Gianluigi Nuzzi e la “Via Crucis” di Papa Francesco

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Gianluigi Nuzzi

Per il Cattolicesimo il Vaticano è il luogo di culto per eccellenza. La sua maestosità e l’aura di sacralità che lo circonda contribuiscono all’impressione di intoccabilità, solennità e ferma giustizia, sia degli uomini che divina. Tali caratteristiche, paradossalmente, compongono anche un mosaico di mistero e impenetrabilità oltre i quali si celano segreti che non possono essere svelati e comportamenti non proprio limpidi. Il Vaticano ha due facce: quella religiosa, in apparenza distaccata dalle cose terrene e quella politica, amministrativa ed economica che permea, inevitabilmente, un’entità statale. Non sempre le due prospettive che delineano il profilo di questo luogo combaciano. O meglio, accade talvolta che gli uomini preposti a tale compito non lo portino a compimento nel modo più adeguato. Errori in buonafede o in malafede in grado di compromettere la stessa reputazione del Vaticano e del suo capo, ovvero il Papa. Sbagli che, se portati alla luce e, quindi, all’orecchio del mondo possono creare una vera e propria deflagrazione. E così è accaduto. In questi giorni le cronache hanno seguito, con attenzione e ferrea analisi dei dettagli, il processo che vede imputati tre impiegati vaticani e due giornalisti per sottrazione e diffusione di documenti riservati, nello specifico informazioni sulla gestione economica della Santa Sede. Al procedimento penale in corso spetterà il compito di capire da che parte penda l’ago della bilancia. Parliamo, per chi non avesse seguito la vicenda, del caso Vatileaks 2, scoppiato proprio nei primi giorni del novembre di quest’anno. Accuse, repentine collaborazioni alle indagini, bugie, tradimenti si stanno rivelando la punta dell’iceberg in una questione esplosa proprio in un momento già difficile dal punto di vista della politica internazionale e del precario equilibrio della convivenza civile e religiosa. La presunta cattiva gestione amministrativa del Vaticano, infatti, sta assumendo i contorni di una implosione, di uno sgretolamento dall’interno che ci saremmo volentieri risparmiati, soprattutto oggi. Uno dei giornalisti coinvolti nel processo è Gianluigi Nuzzi, personaggio molto conosciuto nel mondo della televisione, grazie ai programmi “Intoccabili” (La7) e “Quarto Grado” (Rete 4), ma altrettanto popolare per i suoi best seller internazionali e scottanti come “Vaticano Spa” (Chiarelettere, 2009), “Sua Santità” (Chiarelettere, 2012) e l’ultimo, “Via Crucis” (Chiarelettere, 2015), su cui si focalizza questo articolo.

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Le prime due inchieste di Gianluigi Nuzzi hanno fatto tremare il Vaticano: in “Vaticano Spa” il tema centrale riguarda le operazioni finanziare non proprio pulite e le mosse politiche ed economiche a dir poco spregiudicate negli ambienti della Santa Sede, una sorta di ritorno al passato, un film che si riteneva già visto e concluso, negli anni Ottanta, con le vicende legate a Marcinkus e Calvi. “Sua Santità” è un’indagine accurata sulle carte private dell’ormai Papa emerito Benedetto XVI, sconvolgenti verità che spaziano dalla politica italiana alla pedofilia all’interno della Chiesa. Due opere che non si fondano su opinioni o voci, bensì sulla solida base di documenti riservati attraverso i quali viene ricostruita una storia piena di intrecci e colpi di scena da far invidia ai romanzi di John Grisham, Frederick Forsyth e Ian Fleming. “Via Crucis” ne è l’ultimo, lampante esempio. Come vengono gestiti i soldi del Vaticano? Da chi? E’ vero che esiste una sorta di “fabbrica” dei santi e dei beati? Dove finisce il denaro delle offerte? In che modo agisce lo Ior? Cosa c’è di vero nello scandalo che vede alcuni prelati sempre più ricchi, a dispetto dell’originario insegnamento del Cristo? Come viene amministrato l’enorme patrimonio immobiliare del Vaticano? Come si presenta la situazione fiscale della stessa Santa Sede? Cosa sta facendo Papa Francesco per sistemare l’intricata situazione economica che nemmeno Ratzinger conosceva in ogni minima sfumatura? Cosa accadrebbe se anche Bergoglio si dimettesse? Queste sono le domande principali su cui si basa il libro. L’analisi di Nuzzi è portata avanti con rigore, uno stile fluido nonostante la complessità degli argomenti trattati e il senso dell’analisi lucida, che prende in considerazione ogni dettaglio, pur mantenendo una chiara visione d’insieme. Di tale approfondita inchiesta fanno parte anche le foto, la cronologia e i documenti che chiudono il libro e sono fondamentale guida per il lettore che voglia avere un riscontro più diretto, oltre l’opera stessa. L’operato di Papa Francesco e la sua idea di ordine e trasparenza, del resto, sono chiare fin dal principio del libro, nelle pagine in cui Gianluigi Nuzzi riporta integralmente la registrazione della riunione riservata tra il Pontefice e i suoi più stretti collaboratori, avvenuta il 3 luglio 2013. Fin dalle prime parole trascritte fedelmente, il lettore comprende il senso ultimo della “via crucis” di quest’uomo venuto dalla lontana Argentina e che si ritrova tra le mani un potere immenso e mal gestito. Attuare riforme concrete e che non durino il tempo di una riunione è impresa ardua; il Papa si rende subito conto del fatto che la pesante e farraginosa “macchina” economica della Santa Sede è impazzita, fuori controllo e alcuni meccanismi quasi ingolfati da corruzione e mancanza di chiarezza (persino le ricevute di lavori e vari servizi sono gonfiate o non esistono affatto). Non c’è metodo, è impossibile risalire all’origine di tanto caos e ciò, per alcuni, è un enorme, irrinunciabile vantaggio.

© fabiomax - Fotolia.com
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Secondo Gianluigi Nuzzi, per questi motivi Papa Francesco esige che ogni minima spesa sia registrata e “tenuta d’occhio” affinché non subisca irragionevoli “variazioni” difficili da giustificare. Insomma, i conti non sono a posto e c’è chi trama nell’ombra per sabotare qualunque tentativo di tornare a una condizione più equilibrata. Ormai il malcostume si sovrappone all’interesse, alla corruzione, alla speculazione e ci vorrà tutta la fermezza e la pazienza di Papa Francesco per districarsi in questa marea di numeri a cui si sommano silenzi, frasi di circostanza, sottintesi e intrighi di palazzo. Gianluigi Nuzzi precisa che il suo libro non è né a favore né contro il Pontefice; semplicemente, l’intento non è questo, bensì scoprire una ferita aperta da troppo tempo e che non può più essere ignorata. Potremmo quasi affermare che si tratti di una lotta tra il bene e il male, ma con la sostanziale variazione sul tema per cui non sempre chi sembra onesto lo è e la “purezza” di intenti e azioni è, qualche volta, utopia. Inoltre può accadere che l’ambizione personale, benché (solo) in apparenza sembri fuori luogo associarla a uomini di Dio, può non essere deleteria, né moralmente riprovevole (non sempre almeno, dipende dall’uso che se ne fa). E’ vero, questi discorsi confondono più che chiarire, ma la realtà attuale del Vaticano è proprio questa: un labirinto nel quale esistono diverse strade per uscire, ma bisogna trovarle, seguirle senza farsi distrarre da altre che possono apparire più semplici e stare bene attenti, poiché non tutte le vie sono consigliabili. Papa Francesco ha una lunga battaglia davanti a sé. Nessuno, neppure Gianluigi Nuzzi può sapere se la vincerà. Di certo il capo della Chiesa cattolica non è un uomo debole, né privo di esperienza e tantomeno influenzabile. La sua “natura” di gesuita è evidente in ogni gesto e in ogni parola e c’è una non remota possibilità che proprio questa sia la carta vincente nel pericoloso “gioco” della politica vaticana.

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