Durante la captivitas avignonensis, il Papa trasferì presso la sua corte tutta l’archiatrìa pontificia, ovviamente. Nel Medioevo i medici migliori erano di origine ebraica e Roma poteva vantare la più antica e forse anche una delle più numerose comunità ebraiche della diaspora. Gli ebrei della capitale italiana abitavano e abitano tuttora lunga la sponda sinistra del Tevere, tra il foro boario e piazza di Torre Argentina. E` probabile che gli ebrei romani abbiano aiutato anche Cesare nella presa del potere, come egregiamente ci illustra Luciano Canfora nella biografia dell’autore del “de bello gallico”. Sono oscure le motivazioni che spinsero gli ebrei a stanziarsi a Roma; gli Ebrei – come quasi tutti i popoli del Mediterraneo, a cominciare dai Fenici, passando per i greci – erano un popolo di colonizzatori, spinti oltremare, spesso per ragioni di natura commerciale. Quello del Mediterraneo preromano è purtroppo un mondo in parte oscuro. Sicuramente vi starete chiedendo cosa c’entri questa premessa con una rubrica di Medicina. Avete ragione! Quindi, non vi voglio tediare ulteriormente, anche perché non posso sforare un certo numero di battute, la qual cosa ha per me sicuramente un valore pedagogico, siccome tendo a essere prolisso e a lasciarmi andare in numerose digressioni.
Spero, dunque, che questo spazio possa aiutare me a diventare sintetico e voi a orientarvi nella Medicina un po’ più di quanto la confusione internettiana possa ingenerare in un pubblico mal-informatizzato. Vi prometto, comunque, che sarà una rubrica terapeutica per entrambi: lettori e curatore. Ora, tornando al tema dell’articolo, avevo cominciato parlandovi della comunità di medici ebrei che il papa si portò dietro ad Avignone. Ma perché nel Medioevo molti e tra i miglior medici erano ebrei? Ancora oggi a Roma sull’Isola Tiberina c’è un ospedale della comunità ebraica (molto funzionale tra l’altro) che si chiama Ospedale Israelitico. E` semplice rispondere alla suddetta domanda: gli ebrei come gli arabi durante il Medioevo avevano ripreso, conservato e trasmesso il sapere degli antichi greci e dei romani in tutti gli ambiti dello scibile, compresa – anzi forse soprattutto – la medicina. Sicché i papi, che tra i loro tanti e numerosi difetti hanno sempre avuto anche la furbizia, sovente sceglievano medici ebrei o bizantini per farsi curare.
In realtà sapevano bene quanto fossero bravi; sapevano bene quanto gli ebrei fossero i migliori. Sembra fossero dei cerusici raffinatissimi, il cerusico era un gradino al di sotto del chirurgo, letteralmente era colui che tagliava. Ma come’è possibile che la loro tendenza a conservare e tramandare li abbia resi così sapienti nell’ars medica? A questa indubbia peculiarità, bisogna aggiungere un’inveterata capacità di catalogare minuziosamente, di numerare, di interpretare; qualità che troverà la sua massima espressione nella cabala, non a caso capolavoro concettuale ebraico medievale. Con la fine del cosiddetto ebraismo sacerdotale e l’inizio dell’ebraismo rabbinico, le comunità ebraiche sparse per il mondo allora conosciuto iniziarono a compattarsi in virtù della crescente “ghettizzaione”, che culminerà poi con la “cacciata” di marranos e moriscos dai territori dei cattolicissimi Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia. Gli ebrei di Roma conoscevano l’arte medica perché, come dicevamo prima, la loro comunità, e successivamente il ghetto voluto da Pio v, sorgevano nei pressi dell’Isola Tiberina, isola consacrata al dio della medicina Esculapio o Asclepio, a seconda se lo si vede da ellenico o da romano. Ancora oggi quell’Isola conserva il retaggio di quella consacrazione, come testimonia la presenza di ben due Ospedali (Fatebenefratelli e Israelitico appunto). Gli ebrei conservarono il sapere medico anche per vicinanza topografica al luogo dedicato alle cure del corpo e dell’anima presso il mondo romano, come fu, ed è tuttora, l’isola Tiberina.
Gli ipocriti d’occidente, che hanno sempre fatto in modo che la mano destra non sapesse quello che faceva la mano sinistra, hanno sempre sfruttato quel popolo per farsi curare o prestare denari in privato, salvo poi disprezzarli o massacrarli in pubblico. Fino a quando non arrivò, qualche secolo dopo, un neurologo ebreo di Vienna, che scoprendo la psicanalisi, smascherò l’ipocrisia d’Occidente, sbaragliandone la finta forza. E come non poteva non essere un ebreo lo scopritore della psicanalisi? Sembra quasi una legge dantesca del contrappasso questa storia; una nemesi, una quadratura del cerchio. Meditate, ma soprattutto ascoltate Papa Francesco quando attacca proprio l’ipocrisia come stile di vita e di pensiero…
Giuseppe Pastore