Legambiente: una petizione per i bambini di Chernobyl

BambiniChernobyl_1Una petizione europea per chiedere alla Comunità Internazionale interventi concreti per aiutare i bambini che vivono nelle zone ancora contaminate di Chernobyl e per monitorale il livello di radioattività dell’ambiente.

A lanciarla è Legambiente e tra i firmatari si contano personalità tra cui Luigi Ciotti, Daniel Cohn-Bendit, Monica Frassoni, Giusi Nicolini, Giuseppe Onufrio, Roberto Saviano, Andrea Segrè, Gino Strada e Nicola Zingaretti.

Si tratta, in sintesi, di un’iniziativa che ha come principale intento quello di aiutare e non dimenticare i bambini che continuano a vivere in quelle terre in cui esattamente il 26 aprile del 1986 avvenne quell’incidente nucleare che sconvolse il mondo. Oggi, proprio in occasione del 27esimo anniversario da quel drammatico evento, Legambiente su change.org lancia una petizione europea per chiedere alle istituzioni e alle organizzazioni governative internazionali interventi e progetti concreti a favore dei bambini e delle famiglie, vittime della contaminazione di Chernobyl.

Ricollocazione residenziale, monitoraggio ambientale indipendente delle zone radioattive e interventi di bonifica sono i punti chiavi di un appello che intende ricordare che a 27 anni dall’incidente di Chernobyl sono ancora 5 milioni le persone che vivono in aree fortemente contaminate di Bielorussia, Russia e Ucraina.

«Le istituzioni – dichiara Stefano Ciafani, vice-presidente di Legambiente – fanno finta di non vedere che queste zone morte, entro un raggio di 30 km dalla centrale esplosa, si stanno ripopolando. Tutto ciò è inaccettabile: serve una seria presa di coscienza della situazione e doverosi interventi per ridurre i rischi e gli effetti della contaminazione, e l’insopportabile pericolo dell’oblio.

memoriale BraghinSenza interventi tempestivi – prosegue – tutte le persone che vivono nelle terre contaminate sono destinate a morire. Con questo appello chiediamo alla comunità internazionale, a partire dalla Commissione europea, di intervenire subito con programmi e progetti di ricollocazione residenziale per i bambini e le persone che ancora oggi vivono in villaggi all’interno delle zone morte; di sostenere progetti internazionali di monitoraggio ambientale per meglio studiare l’evoluzione della contaminazione radioattiva e attivare così interventi specifici e mirati di bonifica. Infine chiediamo – conclude Ciafani – di fermare la costruzione della nuova centrale nucleare già avviata nel nord della Bielorussia, a 50 km chilometri dal confine con la Lituania».

Una richiesta di intervento unita, però, alla necessità di monitorare in modo obiettivo le condizioni in cui si trovano queste zone dell’Europa. «È inconcepibile – interviene Angelo Gentili, coordinatore nazionale di Legambiente Solidarietà – il fatto che le autorità e le istituzioni locali minimizzino le conseguenze ambientali del disastro nucleare. Stiamo, infatti, assistendo non solo alla permanenza dei residenti nelle aree maggiormente contaminate ma anche a un ripopolamento e la conseguente costruzione di case, coltivazione di campi, allevamento del bestiame in loco. Senza dimenticare come funghi, selvaggina e legname radioattivo vengano esportati in modo incontrollato nei mercati europei».

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