C’è gioia, affetto, commozione e un solo nome, Benedetto, gridato al cielo di Roma. Oltre 200mila i fedeli riuniti questa mattina, in una giornata quasi primaverile, a Piazza San Pietro dove il papa ha tenuto la sua ultima udienza prima di lasciare il pontificato. Domani sarà l’ultimo giorno, ma oggi Benedetto XVI è ancora il Papa e parla con l’autorità e la tenerezza di sempre ai figli della Chiesa che sono accorsi a Roma per tributargli l’ultimo saluto. Racchiusa all’interno del colonnato del Bernini c’è tutta l’universalità della Chiesa, che parla tutte le lingue, perché parla la lingua dell’amore di Cristo. E così il pontefice, dalla sala Nervi, si rivolge ai fedeli in ben undici lingue per i saluti di rito, dopo aver attraversato piazza San Pietro a bordo della Papamobile.
«Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso», ha detto il Papa ai vescovi e ai fedeli non mancando di esprimere il suo riconoscimento. «Grazie di cuore! Sono veramente commosso! E vedo la Chiesa viva! Come l’apostolo Paolo anche io sento nel mio cuore il dovere di ringraziare Dio». Poi, un pensiero alla sua missione sul soglio di Pietro: «Quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, ho avuto la ferma certezza che mi ha sempre accompagnato: questa certezza della vita della Chiesa dalla Parola di Dio. In quel momento, come ho già espresso più volte, le parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: Signore, perché mi chiedi questo e che cosa mi chiedi? E’ un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi guiderai, anche con tutte le mie debolezze. E otto anni dopo posso dire che il Signore mi ha guidato, mi è stato vicino, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza. E’ stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili».
Ma non è solamente Dio che il papa ha voluto ringraziare nel corso dell’ultima udienza generale: «Un Papa non è solo nella guida della barca di Pietro, anche se è la sua prima responsabilità. Io non mi sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino».
Benedetto XVI è tornato anche sulla decisione di dimettersi, arrivata dopo un lungo periodo di preghiera e riflessione: «Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi». E preghiera chiede il Papa, «per i cardinali, chiamati ad un compito così rilevante, e per il nuovo Successore dell’Apostolo Pietro: il Signore lo accompagni con la luce e la forza del suo Spirito».
«Siamo nell’Anno della fede – ha ricordato il pontefice – che ho voluto per rafforzare proprio la nostra fede in Dio in un contesto che sembra metterlo sempre più in secondo piano. Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sempre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno, anche nella fatica. Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano». La fede, dice Benedetto XVI, «è il bene più prezioso, che nessuno ci può togliere».
Quella di stamattina è stata l’udienza 348 dopo 8 anni di pontificato, che si concluderà domani per lasciare spazio a un nuovo Papa, più giovane e in salute ma soprattutto in grado di appianare le controversie interne alla Chiesa e fare in modo che torni ad essere missionaria ed evangelizzatrice.