“Non piangere, sembri un bambino piccolo”. Una frase ricorrente che si sente spesso pronunciare, soprattutto quando un bambino sta diventando più grande, eppure chi la dice non sa che le lacrime hanno una particolare funzione sia nei piccoli che negli adulti.
Spesso parliamo per luoghi comuni. Penso al contrario che se siamo ‘strutturati’ per piangere un motivo più che valido ci sarà e la natura non fa nulla a caso. Prima però di soffermarmi sul significato psicosomatico delle lacrime occorre che io faccia una premessa sugli occhi. Si dice che questi siano lo specchio dell’anima ma è davvero così? Vediamo.
Per la Psicosomatica l’occhio è la nostra finestra sul mondo, è il simbolo della Coscienza e ci permette di riconoscere gli altri ma anche di farci riconoscere. Quando guardiamo, vediamo le cose non per quello che sono bensì mediante il nostro modo, del tutto unico e particolareggiato, di sentire e percepire la realtà.
Ne La lettura psicosomatica degli organi (Riza edizioni) si legge: “Attraverso la pupilla, il mondo che ci sta davanti entra in noi e diventa un’immagine che si diffonde in diverse aree del cervello e si associa strettamente alla sensazione di essere coscienti della realtà che ci circonda”.
Vedere le cose significa esserci, vuol dire uscire dalla dimensione inconscia e buia che caratterizza la notte quando i nostri occhi si chiudono. L’occhio è inoltre il simbolo della divinità e dell’autorità suprema.
Della realtà, che i nostri occhi ci permettono di vedere, noi – come accennato – “cogliamo solo ciò che davvero ci interessa; non ci limitiamo a vederlo asetticamente ma lo interpretiamo subito, talvolta anche in modo sbagliato”, perché spesso per difenderci e tutelarci dobbiamo agire con tempestività. Siamo stati programmati per farlo.
Gli occhi sono gli organi di senso, invece lo sguardo è espressione della nostra anima e del nostro stato d’animo. Le lacrime in questa ottica hanno la funzione di purificare e di spazzare via sofferenze ed emozioni che, se latenti, possono creare ferite difficili da rimarginare nello psicosoma.
Le lacrime lavano dunque l’anima e ci rigenerano rendendoci davvero umani; basti pensare che siamo l’unica specie che piange quando si emoziona. Eppure nella nostra società il pianto è un tabù ed è sinonimo spesso di debolezza. Stiamo disprezzando tutte le cose naturali compreso il pianto che è invece una potente valvola di sfogo.
Nelle lacrime, infatti, ci sono sostanze chimiche che hanno la funzione di comunicare e diffondere ciò che sentiamo affinché il resto del gruppo possa prendersi cura di noi. Vale per i neonati – che mediante il pianto comunicano con i genitori e in modo particolare con la madre – e vale per gli adulti. Il pianto di un neonato assume un suono diverso a seconda delle sue esigenze.
Accogliere ciò che siamo e non rinnegare le nostre emozioni, vivendo secondo natura, ci predispone ad una felicità duratura da non confondere con l’euforia di un momento. Gli occhi e le lacrime nelle culture del mondo hanno sempre avuto un significato importante, vitale.
Nella Medicina Tradizionale Cinese l’occhio è collegato con l’elemento legno, con il vento, con l’autunno, con il fegato, con la cistifellea, con le lacrime, con i muscoli, con il sapore acido, con il colore verde e con l’emozione della rabbia.
Le lacrime però sono acqua che scorre e quest’ultima è legata ai reni, sempre secondo l’antica scuola di pensiero cinese. L’acqua lava via, purifica ed è l’essenza del femminile per antonomasia. Basti pensare all’utero e al liquido amniotico.
Gli occhi, secondo la Medicina Indiana, denominata Ayurveda, sono collegati con il sesto chakra o terzo occhio che rappresenta la nostra capacità di elevarci dal mondo materiale per guardare la realtà oltre quel velo di Maya di cui parlava anche un filosofo occidentale come Arthur Schopenhauer.
Sembrano concetti lontani dalla nostra cultura eppure sono carichi di simboli che il nostro cervello ancestrale è in grado di cogliere. Per concludere dunque possiamo dire che in questa ottica le lacrime assumono una sembianza del tutto inedita perché sono un nostro modo, molto salutare, di reagire agli eventi anche dolorosi, i quali non riuscendo ad essere spiegati spiegare con la ragione (molte cose ci sfuggono della vita) vengono metabolizzati attraverso le lacrime. (articolo della dott.ssa Maria Ianniciello, naturopata e giornalista)