Il Papa a Lampedusa, l’isola che divide i due mondi

Papa Lampedusa«La cultura del benessere, che ci porta a pensare solo a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri e ci fa vivere in bolle di sapone che sono belle, ma sono illusioni del futile, del provvisorio che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro; non ci riguarda, non è affare nostro». Così Papa Francesco oggi a Lampedusa, durante l’Omelia del primo viaggio apostolico del suo pontificato. Un messaggio che non è soltanto di speranza e di fede Cristiana. Il Pontefice si è rivolto a coloro che, globalizzando il mondo, hanno seminato guerre e morte. Il viaggio di Papa Francesco a Lampedusa è  carico di simbolismi. L’isola, che si trova al centro del Mediterraneo, nell’Arcipelago delle Pelagie, in Sicilia, è più vicina alle coste tunisine che a quelle italiane. A Nord c’è il Benessere, a Sud la morte e la disperazione. E il Papa da Lampedusa, dove ogni anno approdano migliaia di profughi rischiando la vita in mare a bordo di barconi di fortuna, ha parlato a tutti. Mentre il sangue della rivolta sta bagnando l’Egitto, la terra dove Mosè ricevette da Dio le tavole della Legge. E` notizia di poche ore fa che sono state uccise altre 77 persone, tra le quali, secondo alcune fonti, sembra ci siano anche alcuni bambini. Ma chi sono i responsabili di questi massacri nel Mediterraneo? Il Papa parla di Innominati: «Ritorna la figura dell’Innominato di Manzoni – ha detto il Papa -. La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti degli Innominati, responsabili senza nome e senza volto, e ci ha tolto la capacità di piangere».

Bergoglio si è trattenuto inoltre con un gruppo di migranti, tra i quali c’erano anche tre ragazze eritree di 15, 16 e 17 anni. La più piccola, Amina, ha lasciato l’Eritrea per evitare l’addestramento militare; è stata fermata nel Sinai e arrestata, poi rimpatriata. E’ fuggita di nuovo per raggiungere la Libia; qui si è imbarcata nella speranza di raggiungere l’Italia, dove sogna di fare la segretaria di azienda e poi l’università. Tra i minori presenti c’era anche Osnam, 17 anni, eritreo anche lui, che in Libia è stato rinchiuso nei centri di detenzione dove è stato picchiato duramente e, a seguito dell’assenza totale di cure anche minime per 5 mesi, è rimasto zoppo a una gamba, ma è riuscito a fuggire e a imbarcarsi.

L'area del Mediterraneo
L’area del Mediterraneo

Gli apprezzamenti per la visita del Papa a Lampedusa arrivano da più fronti. La Comunità di Sant’Egidio con una nota afferma: «Dalla celebrazione penitenziale di Papa Francesco a Lampedusa si leva forte l’invito a vincere l’indifferenza dei tanti che hanno distolto lo sguardo dalle sofferenze dei più poveri, ma anche l’urgente appello a rovesciare la logica delle decisioni socioeconomiche che in un mondo globalizzato hanno consentito o non hanno evitato il prodursi dei tanti drammi umani che si sono consumati silenziosamente nelle acque del Mediterraneo». La Comunità di Sant’Egidio sostiene inoltre: «Siamo grati al Santo Padre, che ha onorato la memoria di migliaia di nostri fratelli in fuga dalla povertà e dalle guerre, sfruttati dai trafficanti di uomini, respinti dall’egoismo dei ricchi, morti in solitudine mentre cercavano disperatamente una vita migliore. Con le sue parole, i suoi gesti, la sua preghiera, il Papa ha parlato al cuore di tutti; ora una politica lungimirante deve restituire dignità e giustizia ai migranti e deve creare condizioni eque di pace e di sviluppo nei loro paesi di origine. Alla globalizzazione dell’indifferenza si deve sostituire la globalizzazione della solidarietà». Per Raffaela Milano, direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children, «la visita del Papa a Lampedusa in memoria delle troppe vittime morte in mare nel tentativo di raggiungere un’opportunità di futuro migliore è un segno di straordinario valore per tutti e anche per i tanti operatori, come noi, impegnati ogni giorno a Lampedusa e sulle altre aree di sbarco per assistere e tutelare le persone più vulnerabili come i minori». Raffaella Milano conclude affermando:  «Auspichiamo che la presenza e il messaggio del Papa possano segnare una svolta in positivo nel modo in cui il nostro Paese affronta l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, in particolare dei più vulnerabili, come i minori soli non accompagnati o le donne spesso in compagnia dei loro bambini anche piccolissimi. La situazione della prima accoglienza a Lampedusa assume infatti spesso carattere di emergenza, a causa dell’inadeguatezza dell’unico centro di accoglienza disponibile e dell’assenza di un piano di intervento efficace rispetto ai flussi di arrivo più intensi del periodo estivo  – continua Raffaela Milano -. L’aspetto più grave è la mancanza, più volte denunciata da Save the Children in questi ultimi anni, di un sistema nazionale strutturato di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati, che preveda misure adeguate di protezione e la capacità di reperire rapidamente i posti di accoglienza disponibili su tutto il territorio nazionale, per poter disporre un trasferimento dall’Isola il più rapido possibile».

 

 

m.i.

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