max Pezzali. Dopo un paio di canzoni mi è venuta voglia di ritornarci, e poi di nuovo l’ho fatto ripartire alla fine dell’album scoprendone ogni volta una sfumatura diversa, e concludendo infine che è davvero uno dei brani meglio riusciti dell’intera raccolta.
Per concludere questo è un disco in cui il Grignani musicista ha voluto sperimentare e far “rivivere” le sue canzoni senza l’assillo della ricerca del pezzo di successo, e sono sicuro che riuscirà nella difficilissima impresa di mettere d’accordo i fan della prima ora con chi ha invece apprezzato più la vena pop-rock dei suoi ultimi album. E forse finirà per unirsi a loro anche una nuova generazione di pubblico che – magari per questioni anagrafiche – scoprirà proprio grazie al nuovo album Un strada in mezzo al cielo dei piccoli gioielli musicali. Il che, per un artista, è davvero il massimo.