Joe Cocker è morto oggi, all’età di 70 anni, dopo una lunga malattia. Il ricordo del grande artista inglese, attraverso le parole di una delle sue canzoni più conosciute, “Up Where We Belong”.
La musica internazionale è oggi in lutto. La perdita di una grande artista come Joe Cocker lascia un enorme vuoto in tutti noi. Dispiace perché talenti come il suo sono più unici che rari. L’ex idraulico inglese, diventato star del rock e del blues, non ce l’ha fatta: il cancro ce lo ha portato via, senza alcuna pietà, senza alcun rispetto per la sua arte e la sua voce roca che ci hanno accompagnato e affascinato dagli anni Sessanta ad oggi. In queste ore si rincorrono articoli e video che ricordano Joe Cocker e la sua lunga carriera, fatta di alti e bassi, illuminata da successi e premi, ma anche ferita dal buio della droga e dell’alcol. Non siamo qui a indagare e ad analizzare nel dettaglio i 50 anni di musica di Cocker e nemmeno a sindacare i 70 vissuti su questa Terra. Per parlare di lui, scegliamo uno dei brani più noti del suo repertorio: “Up where we belong”.
“Up where we belong” è una canzone del 1982. Joe Cocker l’ha cantata insieme a Jennifer Warnes realizzando uno dei duetti più emozionanti della storia della musica. Il singolo, per settimane al primo posto delle classifiche mondiali, fa parte della colonna sonora del celebre film con Richard Gere, “Ufficiale e Gentiluomo”. Un brano che ha permesso alla coppia Cocker-Warnes di vincere non solo il Golden Globe come “miglior canzone originale” ma anche l’Oscar per la migliore canzone nel 1983. “Up where we belong” è un pezzo di immortalità che incontra l’amore, quello vero.
“Chissà cosa ci porterà il domani. Nel mondo sopravvivono pochi cuori…L’amore ci innalza, ci porta via…lontano”, canta Joe Cocker nella famosa ballad degli anni Ottanta. La passione e il sentimento travolgono i due innamorati, li colgono del tutto impreparati ma felici di farsi catturare e trasportare in un luogo sconosciuto al quale sanno di appartenere da sempre. Non importa dove e come, non interessa quando e perché: ciò che alimenta e soddisfa la loro fame d’amore è semplicemente lo stare insieme, abbandonandosi al destino e all’oggi.
“Alcuni si aggrappano alla consuetudine. Vivono la vita guardando indietro. Ciò che abbiamo è qui e ora. La nostra vita è là fuori, per essere trovata”, recita il testo di “Up where we belong”. Joe Cocker amava questo brano, denso di romanticismo e di immagini che rimandano alla semplicità e alla bellezza del rapporto tra due persone, le quali scoprono di essere state create per vivere insieme, per affrontare, giorno dopo giorno, gioie e dolori, uniti dal bene e dal rispetto reciproco. “La strada è lunga, ci sono montagne sul nostro cammino, ma ogni giorno le scaliamo sempre più…”, confessa la coppia Cocker-Warnes nella loro incantevole canzone.
Dai piccoli e sconosciuti pub inglesi ai palcoscenici più prestigiosi del mondo, passando per Woodstock (indimenticabile il suo grido di speranza del 1969, sulle note della beatlesiana “With a little help from my friends”): Joe Cocker ha percorso un viaggio nel blues e nel soul marchiando a fuoco ogni sua singola performance con la forza persuasiva del rock e la voce calda e pungente. L’artista britannico ci lascia decine di album, innumerevoli apparizioni live, concerti e collaborazioni con il mondo del cinema. Un vasto repertorio di immagini e di poesie, un tesoro inestimabile di parole musicate e di ricordi di realtà vissuta sempre all’insegna della passione per le sette note e la vita. Joe Cocker appartiene ora alla leggenda, la sua arte vola alto come le aquile che sorvolano le cime montuose descritte nella sua “Up where we belong”. E’ da “lassù, dove soffia il vento limpido” del romanticismo, che la sua musica continua ad emozionare e a sorprendere, a battere come un cuore pulsante e vivo. Le melodie dei suoi pezzi, l’ebrezza dei suoi testi, avvolgono i nostri ricordi e continueranno a farlo anche nei giorni a venire. Perché è all’immortalità che il talento e la bellezza si affidano quando il corpo di un artista si spegne, mentre l’anima resta sospesa nel tempo.
Silvia Marchetti