Cambio di tendenza rispetto a 20/30 anni fa quando gli agricoltori, soprattutto in alcune aree del Sud Italia, lasciavano i campi – che poco riuscivano a provvedere alle esigenze delle loro famiglie – per lavorare nelle fabbriche cercando al contempo di far studiare i loro figli. Adesso, data la crisi, molti sono gli italiani che ritornano alle origini, cioè a lavorare nei campi. Lo rivela Confagricoltura in una nota in cui scrive che «in questo periodo si avvia la raccolta dei prodotti ortofrutticoli e, di conseguenza, c’è un incremento dell’occupazione stagionale nei campi». Aggiunge che si riscontra «un aumento di richieste di assunzione da parte di chi ha perso il lavoro in altri settori produttivi e che vede in quello primario un’opportunità per far fronte alle difficoltà del momento». Infatti, l’ultimo click day sugli ingressi degli stagionali extracomunitari ha riscontrato una diminuzione del fabbisogno di manodopera dall’estero e la gran parte dei 25 mila posti in meno verrà colmato da lavoratori italiani. «L’agricoltura non fornisce soltanto possibilità occupazionali temporanee – osserva Confagricoltura -; in quest’ottica può essere utile lo strumento dell’apprendistato per un inserimento stabile nelle aziende agricole». Quindi «per fronteggiare la crisi non sono sufficienti manovre difensive servono anche interventi di tipo preventivo che consentano alle aziende agricole di mantenere i livelli occupazionali. In tal senso si stanno orientando gli altri grandi Paesi dell’Unione Europea, con l’adozione di provvedimenti straordinari per il contenimento del costo del lavoro».