GIUSTIZIA: STOP ALLA MEDIAZIONE

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La Corte Costituzionale ha dato oggi un duro colpo agli sforzi del Governo di ridurre il contezioso civile, dichiarando illegittima la nuova normativa sull’obbligatorietà del ricorso alla media-conciliazione nelle controversie tra privati prima di andare in giudizio. Il dispositivo della sentenza è stato annunciato oggi da una nota della Consulta che, accogliendo la questione di legittimità costituzionale sollevata dal T.A.R. Lazio, ha dichiarato la illegittimità costituzionale, per eccesso di delega legislativa, del d.lgs. 4 marzo 2010, n. 28 nella parte in cui ha previsto il carattere obbligatorio della mediazione.

Lo scorso aprile, infatti, è scattata l’obbligatorietà della mediazione per la tranche di contenziosi più numerosa, quella su incidenti stradali e controversie condominiali. Sebbene decisa attraverso decreto delegato dal precedente Guardasigilli, Angelino Alfano, l’obbligatorietà era stata salutata con grande favore dall’attuale ministro, Paola Severino, che la citava come una delle misure più efficaci per sfoltire le cause civili.

La categoria degli avvocati, che aveva presentato ricorso alla Consulta contro la “privatizzazione della giustizia civile”, come ha detto l’Organismo unitario dell’avvocatura, saluta la sentenza come un grande successo.

Apprezzamento anche da parte del Codacons per la decisione della Corte costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità delle norme che hanno introdotto la media-conciliazione nelle controversie civili e commerciali, nella parte in cui si prevede il carattere obbligatorio della mediazione. «Fin dal primo momento avevamo contestato l’introduzione della mediazione obbligatoria – spiega il Presidente Carlo Rienzi – sostenendo come la nuova procedura per le controversie civili determinasse un aumento dei costi per l’utente e un allungamento dei tempi per la risoluzione dei casi, in un momento in cui, a causa dell’aumento del contributo unificato, i costi per accedere alla giustizia a carico dei cittadini sono già elevatissimi. La decisione della Consulta appare quindi più che giustificata, perché elimina l’obbligatorietà della mediazione e tutela gli interessi degli utenti italiani».

Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC), propone una soluzione alternativa ai cittadini che contestano somme di denaro irrisorie. «La soluzione alternativa delle controversie è di casa quando il cittadino si rivolge alle associazioni dei consumatori – spiega – Invitiamo i cittadini che abbiano vertenze con le società telefoniche (Telecom, Tim, Vodafone, H3G, Fastweb, Wind, Teletu), con i fornitori di energia domestica (Enel, Eni, Sorgenia, Edison), con le Poste e con Alitalia, Ania, Banca Intesa Sanpaolo, Cepu, Monte dei Paschi, Unicredit a rivolgersi ai nostri sportelli sul sito www.consumatori.it per risolvere senza costi ogni tipo di vertenza grazie alle procedure di conciliazione attivate dall’Unione Nazionale Consumatori con le citate imprese. Non ha senso – prosegue Dona – rivolgersi ad un avvocato e tantomeno ad un giudice quando la somma in contestazione è di poche decine o centinaia di euro: le associazioni sono al servizio dei cittadini ed operano gratuitamente per chi è iscritto».

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