Il grande caldo non accenna a placarsi, almeno nel centro e sud Italia, dove le temperature rimangono al di sopra della media stagionale, creando non pochi problemi agli agricoltori che, oltre al raccolto, rischiano di perdere milioni di euro di introiti. «La siccità e le alte temperature che hanno colpito molte zone del Paese sono un evento atmosferico eccezionale che ha creato – e sta creando tuttora – danni alle coltivazioni agricole, che si avvicinano al miliardo di euro. Hanno fatto bene Emilia Romagna, Veneto e Lombardia a chiedere l’attivazione del fondo di solidarietà nazionale per avviare gli indispensabili interventi finanziari straordinari di sostegno alle imprese agricole». Queste le parole del presidente di Confagricoltura Mario Guidi in relazione all’ondata di caldo africano ed all’assenza di precipitazioni che hanno messo in ginocchio le aziende agricole di vaste aree di tutto il Paese.
«I danni – osserva Mario Guidi – sono ingentissimi e non adeguatamente coperti da assicurazioni per questo motivo occorre il riconoscimento dell’eccezionalità dell’evento e un’adeguata dotazione finanziaria per il fondo di solidarietà nazionale con il quale compensare le perdite produttive degli agricoltori. Sarà bene fare un monitoraggio immediato della situazione anche in altre regioni dove la situazione è altrettanto critica».
A risentire del caldo eccezionale non è soltanto la quantità della produzione ma anche la qualità, come spiega Confagricoltura. «Per il mais le perdite oscillano dal 30 per cento alla totalità dei raccolti sui terreni non irrigati. Per le colture di soia e barbabietola il danno mediamente si attesta al 50 per cento. Inoltre ci sono perdite significative di qualità e quantità per i foraggi, il girasole, la frutta estiva, il pomodoro, l’ uva con la vendemmia a rischio, le olive. Le vacche stanno producendo meno latte. In alcune zone, come nel cuneese, si evidenzia un’annata preoccupante anche per fungaie e castagneti. Le castagne, in assenza di pioggia, non possono crescere adeguatamente, diventando di scarsa commerciabilità».