Il concerto di Joan as Police Woman, Suzanne Vega, Cat Power si è svolto all’Auditorium Parco della Musica il 20 luglio, nell’ambito della manifestazione “Luglio suona bene”
Joan as Police Woman, Suzanne Vega, Cat Power. Sullo stesso palco, nella stessa città. “Luglio suona bene” all’Auditorium di Roma mette in programma un evento unico, totalmente al femminile. Anzi, al “Femminile Plurale” come recita il nome di questa serata particolarissima sotto al cielo della Capitale. Tre artiste eccellenti, tre donne la cui musica risulta immediatamente riconoscibile, timbrata da un senso profondo di onestà verso il pubblico che ascolta. Tre musiciste a cui riesce la cosa più complicata che si possa chiedere a un artista: far passare per semplici composizioni complesse e stratificate, dar l’idea di riuscire, senza sforzo, nella grande impresa. Joan Wasser da Biddeford, nel Maine, violinista, pianista, cantante e compositrice eccelsa, già collaboratrice di Lou Reed, David Sylvian, Sheryl Crow, Sparklehorse, Dave Gahan, Antony and the Johnsons e tantissimi altri, è la prima a salire sul palco della Cavea dell’Auditorium, riempita da un pubblico che più eterogeneo non si potrebbe. C’è un’ora scarsa di concerto a testa, per le tre protagoniste della serata.
Ognuna lascia il proprio personalissimo marchio sull’evento romano. Joan quello più spigoloso, Suzanne quello più raffinato, Cat quello più selvaggio. Inutile raccontare di tre momenti diversi staccati l’uno dall’altro: questa splendida sinfonia notturna si compone di tre avvolgenti suite al femminile, intime e pure come solo i grandi songwriters possono. Così, mentre Cat grida disperata al cielo, sorseggia vino dal suo bicchiere e invita il pubblico e riversarsi sotto al palco per ballare, Suzanne intona filastrocche noir, indossa un cilindro nero sulla testa e dà l’idea di poter cantare con la stessa classe cristallina la storia più cupa come la lista della spesa. Joan, laureata in musica classica, era la ragazza di Jeff Buckley quando il grande musicista americano morì disgraziatamente annegato nelle acque del Wolf River. Era il 1997 e solo cinque anni dopo decide di iniziare la carriera solista, diventando una delle piùimportanti musiciste dell’Indie rock mondiale. Allo show sofisticato della cantautrice americana segue quello della Vega, fresca del suo nuovo lavoro in studio “Tales from the Realm of the Queen of Pentacles”. Formazione scarna, essenziale: chitarra, batteria e la sua voce. Che colpisce in maniera trasversale tutto il pubblico presente, dal vecchio fan degli anni ’80 all’adolescente. Nei suoi 50 minuti di spettacolo, l’artista di Santa Monica presenta le nuove canzoni e i grandi classici, da “Luka” a “Left of Center”, fino a “Tom’s Diner”. Un quarto d’ora dopo è Cat Power, al secolo Charlyn Marie Marshall, a salutare la Cavea, con una robusta band alle spalle che traduce in musica tutti i suoi fantasmi.
Sotto una pioggia appena accennata, la cantante dalle discendenze Cherokee tesse un concerto intenso, a tratti straziante. Il difficile rapporto con i genitori, l’adolescenza turbolenta e la dipendenza dall’alcol si riflettono nel suo cantato malinconico, imbevuto di tristezza, di un senso perenne di abbandono. Eppure Cat sorride e coinvolge gli spettatori, li invita a danzare con lei e alla fine, a mezzanotte, regala fiori bianchi alla gente che la applaude ai piedi del palco.
Difficile parlare di confidenza o di familiarità in un teatro all’aperto con centinaia di persone intorno. Eppure il racconto di questa serata ha trovato proprio in un profondo senso di intimitàla chiave di volta, la nota magica che per tre ore la musica di queste favolose interpreti ha donato a una notte irripetibile.
Paolo Gresta