Immigrati in Italia nel 2018. Prima di soffermarmi sui dati, sui numeri e sulle statistiche bisogna fare una premessa. Il tema dell’immigrazione è scottante tanto che sta dividendo l’opinione pubblica in due fazioni, le quali tramite i social, soprattutto, esprimono le loro ragioni spesso a suon di insulti e raramente in modo pacato e ragionevole. Qualcuno in passato avrebbe detto: “E` la stampa, bellezza”, oggi al contrario diciamo: “Sono i social, bellezza”. Però l’andamento e soprattutto il modo di argomentare è cambiato, perché – mentre prima a dettare le regole era un certo ordine precostituito, a cui il vecchio e caro giornalismo spesso si adeguava, salvo poi momenti di raro eroismo volti a rovesciare lo status quo – oggi il gioco è deciso dagli utenti o meglio da quanti like totalizza un post generalmente su Facebook.
Di conseguenza sembra che siamo sempre in campagna elettorale con le trovate di un ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che ogni giorno lancia una notizia, e con i media che strumentalizzano sia per partito preso e sia per cavalcare l’onda perché ammettiamolo a gran voce: un post su Salvini totalizza molti commenti e migliaia di mi piace, a differenza di un contenuto che si occupa magari di cultura oppure di un provvedimento che non suscita reazioni di pancia. Non è mia intenzione generalizzare ma provate a smentirmi sfogliando la fanpage de LaRepubblica o del Corriere della Sera e poi ne riparliamo…
[blockquote style=”3″]L’Italia resta isolata, no all’apertura di altri porti UE per migranti[/blockquote]
Ma perché questa tematica genera così tante polemiche? Il passato continua a perseguitarci e difficilmente riusciamo a rimanere centrati e presenti dato che viviamo in balia di una costante paura di ciò che è accaduto e ciò che potrebbe ancora accadere con la tendenza deleteria a non osservare i fenomeni per ciò che sono davvero. Siamo così scissi tra un’ansia cronica per un futuro, che vediamo incerto, e una paura di un passato ormai lontano con il rischio che questo si ripeta perché quanto più ci si focalizza sul problema tanto più esso aumenta. I fenomeni vanno visti per quel che sono oggi perché le situazioni cambiano. I tempi cambiano. Definire una parte del popolo italiano razzista, poco evoluto e incolto vuol dire nella maggior parte dei casi peccare di presunzione.
L’Italia è effettivamente divisa in due, anzi in tre fazioni: da una parte ci sono i radical chic e i nostalgici di sinistra che ormai sono lontani dalla realtà e pensano ancora di poter creare una società comunista nonostante i fallimenti del Comunismo con tutte le anomalie che quest’ultimo ha creato; dall’altro lato c’è il popolo reale che con i suoi problemi e i suoi disagi quotidiani vive nella paura e nell’ansia. Nel mezzo c’è chi aizza gli animi per trarne vantaggio.
Il fenomeno degli immigrati in Italia rientra in quelle tematiche più in voga nell’ultimo periodo perché, mentre la sinistra si erge a difensore degli umili e degli oppressi, il Paese reale ha paura. Questa forma di timore potrebbe essere sia atavica, quindi immaginaria, e sia reale legata al contesto. Una nazione, che ha conosciuto l’unità in tempi relativamente recenti e che ha subito tante invasioni nel corso dei secoli, teme ancora lo ‘straniero’. C’è però un dato di fatto. L’incertezza e la mancanza di stabilità di questi anni crea molti disagi nel cittadino medio che spesso non arriva a fine mese e che si sente vulnerabile sotto tutti i punti di vista. E molti dicono: “Non c’è lavoro per me e per i miei figli figuriamoci per gli immigrati…”. E in parte è vero.
Mi capita, infatti, sempre più spesso di vedere giovani e robusti africani, vestiti alla moda e con il cellulare di ultima generazione in mano, chiedere l’elemosina davanti ai centri commerciali o nei pressi della Metro. Un tempo era inusuale perché l’africano si guadagnava il pane magari anche illegalmente, con quella bancarella abusiva, ma mai avrebbe chiesto l’elemosina. La loro cultura non lo prevede. Eppure oggi accade.
Gli intellettuali dell’ultim’ora pieni di pregiudizi e schemi di pensiero precostituiti, che non vanno a fare la spesa e non passeggiano per le strade del Paese reale, non sanno che esiste anche questa realtà, la quale è sotto gli occhi di tutti. Basta solo fermarsi a guardare. La mancanza di lavoro è terreno fertile per la criminalità organizzata che non solo prende in prestito le vite dei nostri figli ma adesso usa anche gli immigrati, soprattutto quelli irregolari o clandestini, per fare affari. Anche questo è un dato di fatto.
Gli immigrati in Italia nel 2018: i dati tra regolari, clandestini e irregolari
Dal 1 gennaio fino ad oggi, 27 giugno 2018, sono sbarcati sulle nostre coste 16.566 immigrati provenienti dalla Libia (nel 2017 sono stati 119.369). Queste persone scappano da situazioni veramente difficili e approdano sulle coste siciliane e calabresi. Arrivano, come affermato, dalla Libia ma risiedevano in Tunisia, Eritrea, Sudan, Nigeria, Costa d’Avorio, Mali, Guinea, Pakistan, Iraq e Algeria. Nello stesso periodo, cioè da gennaio a giugno, i minori sbarcati senza accompagnamento sono 2595 (nel 2017 sono stati 15.579). Queste persone sono classificate come rifugiate.
Cosa prevede il regolamento di Dublino III, entrato in vigore il 1 gennaio 2014? Prevede che il rifugiato richieda asilo solo nella nazione in cui ha messo piede per la prima volta. La domanda di asilo deve essere così esaminata da un solo Stato membro. Esiste una banca centrale europea ma tutti i rifugiati che approdano per esempio in Italia sono costretti a rimanere qui per tre mesi, a patto che avvenga il riconoscimento ufficiale, perché tante volte ciò non accade. Quindi le persone che arrivano e restano ad oltranza nel nostro Paese senza aver fatto una vera e propria richiesta d’asilo sono numerose e nessuna stima può davvero dirci a quante ammontano. Da qui l’immigrazione clandestina con tutte le conseguenze e i disagi che comporta.
I rifugiati riconosciuti come tali hanno diritto a vitto e alloggio. Questi servizi sono di competenza dei comuni che bandiscono una gara d’appalto affidandola alle cooperative che ricevono 40 euro circa per far fronte alle spese. Questi soldi non vengono dati ai rifugiati perché servono per garantire loro una sistemazione. I richiedenti asilo ricevono oltre 2 euro al giorno per alcune spese come le ricariche telefoniche, le sigarette ed altre necessità.
Quando si parla di rifugiati non ci si riferisce necessariamente a tutti gli immigrati perché l’immigrazione è un fenomeno molto più complesso e particolareggiato che comprende anche tutte quelle persone che si sono adattate e correttamente integrate. Capisco che confonderle è facile però è anche molto controproducente. C’è poi una differenza sostanziale tra immigrati clandestini ed immigrati irregolari. I primi non hanno regolare visto di ingresso; i secondi avevano i requisiti necessari per la permanenza in Italia ma li hanno persi. I clandestini in genere (se non arrivano in condizioni sfavorevoli che mettano davvero a repentaglio la loro vita) vengono espulsi subito.
In Italia gli immigrati residenti, compresi i rifugiati che vivono da più di tre mesi in Italia, all’inizio del 2017 erano 5milioni e 47mila. I non residenti sono 400mila. Gli extracomunitari (cioè quelle persone che provengono da Paesi che non fanno parte dell’UE) per diventare residenti devono avere un passaporto e un permesso di soggiorno per più di tre mesi, mentre per ottenere la cittadinanza ci sono diverse modalità. Nello specifico può fare richiesta chi è nato da almeno un genitore italiano, chi è nato in Italia, chi è stato adottato da cittadino italiano, chi ha sposato un cittadino italiano ma che abbia determinati requisiti e chi risiede in Italia da almeno dieci anni. Ovviamente ci riferiamo sempre a cittadini extracomunitari perché per i comunitari il regolamento cambia. Poi ci sono i richiedenti asilo, gli irregolari e i clandestini. La statistica qui è difficile da fare. Comunque sempre nel 2017 si stimavano 441mila immigrati tra irregolari e clandestini. Di conseguenza gli stranieri complessivamente in Italia sono oltre 6milioni.
L’Italia non può accogliere tutti gli immigrati
Capirete che non è facile esprimere un giudizio sugli immigrati perché si corre il rischio di generalizzare. Ora un dato è tratto: l’Italia non può accogliere tutti e le normative europee vigenti ci isolano in fatto di immigrazione (leggi l’articolo cliccando sul link in alto ndr). Il fenomeno andrebbe arginato sul nascere, cercando di rendere più semplice la vita di queste persone nel loro territorio d’origine, premettendo che i flussi migratori non si arresteranno mai ma almeno saranno contenuti e rimarranno nei limiti della loro naturalezza.
C’è un vecchio adagio che dice: “Non dare il pesce al povero, insegnagli piuttosto a pescare”. Siamo davvero sicuri di essere tanto altruisti da voler aiutare per davvero queste persone evitando così l’anarchia nel nostro Paese e aggravando la disoccupazione italiana, che è non è trascurabile? Oppure gli immigrati fanno gola a molti? Non si possono ospitare tutte le persone che richiedono asilo perché non sempre ciò che pensiamo possa essere un bene lo sia per davvero. L’Italia non è nelle condizioni per poter accogliere tutti gli immigrati che hanno come unica responsabilità quella di essere nati in territori martoriati da guerre spesso alimentate da un Occidente sempre più opulento. Però le colpe dei padri è ingiusto che ricadano sui figli…
Maria Ianniciello