La recensione e la trama di “Into the Storm”, dal 28 agosto 2014 al Cinema
I disastri naturali hanno da sempre occupato un posto privilegiato sul grande schermo, laddove centinaia di registi si sono cimentati con i disaster movies. Nel 1996 il famigerato Twister ricevette ben due nomination ai premi Oscar, incassò la bellezza di 500 milioni di dollari e venne applaudito da molti critici per i suoi straordinari effetti speciali. Diciotto anni dopo dobbiamo accontentarci di Into the Storm, opera del regista Steven Quale (Final Destination 5), storico collaboratore di James Cameron (nelle seconde unità di Titanic e Avatar). La vicenda si svolge nell’arco di un’intera giornata ed è ambientata nella cittadina dell’Oklahoma, Silverton, devastata dalla cosiddetta “tempesta del secolo”. Nella città domina il caos e la paura della gente che teme l’arrivo dei cicloni. Il dramma è raccontato dal punto di vista dei più esperti cacciatori di tornado che piuttosto che cercare riparo, rischiano la vita pur di fotografare uno spettacolo naturale irripetibile. I protagonisti della pellicola sono Gary, un eroico vedovo, padre di due figli adolescenti, Donnie e Trey; Allison, una meteorologa che insegue i tornado e collabora con Pete, lo storm chaser che sogna di filmare il tornado perfetto; Donk, un impavido amante del rischio alla ricerca del record di visualizzazioni delle sue follie su Youtube. Del cast, non di prima linea, fa parte anche qualche vecchia conoscenza del pubblico cinematografico e televisivo tra cui Richard Armitage (Lo Hobbit), Sarah Wayne Callies (The Walking Dead) e Matt Walsh (Ted).
Considerati i 50 milioni di euro investiti, un budget relativamente basso per un film di questo genere, Into the Storm presenta un uso degli effetti speciali davvero ammirevole. Ma puntualizziamo subito: Into the storm non è un buon film. La trama è talmente inverosimile da sfiorare la comicità involontaria (davvero patetica la scena del video testamento, per esempio) rendendo difficile per gli spettatori apprezzare a pieno le meraviglie degli effetti speciali. Tolte le scene di distruzione, poco resta a compensare i numerosi stereotipi, la totale mancanza di una dimensione emotiva e il semplicistico finale. Non c’è da stupirsi se lo sceneggiatore sia lo stesso del mediocre ultimo capitolo della saga dance Step Up All In. D’altronde John Swetnam è alle prime armi, qualche errore lo si può perdonare, ma considerato il suo script così rudimentale verrebbe voglia di suggerirgli di cambiare mestiere.
Non particolarmente azzeccata è la scelta del found-footage nello stile “falso documentario”, una tecnica particolarmente abusata negli ultimi anni specialmente nel genere horror. Il film vuole essere il frutto delle riprese amatoriali effettuate il giorno della devastazione, ma risulta evidentemente irrealistico al limite del ridicolo e mai del tutto avvincente. Se pensiamo ai terribili costi umani che l’uragano Katrina ha comportato, Into the storm appare svilente e anche un po’ offensivo poiché il film traduce una tragedia umana in un film catastrofico insensato e insensibile. L’obiettivo di limitare i costi e aumentare i guadagni è stato clamorosamente mancato, considerando che il film, già uscito negli USA e nel resto del mondo, ha incassato a quasi due settimane dell’uscita poco più di quanto impiegato nella sua realizzazione. Tutto sommato un discreto intrattenimento che potrebbe anche essere gradito dagli spettatori meno esigenti ma la cui scrittura incide gravemente sul risultato finale. Da una produzione di Todd Garner (Il Signore dello Zoo, Innocenti Bugie), Into the Storm uscirà nelle sale italiane il prossimo 27 agosto, distribuito dalla Warner Bros.
Trailer: http://youtu.be/yT8SgLbTXmE
Rosa Maiuccaro