Interpol: ecco “El Pintor”, il nuovo album

El PintorQuattro anni dopo l’uscita del loro terzo lavoro in studio, gli Interpol tornano con un disco eccellente che da un lato fa dimenticare il precedente album omonimo, debole e piuttosto prevedibile nello sviluppo, e dall’altro pone fine alle voci secondo cui la band di Paul Banks non sarebbe stata più la stessa con la dipartita dello storico bassista Carlos Dengler. “El Pintor”, uscito l’8 settembre negli Stati Uniti e il 9 nel resto del mondo, ci restituisce un gruppo ispirato, potente, ipnotico, con una sezione ritmica di cui si fa carico lo stesso Banks (voce e chitarra) impugnando il basso, assieme a Sam Fogarino alle pelli. Un quartetto che diventa trio, quindi, completato da Daniel Kessler alla seconda chitarra e al piano. Il processo creativo, allora, stavolta passa attraverso la sottrazione degli addendi. E il risultato cambia, eccome. Le dieci tracce dell’album (“El Pintor” vuol dire “Il Pittore” in spagnolo, ma è anche l’anagramma del gruppo) spingono all’angolo chi ascolta, catapultandolo nel tessuto sonoro dei primi lavori di inizio millennio. Certo, il disco dura una quarantina di minuti (5 in meno del precedente), confermando l’abitudine del trio newyorkese alle corte distanze. Il che, per l’appassionato, non è mai un incentivo all’acquisto. Tuttavia, in questo caso, sono soldi ben spesi. Perché chi ascolta gli Interpol, sa che non può mai aspettarsi nulla di semplice.

InterpolL’apertura di questa quarta produzione in studio, che ha visto il veterano Alan Moulder (già con Foo Fighters, Smashing Pumpkins, Placebo e tanti altri) dietro il desk di comando, è affidata al singolo di lancio, “All the Rage back Home”, pezzo immediato, tagliato su misura per le radio e per i nostalgici di “Antics” del 2004. Il suono “dritto” e il ritmo serrato accompagnano all’ipnotica “My Desire”, corposo intreccio di chitarre con un riff che entra ossessivo nel cervello. Un vera gemma, forse il pezzo migliore del disco. Scorrono “Anywhere”, secondo singolo estratto e “Same Town, new Story”, canzone di immensa classe con una sezione ritmica che trascolora all’interno del riff di apertura, attraverso un equilibrio di armonie su cui si fanno strada tastiere impeccabili. “My Blue Supreme”, esattamente a metà del percorso, tira invece il freno a mano con un ritornello “zoppo” rispetto agli splendidi episodi iniziali. L’energia di “Everything is Wrong” porta a “Breaker 1”, brano intriso di oscurità in pieno stile Interpol, adatto a chi del gruppo americano ama soprattutto le atmosfere morbose. “Ancient Ways”, terzo ed ultimo singolo presentato a metà agosto, è esattamente quello che promette nel titolo: nonostante Banks canti “F*ck the Ancient Ways!” nel ritornello, tornano pennellate di Interpol d’annata a cavallo tra il 2002 e il 2004 e chitarre perennemente dominanti che connotano una canzone ricca nel suono e nella struttura. Arrivati a “Tidal Wave”, la certezza di avere tra le mani un lavoro di pregevolissima fattura prende definitivamente forma. Nessun calo di tensione, la musica resta viva e potente, emoziona, scuote, tiene alta la soglia dell’attenzione. interpol3I più esigenti potrebbero urlare all’eccessiva ripetizione, al fatto che queste canzoni siano sempre troppo uguali tra di loro e soprattutto a quelle del passato. Ma è un appunto che non regge, specie se si pensa alla produzione recente (5, 10, 15 anni) di tanti pesi massimi del rock e non solo. Un conto è rimanere fedeli ad uno stile, un altro è esaurire la spinta creativa e campare di passato. Gli Interpol appartengono alla prima categoria. Chiude il disco “Twice as Hand” e ci accorgiamo di aver parlato troppo presto. Proprio quest’ultimo pezzo risulta infatti il peggiore. La band arriva stanca al traguardo, con pochi colpi in canna ancora da sparare. Tutto sommato è un commiato dignitoso, ma deludente. Fatto sta che “El Pintor” è un album che va ben oltre la sufficienza, ripropone gli Interpol a livelli di qualità assoluta e non fa che aumentare l’attesa per poterli finalmente rivedere dal vivo in Italia, cosa che avverrà il 30 gennaio 2015 al Fabrique di Milano. Non vediamo l’ora.

 

Paolo Gresta

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