Guardiani della Galassia: film ricco di avventura, pathos e umorismo

Il film “Guardiani della Galassia” è uscito al cinema il 22 ottobre. La recensione, il trailer e la trama

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“Tanto tempo fa in una galassia lontana, lontana…” c’erano un pianeta minacciato, un clan di alieni distruttori e una squinternata banda di truffatori spaziali chiamati “Guardiani della galassia” guidati da Peter Quill, vagabondo interstellare appassionato al rock dei gloriosi seventies: Rocket, procione geneticamente modificato, Groot, albero umanoide con vocabolario limitato, Gamora, letale e sexy eroina dalla pelle verde e Drax, forzuto colosso a cui hanno sterminato la famiglia.

Proprio come la monumentale space opera per eccellenza, “Star Wars”, il decimo film targato Marvel studios si offre allo sguardo nostalgico dello spettatore: frizzante e caleidoscopico universo mutante in cui una pletora di razze aliene, antropomorfe e animali popolano “strani, nuovi mondi”. Dopo “Iron man 3”, inizio della sfolgorante “fase due” della Marvel che si concluderà con “The Avengers: age of Ultron” di Joss Whedon, Kevin Feige e le alte cariche del Marvel Cinematic Universe hanno pensato bene di lanciare un nuovo franchise che ha tanto il sapore di un’operazione retrò dalle tinte vintage.

Nasce così il progetto “Guardiani della galassia” di James Gunn, cineasta che, dopo alcune sortite nel trash (“Terror Firmer”) e nella horror comedy (“Slither”), ha raggiunto il meritato successo come regista prima con “Super”, poi con “Comic movie”. Sfruttando un bagaglio sci-fi che pesca a piene mani nell’immaginario di Spielberg, George Lucas e Joe Dante (col tocco spettacolare di Abrams), Gunn, autore anche della sceneggiatura scritta a quattro mani con Nicole Perlman, mette in scena una colorata, clownesca e pirotecnica epopea fantascientifica ispirata dall’omonimo fumetto creato negli anni ’60 da Arnold Drake e Gene Colan.

Guardiani della Galassia filmUn cabaret galattico che non risparmia raffiche di proiettili, battute al vetriolo e divertenti interludi demenziali. Il protagonista di “Guardiani della galassia” Peter Quill, interpretato con temperamento e carattere da Chris Pratt, nel giorno funesto in cui la madre passa a miglior vita, viene rapito dai Ravagers, bizzarri pirati capeggiati da Yondu, ghignante alieno blu munito di freccia telecomandata pronta a infilzare chiunque gli capiti a tiro.

Dopo ventisei anni Peter si fa chiamare Starlord e si arrabatta come meglio può tra furti e piccole rapine nei diversi sistemi stellari, fin quando si impossessa di una misteriosa sfera bramata anche da Ronan, il malvagio alieno che vorrebbe, con essa, mettere a ferro e fuoco il pianeta Xandor. Finito in carcere, Peter si allea con altri quattro ricercati per fermare l’avanzata del temibile Ronan e salvare l’intero universo. Esuberanti e pittoreschi, i “fantastici quattro” sembrano fuoriusciti dalla fantasia visionaria bessoniana de “Il Quinto elemento”, mentre Peter Quill, antieroe muscolare e con gran sense of humour, ricorda il contrabbandiere Han Solo in fuga dai cacciatori di taglie nella leggendaria saga creata da George Lucas.

Rispetto ai nobili intenti degli eroi di “The Avengers”, uniti per evitare la distruzione della terra nello scoppiettante scenario di una New York devastata, lo sparuto gruppetto dei guardiani della galassia è mosso dal solo richiamo di denaro sonante promesso dal “collezionista”, un Benicio del Toro irriconoscibile. Tra l’immancabile cammeo (auto)celebrativo di Stan Lee e le svariate comparsate di mostriciattoli e bizzarri extraterrestri, il film di Gunn è la prima opera interamente fantascientifica creata dalla Marvel, la più vicina alla surreale cosmogonia fumettistica da cui sono tratte le trasposizioni filmiche.

Non era un’impresa facile dosare l’azione spumeggiante della miglior tradizione hollywoodiana e i brillanti stacchetti umoristici, ma la sfida è vinta, grazie anche a un cast perfettamente in sintonia su cui spiccano Chris “Starlord” Pratt e Zoe Saldana nei panni dell’ “evergreen” Gamora (quest’ultima, dopo “Avatar” e “Star Trek: Into Darkness” sembra nata per interpretare l’aliena). Tra sparatorie, inseguimenti mozzafiato e duelli su astronavi lanciate in volo, non mancano momenti introspettivi che ben si plasmano su un’architettura narrativa ben calibrata; il coinvolgimento emotivo non è affidato ai soli effetti speciali, ma anche alla complessità a tutto tondo di ciascun personaggio. Passione, avventura, pathos e umorismo sono il vero “awesome mix” (av)vincente di questa sfolgorante sarabanda spaziale al ritmo di vecchi successi anni ’70.

Trailer

 

                                                                                                                               Vincenzo Palermo

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