Una certezza avevo, da qualche anno, prima di vedere il debutto a Roma di Antonio Grosso con il monologo “L’ipocrita”, tratto dall’omonimo libro di Vincenzo Cerami. Quella che il giovane campano fosse uno dei più interessanti commediografi del nostro teatro, una di quelle speranze divenute certezze sempre più sicure nel tempo. Dopo aver assistito alla sua esibizione al Teatro Ambra alla Garbatella nella prima delle quattro serate (dal 22 al 25 aprile), se ne aggiunge un’altra: sta maturando un grande attore! L’ipocrita è un viaggio sul filo della follia, costruito attingendo dai nove racconti del Maestro Cerami, dai quali Grosso confeziona un unico personaggio che racconta la sua vita sin dai tempi dell’adolescenza. Un racconto ricco di sfumature, tante quante le personalità che possono celarsi in un uomo. Essenzialmente solo, dall’inizio alla fine. Senza rinunciare a un pizzico di umorismo, tipico del suo bagaglio, si mette alla prova in un genere mai affrontato sinora, spauracchio di ogni attore, il monologo e per di più drammatico. Se nei racconti di Cerami emergono personaggi contraddistinti da un feroce istinto di sopravvivenza tendenti a mettere in luce gli aspetti più contraddittori dell’essere umano, anche beceri e meschini o moralisti, l’adattamento di Antonio Grosso cerca di infondere in un unico individuo e negli altri da lui stesso magistralmente dipinti sul palco, una linearità di narrazione non sempre molto chiara, ma la sua forza interpretativa è talmente potente da far superare allo spettatore qualche passaggio a vuoto quasi inevitabile in un’operazione così difficile. Forse la pecca è proprio nel titolo dello spettacolo, senza dubbio fuorviante rispetto a quanto rappresentato in scena. Molto bella la regia del bravissimo Giancarlo Fares che mette in condizione l’attore di potersi esprimere in tutta la sua fisicità e le musiche del Maestro Piovani sottolineano i momenti topici con eleganza. Con una grande presenza scenica (da sempre sua) esaltata da una recitazione appassionante, ricca di colori e calore, istrionica, a tratti surreale, Grosso ci trascina nella follia e nel disagio di vivere di ogni soggetto da lui evocato, ne entra in possesso, li fa suoi. Tutti personaggi alle prese con la presenza costante di una solitudine straniante, dal padre che rimane in casa a guardare quel mondo “di drogati” che non capisce, fino al figlio che preferisce restare chiuso tra quattro mura, malato, alla finestra “a guardare le rondini, a provare invidia per la loro libertà”. E a sognare l’amore e il mare, con la sua luce azzurra, in sella a una moto. Muri, chiusure, finestre di luce abbagliante. Sogno o clausura coatta? Racconto o folle invenzione? Unica certezza è la grande performance d’attore che Antonio Grosso, mettendosi alla prova, offre al pubblico lasciandosi scoprire in una veste inedita. Quella di un attore completo, pronto per il grande Teatro.
Paolo Leone
Voto: [usr 4]
Roma, Teatro Ambra alla Garbatella. Dal 23 al 26 aprile 2015.
L’ipocrita, di Vincenzo Cerami. Con Antonio Grosso.
Regia di Giancarlo Fares. Adattamento teatrale di Antonio Grosso. Costumi di Silvia Polidori. Luci Christian Ascione. Foto di scena Federica Cappellini. Distribuzione Razmataz Spettacoli.
Si ringrazia l’ufficio stampa di Antonio Grosso, nella persona di Daniela Bendoni.