Dal 18 dicembre il nuovo film di Gabriele Salvatores è sul grande schermo. La storia è quella di Michele, un adolescente insicuro e con tanti problemi, che improvvisamente acquista il superpotere dell’invisibilità. La pellicola è stata presentata qualche giorno fa a Bologna dal regista Gabriele Salvatores e dal protagonista, il giovane Ludovico Girardello, quattordici anni, terza media a Vittorio Veneto ed ultimo di quattro fratelli.
«Sicuramente ho vissuto un’esperienza divertente. Ho imparato molte cose e ho perso anche tanta scuola. Spero di continuare, mi piacerebbe poter fare anche il regista. Ammiro tantissimo Mel Brooks e Woody Allen», ci dice il giovane attore. Nel cast del film Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio e Christo Jivkov. “Il ragazzo invisibile” (questo il titolo) è diventato anche un romanzo scritto dagli sceneggiatori e una graphic novel prodotta da Panini Comics con Rai Cinema e Indigo Film.
«L’invisibilità è un potere più interno, dell’anima, più che del corpo e poi è paradossale in un momento come questo, in cui l’immagine è sempre più importante, che il protagonista della storia per farsi notare dagli amici e dalla ragazzina, voglia diventare invisibile», ha spiegato Gabriele Salvatores che ci ha parlato del suo nuovo film nella seguente intervista.
Un supereroe nel cinema italiano non ce lo ricordavamo…
Credo sia il primo film che tratti questi tema ma non solo nel nostro Paese forse anche in Europa. Diciamo che si è un pochino persa l’abitudine di fare un tipo di cinema capace di unire pubblico di età diverse, ad esempio padri e figli.
“Il ragazzo invisibile” è un film con tanti effetti speciali, come si è trovato a gestire questa parte molto innovativa?
In effetti ce ne sono parecchi, anche più di quelli che uno spettatore nota. Abbiamo cercato di farlo nella maniera più naturale e credo con buoni risultati. Gli effetti speciali sono moltissimi: dai più semplici a quelli di ultima generazione creati al computer, come la bicicletta che va da sola per strada. Buona parte del lavoro è stato fatto sull’invisibilità e quindi le scene andavano girate almeno quattro volte.
A proposito di scene qual è stata la più difficle da costruire?
Quando la ragazza si arrampica su quella grande torre. Il film è stato girato a Trieste e c’era anche la bora forte. Lei aveva dei sostegni che lo spettatore non vede, diciamo che è stato abbastanza pericoloso.
Il finale aperto lascia pensare a un sequel…
Rientra nel genere dei supereroi. Rimandare tutto è anche la maniera per dare l’idea che c’è un mondo intorno al personaggio con un prima e un dopo.
Qual è lo stato di salute del cinema italiano in questo momento?
E’ un buon periodo dal punto di vista creativo. Il nostro cinema sta avendo molti successi anche in campo internazionale e ci sono progetti interessanti, credo ci sia anche un altro fantasy in arrivo.
Recensione de “Il ragazzo invisibile”
Emilio Buttaro