Il mondo del lavoro sta cambiando anche grazie a internet e alla Sharing Economy. Ne parliamo con Gea Scancarello, giornalista e autrice del libro Mi fido di te.
Arianna Huffington nella sua rubrica, tradotta in italiano da Matteo Colombo e pubblicata su D di Repubblica, scrive che «il mondo dei social fa del numero dei contatti un idolo pericoloso», mettendo spesso in secondo piano il messaggio, ed è così – sostiene la proprietaria di Huffington Post – che «nel web trionfa la stupidità». Commenti diffamatori, immagini che ritraggono minorenni, insulti alle Youtubers, come di recente ha dichiarato ClioMakeUp, make up artist tra le più famose d’Italia. Eppure, proprio grazie al web si sta compiendo una vera rivoluzione nel mondo del lavoro, perché se da un lato l’uso senza sosta di Internet, in particolare dei social network, potrebbe creare una società di alienati, dall’altro il web riduce le distanze, dando più opportunità. E questo, signori, è un dato di fatto. Simone Perotti nella prefazione del libro Mi Fido di Te di Gea Scancarello, edito da Chiarelettere, descrive un «nuovo mondo», in cui prevarranno fiducia, cooperazione e gratuità, che genereranno valore. Non si tratta, badate bene, di un concetto New Age, bensì il mondo profetizzato è già una realtà che si chiama Sharing economy. Ruota, infatti, intorno all’idea dell’economia collaborativa il libro di Gea Scancarello, giornalista, che – come racconta lei stessa a Cultura & Culture – ha lasciato il lavoro di redattrice con contratto a tempo indeterminato, perché voleva girare il mondo, vivere, curiosare, guardare insomma oltre il computer per raccontare, tramite i suoi reportage e i suoi libri, ciò che vedeva. Alla maniera di Tiziano Terzani e di altri reporter di ieri e di oggi, perché il giornalismo è questo, dopotutto, sottolinea Gea, che – grazie alle piattaforme di Sharing economy – ha dormito, mangiato e viaggiato con perfetti sconosciuti a volte per attutire le spese, come quando ha alloggiato in casa di un reduce di guerra o quando attraverso BarattoBB.it ha fatto le vacanze a Trieste nel delizioso B&B di Federica, una tizia, sottolinea la giornalista nel suo prezioso manuale, «senza fronzoli». Gea in cambio ha scritto un testo per il portale dell’alloggio.
Ma che cos’è la Sharing economy? «In linea di massima si tratta di nuovi modelli economici, che privilegiano la condivisione di beni di consumo (non sempre mediante carta moneta), come automobili, cibo, posti letto o case ma anche libri con la piattaforma superfred.it; funziona come un social network che permette di condividere i libri con le persone», afferma la giornalista.
Sulla Sharing economy è difficile fare delle previsioni a lungo termine ma l’economia collaborativa potrebbe – sostiene l’autrice di Mi fido di te che gestisce il blog Pane e Sharing – «anche essere utilizzata nelle aziende». Internet dunque sta cambiando il lavoro: «Si stanno verificando due fenomeni – ci dice -. Se da un lato è più difficile contare su entrate fisse, dall’altro il web offre una pluralità di opportunità e strumenti, con cui possiamo cucirci addosso una professione, secondo le nostre esigenze e attitudini».
L’apripista di questo cambiamento di costumi e stili di vita è stato certamente lo Smartphone, con il quale, tramite un’applicazione installata, è possibile addirittura aprire un’automobile condivisa (car sharing), proprio come si fa con una chiave. Steve Jobs sognava di cambiare il mondo con i suoi prodotti e in parte l’ha fatto; tuttavia sarà il tempo a stabilire se questa rivoluzione renderà il nostro pianeta più vivibile, riducendo per esempio l’inquinamento ambientale e facendo leva su valori antichi che restano intatti, anche se le mode passano. Per cambiare, però, ci vogliono una mente flessibile e un cuore ammorbidito dalla fiducia e dal sorriso di uno sconosciuto che ti apre gentilmente la porta di casa per offrirti il suo pranzo, preparato con cura forse solo per trascorrere un’ora o poco più in compagnia. La Sharing economy è anche questo e molto di più. «Provare per credere, anche solo un passo per volta, senza strafare», conclude Gea.