“L’abbiamo fatta grossa” è un film ironico, non banale e sicuramente ben scritto. Carlo Verdone e Antonio Albanese formano una coppia singolare e vincente, portando così sul grande schermo il meglio della commedia italiana, dove si ride con semplicità. Il microcosmo dell’uomo medio – marito, padre e lavoratore – si è ormai sgretolato ma i valori dell’onestà e dell’amicizia restano intatti. La faccia pulita dei due personaggi è specchio e contraddizione di una società che si affida ormai al buonsenso dei singoli, sempre più soli in un contesto logorroico dove vigono le regole del consumismo e dove la politica si fa corrompere dai guadagni facili. La macchina da presa di Carlo Verdone, nella duplice veste di regista e attore, ci presenta da subito Arturo Merlino, detective con la vena da scrittore, che è stato lasciato dalla moglie, proprio come Ulisse di “Posti in piedi in Paradiso” (2013) o anche come l’ottico romano de “L’amore è eterno finché dura” (2004).
Questo personaggio, tuttavia, non se ne fa un cruccio, piuttosto continua la sua vita senza grandi emozioni e senza quattrini: abita con una zia di origini napoletane, la quale crede che il marito deceduto molti anni prima sia ancora in vita, e si presta ai lavori più disparati pur di guadagnare qualche “spicciolo”. Chi invece non si rassegna alla propria condizione di uomo separato è l’attore Yuri Pelegatti (Antonio Albanese) tanto che il trauma della separazione gli fa dimenticare le battute. Yuri un giorno si resa a casa di Arturo e la gag più divertente di tutto il film ha inizio proprio davanti a una scodella di pasta rievocando così nello spettatore memorabili scene di altre commedie con Totò, Alberto Soldi o anche Bud Spencer e Terence Hill.
Arturo deve pedinare l’ex moglie di Yuri ma, a causa di un equivoco, le cose si complicano e i due personaggi principali si trovano nei guai. Ne “L’abbiamo fatta grossa” il cinema, dunque, riflette come in “Italians” (2009) sull’Italia di oggi, che con le sue antitesi ci rende sempre più soli e disorientati, e anche un po’ sul ruolo dell’attore. Il ritmo della commedia si abbassa verso il finale, che è forse la parte meno divertente del film perché la finzione descrive la cruda realtà lasciando un retrogusto agrodolce. Carlo Verdone, dunque, senza discostarsi troppo dai suoi lavori e ruoli precedenti, gira – con una vena di malinconia e un umorismo raffinato – una pellicola dalle molteplici sfumature (ci sono anche i toni della spy comedy) che fa riflettere e sorridere. Di seguito il trailer.