Il Fazzoletto di Perle e tutti i pezzetti di blu

1Giuseppina Ottieri è il presidente dell’Associazione “Il Fazzoletto di Perle” nata nel dicembre del 2009 con lo scopo di realizzare iniziative culturali e formative, servizi educativi e socio-assistenziali nell’ambito della zoo antropologia e delle relazioni d’aiuto. Affiliata SIUA, la Scuola di interazione uomo animale, nata a Bologna nel 1997 e diretta dallo Professor Roberto Marchesini, fondatore dell’approccio cognitivo-zooantropologico nella pedagogia e psicoterapia cinofila, quest’associazione si occupa, in realtà, di molti progetti, anche multidisciplinari. Ecco perché Cultura e culture ha incontrato Giuseppina per approfondire la conoscenza di queste attività a 360 gradi.

Giuseppina, il suo percorso all’interno della zoo antropologia parte da molto lontano. Ci racconta come è nata questa avventura?

Ho studiato lettere classiche e da sempre ho avuto interesse per il tema della comunicazione. Mi sono quindi avvicinata alla zooantropologia partendo da una passione personale, nata dal rapporto con il mio cane, per poi avvicinarmi ad altri ambiti. La diversità è un valore che comporta una crescita personale, un cambiamento fondato sulla conoscenza e non solo sull’intuizione. Questo vale anche per la cultura che implica un confronto solo se si attua una sospensione del giudizio e si è aperti a punti di vista diversi. Ho quindi voluto approfondire questi aspetti e negli anni ‘90 mi sono avvicinata al mondo della relazione con il cane. Mi sono messa in contatto con un etologo, ho fatto un corso a Milano per diventare istruttore cinofilo con svariate specializzazioni in Pet Therapy presso la SIUA che, fino al 2010 aveva solo sede a Bologna, e poi, con l’espansione territoriale della scuola e l’apertura di un centro a Napoli ho fondato l’Associazione il “Fazzoletto di Perle”.

A cosa si ispira il nome dell’Associazione?

Il Fazzoletto di Perle prende origine da una leggenda malese “Sansitah Kalah” un fazzoletto che si tesse da solo. Gli accadimenti del mondo sono perle purissime che si uniscono insieme in fili luminosi. Ogni anno un filo si aggiunge e quando il Fazzoletto sarà interamente tessuto l’Universo Mondo sarà concluso. Anche noi siamo Perle. Unite da fili invisibili. Ci prendiamo cura di un fiore piccolino nel deserto e attraverso il nostro fiore stiamo amando tutto l’universo mondo e quel fiore è la nostra stella. Dovunque ci troviamo siamo dentro il Fazzoletto, affascinati dal suo splendore, e abbiamo stelle anche sotto i piedi.

Quali sono le attività principali del Fazzoletto di Perle?

Sono veramente tantissime:  si va dalla zooantropologia didattica, sia con corsi destinati a coloro che intendono portare la relazione con gli animali all’interno delle scuole, sia con progetti realizzati direttamente in aula con gli studenti fino ai corsi di formazione per operatori di pet therapy e alle consulenze ai privati. Dal 2011 la sede operativa è il centro studi IPM di Nisida in cui abbiamo già realizzato due progetti con i minori detenuti nell’istituto. Ogni progetto ha avuto la durata di 3 mesi e a novembre ci saranno 18 nuovi incontri. Il primo progetto era  finalizzato al miglioramento delle relazioni e del comportamento dei ragazzi nei riguardi delle altre specie mentre il secondo era rivolto ai ragazzi con un vissuto fortemente problematico all’interno del contesto familiare. Insieme agli educatori ci siamo posti come obiettivo quello di recuperare, almeno in parte, il grosso deficit affettivo alle spalle dei ragazzi coinvolti convincendoli del fatto che potevano avere delle figure di riferimento diverse da quelle dei genitori. Quello che abbiamo cercato di fare è stato aiutarli ad uscire da un rigoroso schema sociale di emarginazione, riunendoli in gruppi attraverso attività formative come l’epimelesi, che consiste nel lavorare sulla capacità di prendersi cura di qualcosa o di qualcuno facendo leva  su cose che in genere, stando reclusi in carcere, si tendono a dimenticare.

Per quanto riguarda la Pet Therapy, essa comporta la presenza dell’animale durante gli incontri?

Dipende, ovviamente, dai casi e dai contesti. Se per esempio ci troviamo ad interagire con pazienti con problemi di apertura all’esterno, come nel caso dei malati di Alzheimer, i quali tendono a chiudersi nel loro mondo, la presenza del cane li aiuta molto a focalizzarsi sulla presenza dell’animale  attraverso delle attività mirate. Nelle scuole, invece, ci sono principalmente attività referenziali , laboratori di zoomimica e giochi di ruolo che aiutano a cambiare la percezione dell’umano nei confronti dell’animale. Spesso il ciclo di incontri si conclude infatti con attività osservative o interattive con il cane, che è sempre un cane di una coppia certificata.

3Parlando invece di un’attività che si scosta da quella legata alla zooantrologia, ci racconta come è nato il progetto delle “Le Re-Illustrate Storie”?

Le Re-illustrate Storie nasce dall’incontro con Totore Nilo,  avvenuto nel 2012, e il libro è nato per impulso di Roberto Marchesini, che mi ha incaricata di creare un’antologia di passi letterari in cui fossero descritti incontri con l’alterità animale. Il progetto ha preso un respiro più ampio grazie all’incontro con le illustrazioni di totore Nilo, che mi ha anche concesso di dare il volto e l’identità di Etor al protagonista della narrazione. Il libro inaugura una collana per bambini della casa editrice bolognese Apeiron.

Ci racconta un evento che le è rimasto nel cuore?

Nel 2011 ci fu l’ evento “Cuore di Cane”, presso la Città della Scienza, dove fu presentato un  video-omaggio a tutti i cani che lavorano con l’uomo per salvare vite umane o per renderle migliori (http://youtu.be/p5jUvtuBLO). In quell’occasione abbiamo avuto l’onore di ospitare  tre personalità: Liliana de Curtis, la figlia di Totò, che ci raccontato l’esperienza di gestione di un canile da parte del celebre padre, il musicista Maurizio Capone, il quale lavora molto con i minori a rischio, utilizzando la musica come uno strumento d’aiuto e Dylan Dog, attraverso delle tavole che Bonelli editore ci lasciò esporre per l’occasione. Attraverso l’interazione con persone di varie estrazioni sociali  e la loro testimonianza fatta di foto, suggerimenti, articoli, canzoni, ci è arrivato  un feedback davvero molto variegato.

Di cosa parla il libro?

 Il libro è concepito come un viaggio compiuto da un bambino di nome Etor, a metà strada tra la fantasia, la letteratura per bambini ed il paesaggio urbano. Attraverso una serie di citazioni e poesie tratte da libri famosi in ogni episodio Etor  si ingloba nel contesto urbano in cui si trova. Ci sono posti che sfuggono al controllo dell’uomo ( un cortile abbandonato ad esempio) in cui si sviluppa la biodiversità che, sottraendosi al controllo, crea una realtà che gli altri non vedono ma che in effetti è sotto gli occhi di tutti. Attraverso la reinterpretazione dei dialoghi tra i libri e le stesse illustrazioni è quindi possibile trovare sia riferimenti espliciti che più sottili a realtà simili a quella presa in esempio.

Etor è anche il protagonista del concorso letterario intitolato “Raccontami Etor”…

L’idea del concorso prende il via dalla volontà di Totore Nilo di voler donare il suo personaggio a tutti dando a chiunque la possibilità di immedesimarsi in una sorta di eroe cittadino. Forte è l’interesse nel voler vedere la reazione del pubblico e questa è stata un po’ anche l’idea alla base del mio libro. Insieme al presidente Unicef Campania, alla responsabile del progetto “Nati per leggere” Tiziana Cristiani e al comitato Unicef Campania e Sicilia, abbiamo dato vita al concorso con l’obiettivo di sostenere il progetto di costruzione di una biblioteca per bambini a Lampedusa con  Ibby Italia per Lampedusa e Deborah Soria. Collegata al progetto è anche la redazione di un Silent Book per i bambini migranti. Proprio a novembre si terrà il secondo Ibby Camp per la raccolta dei libri che saranno ospitati nella biblioteca che sarà costruita coi relitti delle navi naufragate. L’obiettivo è quello di  cercare di ridare speranza ai migranti e lasciare che la loro mente non associ questi materiali solo a terribili sciagure ma anche ad un progetto di rinascita esistenziale. Rimane, ovviamente, ancora in  sospeso la questione relativa al permesso da concedere ai bimbi per poterli far  uscire dal centro di identificazione ed espulsione per recarsi in biblioteca.

Tornando alle svariate iniziative correlate alle vostre attività, in cosa consiste “Lilliput”?

Si tratta di un laboratorio creativo per bambini che abbiamo organizzato in collaborazione con Dylan Dog ed altre associazioni presso Città della Scienza lo scorso anno.

Ci sono altri eventi in programma a Città della Scienza?

 In occasione della riapertura dello Science Center di Città della Scienza parteciperemo alla settimana inaugurale di Futuro Remoto con un workshop (il 17/11) in cui tenteremo di coinvolgere il pubblico in attività di relazione con gli animali

Come sono andate le giornate internazionali SIUA a Bologna?

Sono intervenuti tanti personaggi internazionali come Werner Freund (famoso come l’uomo lupo) e altri studiosi che hanno stabilito un contatto per il confronto, la conoscenza e l’approfondimento di tematiche spesso molto complesse. Particolarmente emozionante è stato il contributo di Patch Adams (http://youtu.be/UdmGbnJJZ24). Sicuramente è stato importante partecipare a queste giornate per aprirci a nuovi canali e creare una rete di contatti sempre più fitta al fine di alimentare le condivisioni e cementare le sinergie.

Raffaella Sbrescia

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