La Storia della Nazionale Italiana ai Mondiali di calcio parte con il botto perchè alla prima partecipazione arriva subito un trionfo. La gioia è doppia, l’Italia è il Paese organizzatore e a guidare gli azzurri c’è una strana coppia composta da Vittorio Pozzo funzionario della Pirelli e Giorgio Vaccaro, generale della milizia fascista. La squadra viene preparata all’evento con un ritiro durissimo e, dopo aver superato Stati Uniti, Spagna e Austria, affronta in finale la Cecoslovacchia. Lo Stadio Nazionale del partito Fascista di Roma ospita l’evento al cospetto di cinquantamila spettatori. Arriva un gol per parte e allora ci vogliono i tempi supplementari per assegnare all’Italia il primo titolo mondiale della storia calcistica: la firma è quella di Schiavio. Quattro anni dopo ecco il bis, anzi un quasi tris perchè nel frattempo c’è anche l’oro Olimpico del 1936. La squadra di Pozzo è più forte rispetto a quattro anni prima e il trio Colaussi-Piola-Meazza è invidiato da tutto il mondo. Si soffre soltanto durante la partita d’esordio con la Norvegia, poi è una volata che porta alla finale nello stadio parigino di Colombes contro l’Ungheria: decidono due doppiette di Colaussi e Piola.
Le edizioni del 1942 e del 1946 saltano a causa del secondo conflitto mondiale; si riparte nel 1950 in Brasile ma l’Italia scossa dalla tragedia di Superga, perde subito contro la Svezia e non accede alla fase successiva.
Bisognerà aspettare fino al 1982 prima di vedere un nuovo successo degli Azzurri. In mezzo però c’è quell’Italia-Germania 4-3 del 1970 disputata all’Azteca di Città del Messico di fronte a 105mila spettatori, entrata di diritto nella storia del calcio come la partita più bella del secolo. Da cancellare l’edizione del 1974, quattro anni dopo in Argentina ecco un quarto posto inatteso ma la vera sorpresa arriva al Mondiale successivo quando in Spagna gli azzurri di Enzo Bearzot, trascinati in campo da Paolo Rossi superano anche Argentina, Brasile e Polonia prima di vincere la finale a Madrid contro la Germania sotto gli occhi del presidente Pertini.
Poca roba nel 1986 mentre le notti magiche colorano i Mondiali italiani del 1990; gli occhioni di Totò Schillaci fanno sognare tutto lo Stivale ma alla fine è soltanto terzo posto. A Usa 1994, la Nazionale di Arrigo Sacchi e di Roberto Baggio sfiora l’impresa: sconfitta in finale ai calci di rigore dal Brasile e per la prima volta un titolo viene assegnato dal dischetto.
In Francia nel 1998 ancora i rigori condannano gli azzurri mentre quattro anni dopo in Corea e Giappone sono le cervellotiche decisioni dell’arbitro Moreno ad interrompere la marcia della squadra di Giovanni Trapattoni. La quarta Coppa del Mondo arriva nel 2006 in Germania con Marcello Lippi in panchina. Dopo un cammino esaltante, stavolta i rigori sono favorevoli ai nostri che superano in finale la Francia, una delle rivali sportive di sempre. Da dimenticare l’edizione 2010 in Sudafrica; adesso Cesare Prandelli, al suo primo Mondiale, spera di stupire dopo aver conquistato il secondo posto agli Europei e la terza posizione alla Confederations Cup brasiliana dell’anno scorso.
Emilio Buttaro
- Cultura & Culture per motivi editoriali non seguirà i Mondiali di Calcio, dal punto di vista della cronaca calcistica, ma quando sarà possibile scrivere articoli di cultura sportiva lo faremo con professionalità e dedizione, perché consideriamo lo Sport un valida occasione per favorire il confronto/incontro anche culturale tra i popoli. Alla Nazionale di Cesare Prandelli un grande in bocca al lupo dall’editore, dalla direzione e da tutta la redazione.