Ormai non ci sono più dubbi. L’attentato a Nizza è stato rivendicato dall’Is e adesso ci si chiede se il golpe dei militari in Turchia, che è tuttavia fallito, sia collegato a quanto accaduto in Francia. La politica di Erdoğan nei confronti dello Stato Islamico (Is) sembra essere ambigua, ancora oggi. Daniela Santoro sulla rivista Limes (numero di novembre 2015) scriveva che in Occidente c’è la convinzione che la Turchia favorisca l’espansione e il rafforzamento dell’Is, ma non è così, giacché la politica turca è ben chiara: si manipola l’Is per perseguire i propri interessi in «quel che resta della Siraq», cioè della Siria e dell’Iraq. Bisogna tuttavia tener presente che, per Erdoğan, l’Is resta un male minore perché si vuole innanzitutto attuare una strategia di sostegno al califfato in chiave anticurda. In Medio Oriente l’unico a combattere al-Baghdād è l’Iran. Non c’è nulla o almeno non c’è stato nulla di ambiguo nella politica turca. Chi ha sponsorizzato l’Is (Stati Uniti, Regno Unito e Francia) oggi se ne sente fortemente minacciato e lo combatte perché quest’ultimo sta seminando terrore e morte esportando i propri metodi in Occidente. Quali siano le future ambizioni dello Stato Islamico non è dato saperlo con certezza per ovvie ragioni. E` certo però che l’Is è come un bambino capriccioso che fa sentire la propria voce quando non si ascoltano le sue ragioni, chiaramente economiche. La religione c’entra ben poco. Si utilizzano Allah e il Corano per spronare gli adepti al martirio.
Il colpo di Stato in Turchia alla luce di quanto detto assume una nuova connotazione. Lo scrittore turco, Burhan Sonmez, in un comunicato diffuso da Pordenonelegge, la manifestazione letteraria che si terrà dal 14 al 18 settembre 2016, fa sapere il proprio pensiero a riguardo. Autore del romanzo Istanbul Istanbul (Nottetempo) e avvocato per i diritti civili, Sonmez è stato colpito dalla polizia turca e messo in salvo dall’associazione inglese Freedom for Torture che per garantirgli le cure necessarie l’ha fatto trasferire in Inghilterra. L’autore oggi però vive a Istanbul e del golpe dice: «A quanto sembra, solo una parte delle forze militari ha tentato il colpo di stato. Si tratterebbe di militari in linea con il religioso islamista Fethullah Gulen, residente negli Stati Uniti. Quattordici anni fa, quando Erdoğan salì al potere, Gulen era il suo principale alleato, ma due anni fa hanno rotto e ora i due si definiscono reciprocamente “il nemico numero uno”».
Lo scrittore spiega che non ci sono spiragli di democrazia in Turchia né tra i membri dei due partiti e neanche tra il popolo. «Ora, come molte altre persone, io penso che Erdoğan e il suo governo approfitteranno della situazione. La useranno e avranno una mano più pesante contro i gruppi, la stampa e gli intellettuali democratici. Rafforzeranno il regime autoritario dell’islamismo come hanno sempre sognato di fare. Le persone democratiche e libertarie come me sono pronte ad affrontare trattamenti duri alla fine di questa lotta. Non importa quali delle due forze vincerà. Alla fine sia l’una e sia l’altra prenderanno di mira i gruppi democratici, i partiti socialisti e l’opposizione curda», aggiunge l’autore. Fethullah Gulen si è dichiarato estraneo al tentativo di colpo di stato in Turchia ma se così non fosse – e ci sarebbe da dubitare considerata la concomitanza dei due fatti (l’attentato a Nizza e il Golpe) – tutto tornerebbe… e i giochi sarebbero ben chiari, anche considerando la posizione degli Usa sull’Is.