In Italia manca poco più di un mese alle elezioni Politiche del 2013. Le forze in campo sono variegate e molteplici, il clima è teso. E, se da un lato Pier Luigi Bersani è il leader delle Forze progressiste, dall’altro il quadro è ancora confuso, tanto che anche per i politologi è difficile fare previsioni. La politica italiana somiglia sempre più alla tela di Penelope. Ricalcando le parole di Simona Colarizi, docente di storia contemporanea alla Sapienza di Roma, autrice con Marco Gervasoni del libro “La tela di Penelope”, edito da La Terza, in cui si ricostruisce quel periodo storico che va da Tangentopoli alle elezioni politiche del 1994, dalla stagione dei movimenti iniziata poco prima del 2000 all’entrata in scena dell’antipolitica alcuni anni dopo, dal bipolarismo all’implosione dei partiti. «La tela di Penelope è la metafora dell’immobilità in Italia – afferma Colarizi -. Penelope tesse la tela di giorno e la disfa di notte. Questo è quanto sta accadendo nel nostro Paese. E, quando tutto rimane fermo, è chiaro che si arriva a un declino».
Con la caduta del muro di Berlino, evento simbolo del disfacimento del Comunismo Sovietico, crolla tutto il sistema politico italiano che si era retto sulla Guerra Fredda. Il motto uniti contro il nemico Comunista teneva in piedi la Democrazia Cristiana. E’ la mancanza d’ideali che ha fatto fallire anche la Seconda Repubblica?
Con la caduta del muro di Berlino, scompaiono le grandi ideologie del Novecento. Un processo già avviato negli anni Settanta del secolo scorso che non si traduce in una mancanza d’ideali, bensì in una ricerca di culture politiche; un fenomeno in atto ancora oggi in Italia. Non è facile riconvertire un Paese che si è basato per molti anni (non mi riferisco solo al periodo della Repubblica) sulla forza delle ideologie totalizzanti e che poi deve ritrovare all’improvviso delle culture politiche laiche. I due grandi partiti italiani (Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano), con la caduta del muro di Berlino, non possono più fare appello al Comunismo o all’anticomunismo e, quindi, devono cercare una nuova cultura politica. Che non è poco…
Nel libro ci si rende conto che la politica interna è stata influenzata fortemente dalla politica estera. Cosa accadde in realtà? Con la caduta del muro di Berlino si ruppero tutti gli equilibri…
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la politica internazionale ha condizionato fortemente il nostro Paese, tant’è vero che, nel momento in cui è terminata la Guerra Fredda, è crollato l’intero sistema politico italiano. Un fatto che non si è verificato in nessun altro Stato dell’Europa Occidentale. Le vicende internazionali pesano anche oggi sulla politica interna italiana che deve fare i conti con la globalizzazione, la quale causa non solo una serie di conflitti ma anche sconvolgimenti globali, in cui l’Italia è partecipe. Un altro elemento che ha favorito il crollo della Prima Repubblica è stato Maastricht. L’Europa ha condizionato e tuttora condiziona fortemente la politica italiana, la quale è un cortile rispetto al resto del mondo.
Le Forze Politiche si presentarono alle elezioni del 1992 disgregate e disgreganti. Erano l’una contro l’altra. Sembra quasi lo scenario attuale. Corsi e ricorsi storici?
Ci sono molti punti in comune; anche, se rispetto al 1992, ad aggravare la situazione attuale è lo scenario economico e finanziario. Comunque le analogie sono diverse. Nel 1992, per esempio, tutte le forze moderate non avevano trovato un punto di riferimento e oggi, proprio come allora, il blocco di centrodestra non si sa bene dove stia andando ed è alla ricerca di punti di riferimento, oscillando così tra moderatismo riformatore e populismo vero e proprio.
Nel libro si legge, a proposito del sistema elettorale che nel 1992 da proporzionale passò a maggioritario, che i politologi erano convinti che sarebbe bastata un’operazione di ingegneria costituzionale per trasformare L’Italia nella Repubblica di Westminster. Le cose purtroppo non sono cambiate per la nostra nazione perché la mentalità resta quella di allora, come anche i volti della politica abituati al pluripartitismo. Una scelta forzata che poi ha condizionato il futuro...
Sicuramente ha condizionato. Le culture politiche italiane sono sempre state pluraliste; è stato dunque difficile incasellarle in una visione bipolare così precisa. Il bipolarismo è stato inserito in una cornice costituzionale che fa emergere solo le sue ambiguità. Fino al 2008, invece di avere un bipartitismo, si sono moltiplicati i piccoli partiti, rendendo le coalizioni bipolari molto rissose perché al loro interno hanno identità e quindi culture politiche diverse. Il bipolarismo accentua la conflittualità tra le forze politiche che innescata nel quadro italiano diventa una guerra tra nemici invece che tra avversari. Da qui la parabola del Berlusconismo e del controberlusconismo che ha impoverito il discorso politico italiano, anziché esaltarlo, rendendo impossibile realizzare le riforme costituzionali.
Una politica del gossip…
Il nemico nell’era mediatica si uccide con il gossip. Il mondo dell’informazione è il protagonista della politica. Non si sa chi fa l’agenda politica. La fanno i politici o i giornali? L’ambiente televisivo ha bisogno di avere audience e lo fa attraverso una politica presentata sempre più come una narrazione, come uno spettacolo, perché le ondate di scandalismo rosa attirano l’attenzione degli spettatori e dei lettori. Comunque la politica raccontata mediante scandali rosa genera solo qualunquismo. Poi c’è il discorso della corruzione, un altro problema che non interessa soltanto l’Italia, anche se nel nostro Paese l’intreccio tra corruzione ed esercizio del potere è forte.
Il ruolo di Mario Monti…
Quando la politica non riesce a governare, arrivano i tecnici, proprio perché si è “sospettati” a livello internazionale…
La finanza che detta le regole della politica…
Nel momento in cui siamo entrati in Europa, una parte della nostra sovranità è stata devoluta all’Europa che non ha legiferato solo sull’economia ma anche su altri settori, come l’ambiente e la giustizia. Fino a quando le regole europee ci facevano apparire come una Nazione più civile, l’Italia era un Paese europeista; le cose sono cambiate nel momento in cui è iniziato il processo di globalizzazione, con Maastricht, prima tappa dell’unione monetaria, che è sentita in modo ostile perché i Governi, quindi anche i partiti, non hanno più la stessa possibilità di spesa. Durante la Prima Repubblica i partiti dovevano spendere per avere consensi, elargendo benefici economici in cambio di voti.
Come immagina da cittadina e osservatrice il futuro politico italiano…
Mi auguro che si esca dalla Tela di Penelope e nasca la Terza Repubblica con forze politiche in grado di rifare un patto costituzionale. Si raggiunge questo obiettivo, se termina il clima di guerra e se si abbassano i populismi…
Maria Ianniciello