Halloween: significato e origini della festa

Qual è il vero significato della festa di Halloween? Da dove ha origine la lunga storia che ha portato questa ricorrenza fino a noi? Perché si dice “dolcetto o scherzetto” e per quale motivo si usa travestirsi?

Cosa c’è di vero nelle leggende che conferiscono a questa celebrazione il carattere ambivalente che la colloca tra questo e l’altro mondo, tra il bene e il male, la vita e la morte, l’oscurità e la luce?

Possiamo definire Halloween una festa puramente “americana” e, come tale, di semplice importazione e legata a doppio filo al consumismo più sfrenato?

Di domande a cui rispondere ce ne sono molte, di miti da sfatare altrettanti e persino di pregiudizi così ben radicati nel nostro immaginario collettivo da risultare quasi impossibile estirparli.

La festa di Halloween ha conosciuto, negli ultimi anni, un’espansione su vasta scala, internazionale e inarrestabile. Per i più giovani è un divertimento piacevole, forse un modo per stemperare l’atmosfera di ineluttabilità che, per forza di cose, circonda la ricorrenza di Ognissanti e il giorno dedicato ai defunti.

Il pensiero degli adulti, invece, è meno compatto e piuttosto scettico; per alcuni Halloween è un divertissement, magari una vera passione; altri detestano questa festa più o meno cordialmente, o la condannano perfino, ritenendola superficiale e priva della connotazione spirituale che, invece, dovrebbe esserne la caratteristica preminente; altri ancora rimangono indifferenti.

Ci piaccia o meno, però, la notte dedicata a streghe, mostri e racconti del terrore è, ormai, entrata a far parte del ciclo annuale di festività che ci donano gaiezza o timore, spensieratezza o momenti di riflessione ma, sempre, ci ricordano che il tempo scorre ineluttabile, irreversibile, sottolineando la morte e la rinascita della natura intorno a noi.

Cerchiamo, allora, di capirne di più, senza dare giudizi affrettati e tenendo conto non solo delle domande suddette, ovvero le questioni che la maggior parte di noi curiosi vorrebbe approfondire, ma soprattutto del fatto che ogni celebrazione, recente o meno che sia, si porta dietro un bagaglio di storia, cliché, idee e speranze che non sono mai liquidabili in poche parole o con qualche etichetta, negativa o positiva, a effetto, per dimostrare a tutti i costi che la verità sta da una parte piuttosto che da un’altra (per dirla tutta questa “verità” potrebbe stare da entrambe le parti, non sarebbe certo inusuale). Se vogliamo capire l’essenza della festa di Halloween dobbiamo partire dall’inizio, cioè dal significato del nome.

La festa di Halloween: il significato del nome e le origini celtiche

Halloween deriva dall’inglese antico “All Hallows’Eve”, che vuol dire “la vigilia di Tutti i Santi”. Anticamente, infatti, il giorno non iniziava all’alba, bensì al tramonto della sera precedente; per questa ragione anche la festa cominciava al crepuscolo del 31 ottobre, mentre il primo novembre era chiamato “All Hallows’ Day”, cioè “il giorno di Tutti i Santi”, (oggi, ormai, la festa di Halloween vera e propria dura il tempo di una notte).

Si usava chiamare la vigilia delle celebrazioni anche “All Hallows’ Even”, ovvero “la sera di Tutti i Santi” e proprio questa denominazione è stata contratta dapprima in “Hallows’s Even”, poi in “Hallow-e’en” e, infine, si è cristallizzata nel nome che tutti conosciamo, “Halloween”.

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La natura si chiude in sé stessa per prepararsi a nuova vita.

La festa di Halloween ha radici molto profonde che arrivano fino alle celebrazioni legate alle antichissime tradizioni celtiche. Stiamo parlando, nello specifico, dei popoli provenienti dalle Isole Britanniche, dediti alla caccia, alla pesca, all’agricoltura, all’allevamento, all’artigianato e divisi in classi sociali che contemplavano la presenza dell’aristocrazia (la quale aveva, tra gli altri compiti, quello di eleggere il re), della casta sacerdotale (i druidi o i maghi per esempio), del popolo e perfino degli schiavi.

Queste genti avevano un legame fortissimo con la natura, intuibile proprio dalle attività a cui si dedicavano per sopravvivere e prosperare; per questo conoscevano alla perfezione il ciclo della natura, in grado di influenzare anche la vita degli esseri umani e ne celebravano ogni passaggio importante.

Halloween deriva, infatti, dall’antica festività di “Samhain”, il capodanno celtico (per la pronuncia occorre sottolineare che non ne esiste solo una, ma varia, allo stesso modo della grafia, a seconda della popolazione celtica a cui vogliamo fare riferimento; per esempio in gaelico irlandese Samhain si pronuncia “souin” e questa variante è una delle più conosciute).

Naturalmente precisiamo che da questa festività a Halloween molte sono state le evoluzioni, però pare innegabile il filo rosso che le lega una all’altra.

Di questa teoria è convinto lo studioso Nicholas Rogers, professore di Storia alla York University di Toronto che, attraverso una meticolosa ricerca, ha identificato proprio in Samhain e non nelle antiche celebrazioni romane dedicate ai defunti (altra teoria dibattuta), la vera origine di Halloween.

Rogers non è il solo a sostenere questa ipotesi, visto che la sostenne anche il celebre antropologo James Frazer (1854-1941). Teniamo conto, comunque, del fatto che, ancora oggi, non tutti sono d’accordo con Rogers e Frazer e non mancano discussioni piuttosto accese in merito.

Samhain, benché l’origine del nome non sia del tutto chiara, forse deriva dai due termini “sam” (estate) e “fuin” (tramonto) che, insieme significherebbero “fine dell’estate” (ma le fonti non concordano su questo punto). Di fatto, però, tale festività sottolinea la fine del periodo di luce dell’anno e l’inizio dell’oscurità invernale.

Soffermiamoci sul fatto che l’inizio di tutto avviene nel buio; il giorno inizia con le tenebre, come abbiamo detto, l’anno con Samhain che sancisce l’arrivo del freddo.

Questa celebrazione è l’esatto opposto di Beltane, ricorrenza che cadeva il primo maggio e durante la quale gli antichi popoli celti raccoglievano i frutti della terra; al contrario a Samhain terminava il raccolto e tutto ciò che non poteva essere conservato o era in eccesso veniva mangiato, mentre quel che rimaneva nei campi diveniva un’offerta per i defunti.

I Celti credevano che questo particolare momento, in cui l’oscurità vinceva sulla luce e che si protraeva fino al Solstizio d’Inverno, fosse una sorta di “tempo di passaggio”, di “regno di nessuno”, non appartenente, dunque, né ai vivi né ai morti, né a questo né all’altro mondo.

Così si apriva una fase durante la quale entrambi i mondi potevano “toccarsi”, non vi erano barriere ed era possibile comunicare con gli spiriti o con gli dei.

Proprio a Samhain i druidi cercavano il contatto con l’aldilà, si facevano intermediari tra i due “regni” e, viceversa, si riteneva che anche gli abitanti del Sidh (l’altro mondo) potessero varcare le soglie della realtà che avevano abbandonato.

Da qui ha avuto origine l’idea cristiana della lotta tra bene e male (ovviamente anche i Celti conoscevano questi concetti e tale dicotomia, successivamente “cristianizzata” e, allo stesso modo, credevano negli spiriti malvagi) in questo preciso frangente, del potere demoniaco che in questa notte si scatenerebbe, poiché libero dai vincoli di spazio, tempo e dalle leggi che regolano e tengono separati l’oscurità del male dalla luce del bene.

Già gli antichi Romani si erano resi conto della somiglianza tra Samhain e le loro celebrazione per i defunti: Lemuria che, però, cadeva nel mese di maggio, esattamente il 9, l’11 e il 13; Parentalia, dedicata ai defunti delle singole famiglie e che si svolgeva tra il 13 e il 21 febbraio (l’ultimo giorno di cerimonie era noto con il nome di Feralia);

La festa di Halloween, il significato e l’avvento del Cristianesimo

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Papa Gregorio III (690-741; eletto nel 731) decise di spostare la Festa di Ognissanti, fino ad allora celebrata il 13 maggio, al primo novembre. Tale scelta va vista come il tentativo di nascondere le antiche usanze pagane, innestandovi tradizioni religiose cristiane, ovvero cancellare dalla memoria collettiva il passato precristiano amalgamandolo fino all’oblio totale con gli elementi cristiani.

Papa Gregorio IV (795-844; eletto nell’828) decretò che la Festa di Ognissanti diventasse una celebrazione di precetto (una festa comandata, insomma). Le antiche usanze non sparirono certo nell’arco di pochi anni e, del resto, il fatto che Halloween venga festeggiato ancora oggi, rispettando un particolare simbolismo che vedremo tra poco, vuol dire che la tradizione pagana non è mai morta del tutto.

Così la festa è giunta fino a noi e non senza problemi: la Chiesa Protestante non ama molto Halloween, mentre quella Cattolica è divisa, anche se, in linea teorica nemmeno quest’ultima lo approva (ricordiamo, però, che questa suddivisione è semplificata, perché all’interno di ambo i gruppi esistono correnti di pensiero diverse e, comunque, di grande rilevanza rimane la scelta individuale).

In generale, nel mondo cristiano (e non solo), c’è chi ritiene che Halloween sia una celebrazione del culto di satana. Inutile ripetere che non è così, benché rimanga impossibile prevedere il comportamento di certi singoli, o i pensieri che attraversano le loro teste. Restando ben ancorati alle radici di questa festa e al suo sviluppo nella Storia, possiamo sostenere che la “venerazione” di forze occulte non c’entri nulla e, comunque, laddove esista, sia ascrivibile a un fenomeno minoritario, posteriore, legato all’innesto di elementi folkloristici e altrettanto successivi e alle teste dei singoli di cui sopra.

Insomma, Halloween non è la festa del “male”, tutt’altro! Semmai dovremmo dire che nell’immaginario collettivo, in parte, ha assunto questa connotazione a causa “dell’incontro con l’ignoto” che la contraddistingue, in particolar modo con il mondo dell’aldilà che incute un certo timore dovuto soprattutto all’ineluttabilità e alla mancata esperienza di esso (come ben sappiamo, chi ne fa esperienza non può raccontarcela).

Leggi l’articolo sulla celebrazione dei morti

E’ possibile conciliare la fede cristiana con la voglia di festeggiare Halloween?

La maggior parte di noi, facendo appello alla propria individualità, non si pone il problema pur essendo credente e celebra questa festa con la giusta spensieratezza che serve per esorcizzare il male e la paura di ciò che non conosciamo.

Forse è proprio questo il segreto “laico”, se così vogliamo definirlo, per accostarsi alla notte del 31 ottobre: conoscere il vero significato di Halloween, la sua evoluzione nel tempo e nello spazio, capirne il valore per quelli che sono venuti prima di noi e, se vogliamo, dedicargli un’attenzione che non sfoci nel consumismo sfrenato e nemmeno nel raccoglimento spirituale vero e proprio.

E’ possibile, insomma, che questo particolare momento possa diventare (e in parte già lo è) un ulteriore espediente di aggregazione e, perché no, riflessione introspettiva.

Certo, per le tradizioni definite “neopagane” come la Wicca, per esempio, la notte di Halloween è un momento sacro e come tale va celebrato, tenendo conto dell’antico potere del cerchio sacro che simboleggia il percorso di nascita, crescita, maturità e declino di tutti gli esseri viventi, del focolare che a Samhain veniva spento in ogni abitazione per scacciare gli spiriti maligni e poi riacceso dai druidi secondo un rituale prestabilito, simboleggiando la presenza della dea madre che nel fuoco rinnova la sua energia vitale e purifica le case dalla possibile presenza del male.

Halloween, dunque, è il momento della purificazione interiore, della riflessione sul passato e su ciò che si vuole realizzare nel futuro, così come facevano gli antichi Celti, che in quel momento dell’anno sospendevano sia i conflitti che la possibilità di contrarre matrimonio.

La festa di Halloween e le streghe

 A questo punto, quasi sicuramente, l’accostamento Halloween/sabba delle streghe vi sarà venuto in mente. Per parlare di questo argomento non basterebbe un altro articolo, però possiamo precisare che l’elemento del sabba è posteriore al nucleo essenziale di Samhain e, soprattutto, deriva da tutta una serie di cliché che sono stati (spesso consapevolmente) sovrapposti ai culti originari, soprattutto per creare dei capri espiatori su cui riversare paure, angosce e, in qualche modo, dare forma all’inspiegabile, all’irrazionale.

L’inquisizione, i processi e le torture alle donne accusate di essere streghe, hanno fatto il resto. E’, invece, molto probabile che le conoscenze di alcune delle donne processate (guaritrici, levatrici, per esempio), avessero non solo a che vedere con la saggezza empirica e popolare, ma recassero in sé anche delle tracce di tradizioni rituali, religiose molto lontane, tramandate di generazione in generazione allo stesso modo dei rimedi per le malattie, ma confuse con i “poteri” donati dal demonio durante i sabba.

Comprendere il vero significato di Halloween vuol dire scoprire i simboli che hanno reso la festa tanto popolare. La prima cosa a cui pensiamo al solo sentir parlare della notte del 31 ottobre è la zucca (o, per dirla con Linus, il Grande Cocomero).

Da dove nasce la Festa di Halloween e perché è stata scelta proprio una zucca?

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Narra la leggenda che molto tempo fa, in Irlanda, viveva un uomo di nome Jack, dedito solo all’alcol e al gioco d’azzardo. Durante la notte di Halloween gli venne in mente di invitare il diavolo in persona a bere con lui per poi attirarlo in una trappola (un’altra versione narra che fu una semplice apparizione, probabilmente sopraggiunta dopo l’ennesima sbronza). Il demonio accettò e, durante la serata, tentò Jack per prendersi la sua anima.

Quest’ultimo gli chiese di poter bere un ultimo bicchiere prima dell’inevitabile ma, subito dopo, si lagnò del fatto che non aveva soldi per pagare. Dopo molte insistenze, il diavolo cedette e si trasformò in una moneta. Jack, allora, l’afferrò e la mise nel suo borsellino su cui vi era ricamata una croce.

Bloccato all’interno il diavolo, per tornare libero, dovette acconsentire alla richiesta di Jack: posticipare la sua morte di un anno ancora. Passarono i mesi e, alla successiva vigilia di Ognissanti il diavolo, puntuale, si ripresentò. Jack, che non aveva alcuna intenzione di morire, lo sfidò ad arrampicarsi su un albero molto alto. Una scommessa che sembrava estremamente facile e ingenua ma, quando il signore degli inferi arrivò sulla cima, Jack incise sul tronco il simbolo della croce, impedendogli di scendere.

Fu a quel punto che il nostro protagonista propose al diavolo un patto: avrebbe cancellato il segno dall’albero se l’altro avesse promesso di non tentarlo mai più. Il demonio acconsentì e Jack trascorse il resto della vita sereno, senza più vizi.

Quando morì arrivò in Paradiso, ma non venne fatto entrare a causa dei suoi peccati terreni. Allora discese verso l’inferno, ma il diavolo, per vendicarsi, gli impedì l’accesso donandogli, però, un tizzone ardente con cui farsi strada nelle tenebre. Jack intagliò una cipolla e vi inserì la fiaccola per farla durare più a lungo, iniziando il suo vagabondaggio.

La leggenda vuole che ogni 31 ottobre, quando il nostro mondo e quello eterno entrano in contatto, Jack torni sulla terra e sia persino possibile incontrarlo mentre vaga senza meta accompagnato dalla fiamma che continua ad ardere nella cipolla intagliata.

Questa è la storia di Jack O’Lantern. Quando gli irlandesi, nell’Ottocento, cominciarono a emigrare negli Stati Uniti, abbandonarono la tradizionale cipolla per sostituirla con la zucca, molto più grande e tonda, dunque perfettamente adattabile, anzi, persino più “funzionale”, alla leggenda del povero Jack.

Inoltre l’usanza di intagliare zucche in cui inserire un lumino, secondo Nicholas Rogers, deriverebbe anche dalla volontà di ricordare le anime del Purgatorio (in effetti anche Jack è un’anima in pena a cui è proibito tanto il Paradiso quanto l’inferno).

La festa di Halloween: dolcetto o scherzetto?

Oltre alla zucca un altro importantissimo simbolo di Halloween sta in una famosissima espressione: “Dolcetto o scherzetto?” (Trick or treat?). I bambini, alla vigilia di Ognissanti, bussano di casa in casa a chiedere dolci; se questi vengono negati, la “vendetta” consiste in scherzi alla proprietà o agli stessi padroni.

A quanto pare anche questa tradizione avrebbe origini antiche, forse medievali: in Inghilterra i poveri bussavano a ogni porta per chiedere cibo con cui sfamarsi durante l’inverno in cambio di preghiere per l’anima dei defunti.

Chi negava l’aiuto riceveva in cambio solo anatemi. Sui travestimenti ci sono diverse ipotesi: la maschera, infatti, serviva ai druidi per scacciare gli spiriti maligni e, in epoche successive, l’usanza di indossare un costume, in Irlanda e in Inghilterra, simboleggiava la necessità di confondersi, al fine di non essere riconosciuti, con gli spiriti tornati sulla terra.

Sembra che i giochi tradizionali svolti durante la festa, come la pesca delle mele con la bocca o la divinazione sul nome del futuro marito (gioco tutto femminile ovviamente) con spicchi di buccia di mela, deriverebbero dall’incontro tra le tradizioni celtiche e quelle romane in onore dei defunti. 

Anche in questo caso, però, non c’è totale accordo, quindi rimaniamo nel campo delle ipotesi. Una cosa è certa: il cibo, durante Halloween, ha un valore eccezionale, sacrale; dalle zucche, alle mele, dalle rape ai dolci, non vi è leggenda in cui manchi il riferimento al nutrimento, prerogativa dei vivi.

La festa di Halloween in Italia e nel mondo

Il 31 ottobre, però, tutto è possibile, anche che i defunti tornino ad assaporare il cibo. Vediamo, a tal proposito, le tradizioni in Italia e nel mondo.

Il ricordo di chi non c’è più, infatti, così come le usanze a esso inerenti non sono certo esclusiva dei Paesi anglosassoni e potremo stupirci delle similitudini riscontrate tra la concezione della Vigilia di Ognissanti negli Stati Uniti e in Inghilterra e quella nostrana o di altre nazioni.

Anche da noi esiste l’abitudine di intagliare zucche per le celebrazioni in onore dei cari estinti: in Sardegna, per esempio, la notte del 30 novembre si festeggia Sant’Andrea e i ragazzi bussano alle porte per chiedere dolci o soldi portandosi dietro una zucca illuminata dall’interno. halloween significato

Una simile pratica esiste anche in Liguria, Emilia Romagna, Abruzzo, Calabria e Lazio. Oggi, forse, queste tradizioni non sono più presenti come una volta, però riescono a sopravvivere mescolate con quelle di Halloween. 

Sempre nel nostro Paese, precisamente a Orsara di Puglia, la notte tra il primo e il 2 novembre, vengono accesi dei piccoli falò davanti alle case. Questi fuochi hanno lo scopo di illuminare la strada per i defunti, in modo che possano tornare alle loro case.

La festa è conosciuta con il nome di “Fucacoste e cocce priatorje”, che in dialetto significa “fuoco fianco a fianco e teste del Purgatorio” e risale al XVIII secolo. Da ricordare, poi, è la commemorazione dei defunti in Sicilia, che risale addirittura al X secolo.

Secondo la leggenda i defunti visiterebbero i loro parenti ancora in vita nella notte tra il primo e il 2 novembre, portando regali ai bambini. La mattina del 2 novembre i più piccoli trovano giocattoli, soldi e dolci come le “crozzi ‘i mottu” (teste di morto), i “pupatelli” alle mandorle tostate, ma si usa anche preparare la “muffuletta” una piccola pagnotta fatta con olio, origano, sale, pepe, filetti di acciuga e formaggio.

Questi non sono che alcuni esempi; l’Italia è ricca di tradizioni in ricordo di chi non c’è più e nulla abbiamo da invidiare a quelle, forse oggi più “di moda” (ma possiamo discuterne) dei Paesi anglosassoni. Usciamo fuori dai nostri confini e scopriremo altre curiosità interessanti.

Una delle celebrazioni più conosciute è quella messicana. “El dia de los muertos” in Messico è una ricorrenza particolarmente sentita che ha radici precolombiane poi fuse con quelle cristiane. Si crede che nella notte tra il primo e il 2 novembre i defunti possano tornare dalle loro famiglie e persino mangiare i cibi che tanto amavano in vita.

Per questo motivo si preparano tortillas, pan de muertos (è un pane speziato che si mangia solo in questa festa e a cui si può aggiungere, tra i possibili ingredienti, cioccolato, vaniglia e sesamo), o mole (una salsa piccante preparata in diversi modi).

Il particolare sorprendente del dia de los muertos è l’atmosfera che si respira: feste, canti, balli, allegria, scheletri vestiti con abiti colorati da musicisti o da cantanti (e non solo, tutta la società è “reinterpretata” in questa chiave grottesca e decisamente simpatica per chi sa coglierne l’ironia).

Sulle tombe vengono portati fiori, ma anche cibo e bottiglie di tequila. Non è un giorno di lutto e tristezza, bensì un momento in cui esorcizzare la morte e, nello stesso tempo, deriderla e percepirla come un passaggio necessario a mantenere l’ordine delle cose.

Per avere un’idea di questo modo di festeggiare solo apparentemente bizzarro e comprenderne di più le antiche radici, potreste trovare utile non solo ricerche e filmati su Internet, ma la stessa arte di una famosissima pittrice messicana, Frida Kahlo (1907-1954), la quale ha saputo cogliere l’essenza dell’ineluttabilità della morte e del suo “ruolo” privato e pubblico nella società messicana.

Halloween si avvicina anche quest’anno e i consigli su come festeggiare in serenità, senza esagerare e usando la testa non solo per infilarci la maschera non sono mai abbastanza.

A quanto pare, tra l’altro, a far “compagnia” alle feste private o di piazza ci sarà un evento inusuale: il passaggio dell’asteroide TB145, rinominato “asteroide di Halloween”, che transiterà a 480.000 chilometri dalla terra (possiamo, quindi, stare tranquilli) proprio nella notte tra il 31 ottobre e il primo novembre. Non ci resta che andare a chiamare Linus, vero esperto del significato di Halloween e dirgli che, finalmente, il tanto atteso Grande Cocomero è arrivato per festeggiare e portare doni a tutti noi. (articolo di Francesca Rossi)

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