In occasione della presentazione al London Film Festival de I Nostri Ragazzi abbiamo intervistato il regista Ivano De Matteo. Il suo film ha ricevuto delle ottime critiche dalla stampa italiana ed estera in seguito alla premiere veneziana. Dopo il successo de Gli Equilibristi, il regista romano prosegue la sua indagine psicologica nell’ambito delle debolezze umane e dell’ipocrisia di cui è intrisa nella nostra vita quotidiana. Abbiamo discusso con lui l’adattamento del libro La Cena di Herman Koch, l’attuale stato del cinema italiano e il suo personale percorso artistico.
Hanno parlato di “new wave del cinema italiano”, che cosa ne pensi?
A livello musicale mi è sempre piaciuta quella degli anni Ottanta. Sono contento del risultato del mio film ma non sono riuscito a vedere nessuno dei film dei miei colleghi.
Hai letto la bellissima recensione de I Nostri Ragazzi sull’Hollywood Reporter?
Sì! Più che del fatto che abbiamo scritto bene del film sono contento che abbiamo centrato in pieno il libro e le differenze rispetto al film.
Avevo una curiosità: siccome il libro è ambientato tutto durante una cena, hai mai pensato di fare un film alla Carnage di Roman Polanski?
E’ vero che il libro è ambientato tutto in una cena ma poi ci sono anche flashback e contro flashback. Quindi, la cena sarebbe durata un totale di venti minuti. Un film alla Carnage mi sarebbe piaciuto ma non ci avevo pensato. Quando ho deciso di adattare La Cena mi è subito venuto in mente di operare dei cambiamenti e di allargarlo. Il film non è un adattamento fedele ma è liberamente tratto dal libro.
Hai pensato subito di affidare il ruolo agli attori protagonisti?
La prima a cui ho pensato è stata Giovanna Mezzogiorno poi per il ragazzo Iacopo Olmo Antinori. Quando ho pensato di cambiare il figlio della coppia Gassman-Bobulova in una ragazza ho chiamato Annabel con la quale avevo già lavorato ne Gli Equilibristi. Gassman mi è venuto in mente quando ho trasformato il politico in avvocato e in ultimo è venuto Luigi Lo Cascio perché era una scelta importante ma lui è un bravissimo attore.
I Nostri Ragazzi hanno molto in comune con il tuo primo film La Bella Gente. Perché sei così interessato a raccontare l’ipocrisia delle famiglie borghesi?
E’ vero che i due film hanno diverse analogie. La Bella Gente è un film che ho amato tanto e sono contento che il prossimo anno uscirà finalmente anche nelle sale italiane visto il successo avuto in Francia. Mi piace raccontare l’ipocrisia propria di qualsiasi classe sociale ma quella della borghesia è sicuramente più impressionante e fastidiosa. Nel caso de La Bella Gente gli equilibri vengono messi in pericolo da un elemento esterno mentre ne I Nostri Ragazzi c’è un’implosione nelle due famiglie.
Hai faticato a realizzare questo film o hai giovato del successo de Gli Equilibristi?
No, Gli Equilibristi mi ha fatto da apripista. Spero che I Nostri Ragazzi possa darmi ulteriori possibilità di lavorare. Sono già fortunato a fare il lavoro che mi piace e guadagnare per vivere.
Secondo te perché gli italiani vanno sempre meno al cinema? E’ un problema economico o del nostro cinema?
Non credo che dipenda dai soldi perché anche il mio Giulio de Gli Equilibristi non aveva un soldo ma li trovava per comprarsi le sigarette! Se hai una passione credo che cinque euro per un biglietto il mercoledì li trovi.
Allora perché in Francia, per fare un esempio, le sale sono piene mentre da noi semivuote?
Questa è una domandona. Secondo me è un problema di iniziazione al cinema da parte delle scuole e delle istituzioni verso i più giovani. Poi noi italiani non sappiamo valorizzare né i nostri musei né tantomeno il nostro cinema mentre gli altri con un quadro solo creano un evento. Se un regista prova a fare qualcosa di diverso, fuori dagli schemi, lo bastonano tutti. Deve essere tutto omologato per essere accettato. Io non sono una pecora né nel cinema né nella vita. Magari sbaglio ma voglio dire quello che penso.
E’ un discorso che può valere anche per gli attori. Non lavorano sempre gli stessi in Italia?
A me piace variarli però è vero che c’è una legge di mercato che te li impone. C’è anche una scarsità di attori nella fascia di età tra i 40 e 50 anni. Non è detto che quelli che lavorano poco o fanno solo teatro siano più bravi degli altri. Però è giusto provare e assumersi dei rischi con gli attori più giovani.
In America c’è l’esplosione dell’industria del cinema indipendente mentre noi lamentiamo ancora l’assenza di un’industria del cinema
Da noi il cinema indipendente è impossibile. L’unico modo per farlo è non pagare nessuno, illegalmente. Gli attori vanno pagati. Io giro in pellicola e questo costa. Si può fare un cinema controcorrente ma non è mai del tutto indipendente perché non è facile trovare i distributori. C’è da dire che i film indipendenti americani partono già da budget che per noi sono impensabili.
Quali sono i compromessi che un regista deve accettare per lavorare in Italia?
Non sono uno che scende a compromessi. Di solito faccio delle proposte e poi si trova un accordo con il produttore. La cosa più importante è che si costruisca un percorso insieme per delineare la propria personalità autoriale.
Il prossimo film?
Sarà sempre la storia di una famiglia ma più incentrato sulla forza di una donna quindi più al femminile. Devo consegnare la sceneggiatura tra dieci giorni.
Rosa Maiuccaro