Nel film L’estate addosso la macchina da presa di Gabriele Muccino si sposta dagli intricati rapporti tra padri e figli alle vicende più leggere dei giovani italiani alle prese con (piccoli?) tormenti, sogni, pregiudizi, paure a volte sottaciute e nuove domande esistenziali che ci stupiscono sin da subito, perché dopotutto gli adolescenti non sono superficiali come si vuol far credere, almeno secondo Muccino. Tornano le maschere piccolo-borghesi de L’ultimo bacio, senza però quell’immediatezza, quella semplicità e quell’essenzialità che abbiamo riscontrato nella pellicola del 2000, un’agrodolce commedia corale che descrive in maniera impeccabile il rifiuto di crescere. Gabriele Muccino, invece, è cresciuto. La sua regia è meno acerba, sicuramente più incisiva, ma priva di quel disincanto di cui scrivevo prima.
L’estate addosso prende il titolo dalla canzone di Jovanotti – che ha curato la splendida colonna sonora – e il film si nutre dei toni allegri e spensierati del tormentone estivo. Se da un lato Marco e Maria vivono l’ebbrezza del momento, dall’altro nel substrato della pellicola aleggia una sorta di moto depressivo che fa diventare i due protagonisti delle marionette nelle mani di Muccino (complici diverse riprese dall’alto), dei personaggi in cerca di un autore, delle statue ingessate nei loro ruoli, dai quali fuoriescono gradualmente ritrovando ciascuno la propria voce. In verità il film racconta il mondo interiore non tanto di Marco (Brando Pacitto) e Maria (Matilda Lutz) quanto del regista, emigrato in America dove ha trovato bontà e crudeltà, opportunità e opportunismo. L’armonia degli opposti, dunque. Il sogno americano è ancora una volta il fulcro proprio come ne La ricerca della felicità, ma tra le pieghe del lungometraggio si evincono anche quegli interrogativi personali e collettivi di una società in movimento proprio come in Sette anime, sebbene quest’ultimo sia molto diverso per stile e contenuto dal nuovo film di Gabriele Muccino.
La trama de L’estate addosso è semplice e priva di orpelli: due ragazzi, Marco e Maria, dopo aver sostenuto l’esame di Stato, si recano a San Francisco. Entrambi hanno frequentato la stessa classe di un liceo internazionale romano. Maria è considerata da molti dei suoi compagni di scuola una suora, casta e pura. Marco è un tipo complessato. Negli Usa i due italiani sono ospitati da una coppia di omosessuali, Matt (Taylor Frey) e Paul (Joseph Haro), con i quali i protagonisti vivranno un’estate da copertina uscendo così dai loro rispettivi ruoli e liberandosi di pregiudizi dannosi. Nulla di nuovo, dunque, nella cinematografia di Muccino ma sicuramente il film merita di essere visto soprattutto da chi ama lo stile del regista romano che pone al centro della sua Arte un modo di concepire la Vita: in ogni evento, sia esso traumatico sia esso piacevole, si nasconde sempre un’opportunità di crescita. Peccato che il microcosmo dei personaggi sia molto piccolo. Ah! Un’ultima cosa: armatevi di pazienza perché la pellicola è per gran parte sottotitolata. Di seguito alcune immagini e il trailer de L’estate addosso.